Trend Micro: sicurezza nei data center del futuro

Stefano Volpi, country manager di Trend Micro Italia, spiega la strategia della società che punta alla sicurezza e protezione dei data center del futuro. “Obiettivo – dice – è fare in modo che le aziende traggano i massimi benefici dal web in chiave 2.0 senza doversi preoccupare dei propri dati…. Perché sono già al sicuro!”

Pubblicato il 28 Lug 2011

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“Tematiche come virtualizzazione e cloud computing stimolano a loro volta altri ambiti come il provisioning, l’asset management, il performance e il service management. Che a loro volta contribuiscono ad accrescere l’attenzione (e le preoccupazioni) in tema di sicurezza”. Con questa frase Stefano Volpi, recentemente nominato country manager di Trend Micro Italia descrive il “vivace fermento del mercato It, in generale, e della sicurezza, in particolare” in questo specifico momento storico. E, in effetti, Volpi giunge a guidare la filiale italiana di Trend Micro in un particolare periodo che vede la società fortemente focalizzata sulla sicurezza degli ambienti virtuali e di cloud computing.
Dopo una lunga esperienza maturata in aziende tecnologiche, soprattutto nel segmento dell’enterprise service management e della security (oltre ad aver contribuito alla nascita della filiale italiana di Iss, Internet Security Systems, poi acquisita da Ibm nella quale Volpi ha ricoperto il ruolo di Ibm Southwest Europe Security Bu leader, per i primi due anni, e di Tivoli sales leader, per altri due anni successivi), Volpi trova “stimolante” occuparsi di sicurezza oggi che “le aziende iniziano davvero a sfruttare a pieno tutte le potenzialità legate al web soprattutto nell’accezione 2.0, con mobilità, virtualizzazione e cloud computing ad accelerare il passo verso la fruizione di dati, informazioni, applicazioni, servizi ovunque, da qualunque luogo e dispositivo, in qualunque momento. E benché siano ancora molte le preoccupazioni delle aziende (perdita di controllo sui dati essenziali, complessità nel seguire le operazioni, privacy e riservatezza dei dati, responsabilità civile e conformità, ecc.) – osserva Volpi – il trend è ormai in atto e ritengo sia una strada dalla quale ormai non si torna indietro”. E su questa via tracciata, Trend Micro intende cavalcare la propria onda: “Ciò su cui ci vogliamo focalizzare è dare la possibilità alle aziende di concentrarsi sul proprio business sfruttando a pieno tutte le potenzialità delle nuove tecnologie e dei nuovi modelli di fruizione dell’It, senza doversi preoccupare della tutela dei dati o delle molteplici minacce che possono colpire i sistemi aziendali”, sottolinea Volpi.
Entrando in dettaglio, significa “aiutare le aziende a ripensare le strategie di sicurezza; l’implementazione di un ambiente di virtualizzazione o di cloud computing pubblico o privato richiede una strategia che garantisca un trasferimento sicuro a questo modello complesso e dinamico – specifica Volpi -. Le soluzioni di sicurezza preesistenti per i datacenter fisici impediscono l’adozione di queste tecnologie perché non sono state pensate per la virtualizzazione o per gli ambienti in-the-cloud”.
Servono, dunque, soluzioni di natura diversa, tecnologicamente differenti, sulle quali Trend Micro sta lavorando ormai da alcuni anni. “Risale nell’aprile 2009 l’acquisizione di Third Brigade – precisa Volpi – grazie alla quale siamo riusciti a rafforzare e consolidare le competenze nell’ambito della sicurezza all’interno di ambienti datacenter di tipo in-the-cloud e virtuali [Third Brigade aveva in essere da tempo una stretta partnership con VMware, ndr]”.
E se il 2009 è stato l’anno che ha segnato una svolta nella strategia Trend Micro in ambito cloud (a dicembre 2009 è stata creata una business unit a livello mondiale focalizzata sul tema della virtualizzazione e sulla protezione dei dati nel cloud computing), il 2011 (e quelli a venire), “sono quelli di maggior fermento – conclude Volpi – dove riteniamo di poter registrare significativi successi grazie a soluzioni progettate specificamente per ridurre il rischio, aumentare le prestazioni e i livelli di servizio, semplificare la gestione e, in ultima analisi, garantire per il futuro la sicurezza del data center di nuova generazione”.

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