Una Converged Infrastructure per sostenere l’espansione internazionale

Migliorare le prestazioni del data center, ridurre i costi di esercizio dell’infrastruttura, mettere a disposizione dell’azienda servizi e dati più velocemente. Questa la sfida della storica azienda tessile, vinta con una politica di insourcing e una nuova Converged Infrastructure che consentirà al gruppo di aggredire i mercati stranieri.

Pubblicato il 16 Apr 2014

Zucchi è uno dei brand italiani più noti a livello internazionale nella produzione di biancheria per la casa; nata negli anni ’20 come realtà artigianale, si è poi sviluppata assumendo una dimensione industriale che l’ha portata oggi a raggiungere, in Italia, il 18% di market share, anche grazie a importanti operazioni come l’acquisizione, nel 1986, della divisione dedicata alla biancheria per la casa di Bassetti. Nel 2006 l’azienda è protagonista di un’operazione di ristrutturazione e razionalizzazione (che vede anche la completa fusione con Bassetti) con la centralizzazione della produzione presso la sede di Rescaldina (Milano), dove oggi confluisce anche il nuovo data center che negli ultimi anni è stato oggetto di un’interessante politica strategica di re-insourcing.
Come spiega l’Ict manager dell’azienda, Maurizio Preatoni, “nel 2005 Zucchi aveva adottato scelte di full outsourcing tecnologico con sistemi e servizi remotizzati (comprendente cioè, oltre all’esternalizzazione dei sistemi, anche la gestione delle componenti sistemistiche e software, tra cui applicativi core come l’Erp). Non solo: il data center dislocato presso il provider era costituito principalmente da infrastrutture fisiche, non erano cioè ancora stati avviati progetti di virtualizzazione”.
Una scelta che con il tempo ha purtroppo evidenziato una serie di limiti, soprattutto in termini di adattabilità e flessibilità rispetto alle strategie e agli obiettivi di business. “Nel 2012 è arrivato in azienda il nuovo Ceo, Riccardo Carradori – descrive Preatoni – che ha definito una diversa linea strategica concentrata sul Retail e la vendita diretta sul mercato, in particolare su quello internazionale, per cogliere opportunità in Paesi emergenti e in crescita attraverso l’apertura di nuove filiali e punti vendita”.
Si tratta di sfide che le aziende come Zucchi devono poter affrontare con un’architettura data center altamente flessibile, per fornire servizi e integrare nuove realtà produttive all’ambiente Ict aziendale il più velocemente possibile. Sfide che non potevano più essere indirizzate attraverso il full outsourcing.

Grande spinta dalla virtualizzazione

Maurizio Preatoni, Ict Manager di Zucchi

L’azienda ha così identificato il valore economico e la convenienza operativa che sarebbe derivata da una scelta di insourcing, a partire da una maggior flessibilità del servizio. La virtualizzazione ha rappresentato un’enorme spinta verso questa direzione: le dimensioni fisiche dell’infrastruttura potevano essere ridotte in modo drastico, quindi non si sarebbero resi necessari investimenti aggiuntivi per l’adattamento degli spazi fisici (se non per il sistema di continuità elettrica).
“Dalle prime scelte di outsourcing del 2005/2006 al 2012, quando abbiamo rivisto i piani sul fronte Ict (in funzione di quelli che erano i nuovi obiettivi di business), la tecnologia ha fatto ‘passi da gigante’ e ci ha consentito di lavorare in modo efficace ‘sulle fondamenta’, ossia sulla costruzione e implementazione di sistemi e infrastrutture altamente flessibili in grado di seguire le nostre fasi evolutive, consentendo al tempo stesso una significativa diminuzione dei costi operativi e di ridurre le complessità gestionali”.

La flessibilità dei servizi
Ottenere servizi più reattivi alle esigenze del business e ridurre i costi di gestione sono stati dunque i driver principali di questo percorso evolutivo che l’azienda ha intrapreso insieme a Elmec Informatica, società partner di Cisco, la quale ha supportato Zucchi nel disegno e nella realizzazione di una converged infrastructure (denominata FlexPod) basata su tecnologie Cisco e NetApp. “Dovevamo dare all’It una maggiore forza e capacità reattiva, cercando al tempo stesso di contenere i costi a causa del momento di flessione economica generale che ha interessato anche la nostra realtà aziendale – commenta il Cio di Zucchi -. L’infrastruttura implementata ci permette di attivare nuovi servizi molto rapidamente: per allestire un nuovo server o una nuova macchina virtuale su cui sviluppare un nuovo servizio ci bastano un paio d’ore, con un risparmio di tempo del 95% considerando che prima, quando i nostri sistemi erano esternalizzati, per la stessa procedura eravamo costretti a fare richiesta al provider, con tempi di lavorazione che giungevano all’evasione della richiesta e alla conseguente attivazione del servizio in minimo due giorni lavorativi”.
Ma è sul fronte del business che la nuova architettura esprime al meglio i suoi benefici. “Il processo di definizione degli acquisti e del planning di impiego dei vari materiali nella produzione aziendale durava all’incirca dieci ore e veniva eseguito durante la notte, interferendo per altro con gli altri processi – precisa Preatoni -. Oggi lo stesso processo dura meno di tre ore e mezza, con un impatto evidente sulla logistica e una serie di ottimizzazioni sulla produttività e, a catena, sugli altri processi di business coinvolti”.
Le migliori performance architetturali del data center, infatti, hanno innescato una serie di migliorie anche sul fronte applicativo: i tempi di uso della piattaforma di analisi dei dati, per esempio, sono passati dalla decina di ore a due. “Avere alla base una piattaforma così flessibile ci permette di seguire tutte le evoluzioni del mercato e di rispondere con la massima elasticità – aggiunge ancora Preatoni -. Il management, infatti, può ora contare sulle prestazioni più elevate del data processing fornite dai sistemi di controllo e di governo che si traducono in dati e informazioni accessibili con più rapidità e, di conseguenza, in una più efficace capacità decisionale”. In virtù della politica di internazionalizzazione dell’azienda, infatti, al management servono informazioni dettagliate nel minor tempo possibile. I servizi resi possibili dalla nuova architettura riguardano principalmente i controlli di gestione per i budget e l’analisi finanziaria, ma, conclude il Cio, “la flessibilità e la scalabilità di questi sistemi ci consente oggi di erogare nuovi servizi a vantaggio di altre line of business come l’area vendite e il marketing”. Nei prossimi mesi l’azienda lavorerà anche all’integrazione delle consociate nello stesso ambiente Ict per creare, attraverso la centralizzazione, tutte le sinergie che consentono risparmi sui costi operativi.


FlexPod: la Converged Infrastructure di Zucchi

L’architettura tecnologica implementata da Zucchi comprende FlexPod Datacenter, una soluzione basata su tecnologia Cisco e NetApp che combina unified computing e virtualizzazione: FlexPod integra storage e networking in unico ambiente a elevata flessibilità che consente di attivare servizi e utilizzare applicazioni business critical in modo molto rapido e con un controllo preciso sui costi di implementazione, gestione e consumo energetico. La base della soluzione FlexPod adottata da Zucchi comprende server Cisco Unified Computing System (Ucs) e gli switch Cisco Nexus, a cui si aggiungono i sistemi di storage unificato NetApp Fas.

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