Come è spesso capitato nell’evoluzione della storia dell’informatica, e soprattutto della sua applicabilità all’interno delle imprese, si è dovuti passare da una fase di forte turbolenza, quasi di isteria collettiva, sia sul versante dell’offerta tecnologica sia su quello della domanda, per riuscire a capire cosa restasse davvero di utile sul terreno. Una turbolenza, quella che ci stiamo rapidamente lasciando alle spalle, dove le più disparate architetture, l’acquisto di prodotti tecnologicamente evoluti ma spesso inutili a un qualsiasi miglioramento dell’efficienza di impresa, sono stati sperimentati, mantenuti e infine, inesorabilmente abbandonati.
i questo dobbiamo ringraziare, paradossalmente, la difficile situazione economica, che sta “mettendo alla frusta” numerose nostre imprese. Perchè è inevitabile, dobbiamo riconoscerlo, che questa situazione di difficoltà sta spingendo le aziende a cercare il meglio in persone, organizzazioni, sensibilità allo sviluppo di prodotti e servizi sempre migliori, tecnologie più vicine alle esigenze e ai risultati dell’impresa. Insomma, siamo pienamente entrati nella fase dell’ottimizzazione e della scrematura tipica dei mercati evoluti. Con un’aggravante, che ulteriormente spinge verso l’efficienza delle soluzioni, nel nostro caso tecnologiche: sta cambiando radicalmente la geografica politica ed economica del pianeta. Il concetto di interrelazione, inteso come capacità di essere impresa distribuita su mercati internazionali, integrata sia sul versante delle catene del valore sempre più distribuite all’estero sia nella presenza su specifici mercati emergenti, diventa quindi sempre più determinante, diventa l’elemento fondamentale dell’essere impresa.
In questo scenario complesso è paradossalmente più chiaro quali siano le linee evolutive principali che vanno affermandosi all’interno dei sistemi informativi.
Il punto di partenza di questi “filoni” di sviluppo tecnologico che contraddistingueranno i moderni sistemi informativi, nasce quindi da due esigenze forti: la prima è quella di riuscire a reggere un modello di sviluppo del business che diventa ogni giorno più complesso e competitivo. La seconda è che reggendo questo tipo di sviluppo ci si deve confrontare con un livello di complessità di ambiente informativo, sia interno sia esterno all’azienda, che è sempre più difficile gestire. Ecco allora che la strada dello sviluppo Ict dei prossimi anni si fa più chiara con l’affermarsi di un concetto forte che caratterizzerà ogni scelta tecnologica ed anche organizzativa all’interno dell’area edp aziendale. E’ il tema della governance, del controllo, della capacità di dare risposte efficaci, erogando servizi utili ad aggiungere valore al business.
Guardiamo allora al susseguirsi, nel corso degli anni, dei diversi fenomeni dell’It e scopriremo come oggi questi stessi fenomeni sembrino andare a comporre un grande “puzzle” il cui scopo finale sta proprio nell’obiettivo di realizzare una migliore governance dei sistemi informativi. Non che ci fosse un disegno precostituito ma, come si diceva all’inizio, spesso è dal caos e dalla conflittualità che emergono quei fenomeni in grado di sostenere un’evoluzione nel tempo.
Nel concreto, quali saranno i punti cardinali che vanno oggi affermandosi nell’Ict? Al primo posto mettiamo senz’alcun dubbio il movimento open source, affermatosi prima come reazione allo strapotere di alcuni fornitori, e poi come realtà accettata ed unica strada per un’inevitabile interoperabilità che la “vita vera” del business richiedeva. Gli utenti hanno dato forza agli open standard. I fornitori hanno dovuto adeguarvisi ed ora la strada “dell’interoperabilità nell’eterogeneità” è la cosa più chiara che le imprese hanno in mente. Salvaguardare gli investimenti vuol dire scegliere sistemi aperti, che saranno in grado di colloquiare sia con versioni future di hardware e software sia con sistemi di interlocutori sempre nuovi, nuove imprese che dovranno essere integrate nel sistema informativo d’impresa, distribuito e in costante modificazione. Altro milestone: la sicurezza. Accettiamo il fatto che l’impresa dovrà estendersi maggiormente verso nuove realtà, verso mercati e consumatori diversificati, verso catene del valore in continua modificazione? Se è questo lo scenario di sviluppo del business, allora sarà la sicurezza, tecnologica, ma prima ancora come metodologia di impresa, a rappresentare uno dei punti di riferimento dei prossimi sistemi informativi, perchè la vulnerabilità di un Ict sempre più strategico per il business è un fatto. Ma va gestita in una misura appropriata e accettabile.
E poi vi è la grande area dell’ “intelligenza”, della business intelligence applicata sia alla governance ottimale dei sistemi ed alla loro capacità di erogare potenza elaborativa in rapporto dinamico allo sviluppo del business (prevedendo picchi di vendita, ottimizzazioni di magazzino, reti sempre più efficienti e anch’esse intelligenti e convergenti), sia nell’architettura interna agli stessi sistemi, che hanno intrapreso ormai con decisione una via verso una loro autogestione, con capacità di manutenzione, prevenzione di guasti, instradamenti intelligenti di applicazioni e risorse elaborative in funzione di analisi statistiche storiche, unitamente a meccanismi di “apprendimento” che vanno sempre più affinandosi e che hanno le loro origini ancora negli storici progetti di intelligenza artificiale.
Ma se la governance sarà la strada di riferimento per lo sviluppo architetturale e funzionale dei sistemi informativi, la grande scommessa sarà un’altra: quella di riuscire a mettere al servizio delle esigenze di business dell’impresa queste “funzioni informative”, queste applicazioni sempre più vicine ai modi di pensare ed agire delle persone dell’azienda. Oggi la domanda del mercato spinge l’impresa ad essere sempre più “adaptive” nella sua capacità di offerta, interpretando di volta in volta le molteplici esigenze della domanda. Dovranno allora essere adaptive anche i sistemi informativi e la governance non è altro che la conseguenza di scelte tecnologiche (e anche organizzative, sul piano dei ruoli e delle funzioni e di ciò che serve tenere “in house” oppure avere in outsourcing “on demand”) che privilegeranno la flessibilità e la semplicità a scapito di criteri di acquisto ancora legati, magari, all’eleganza tecnologica, alla prestazione fine a sè stessa o al legame abitudinario stabilito con un particolare fornitore. Aspetti che oggi non hanno più ragione di essere: il rischio di non reggere il passo è troppo alto e troppo concreto.