Interviste

Virtualizzare in modo incrementale per ridurre i costi

Molte organizzazioni iniziano a virtualizzare le infrastrutture IT per ridurre i costi e migliorare l’efficienza. Tuttavia, i responsabili IT devono capire che i progetti di virtualizzazione richiedono investimenti differenti in termini di costi, tempo e fatica. Gartner ci suggerisce come procedere

Pubblicato il 26 Mar 2012

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Sono molte le organizzazioni che hanno già iniziato ad approcciare una qualche forma di astrazione all’interno del proprio datacenter. Progetti che richiedono diversi investimenti in termini di costo, tempo e preparazione del personale IT. E allora come procedere per razionalizzare questo tipo di iniziative?

Gartner consiglia di procedere adottando una strategia che fa perno sui carichi di lavoro, dividendo l’infrastruttura in tre parti e approcciando ciascuna di queste parti in modo incrementale. Si parte prima dai sistemi più facili da convertire per passare, progressivamente, ai sistemi più complessi in termini di I/O (input / output), licenze software e macchine virtuali (VM).

I sistemi relativamente semplici dovrebbero essere virtualizzati prima e dovrebbero anche essere consolidati, evitando così di rimandare il problema della difficoltà di gestione semplicemente spostandolo da un ambiente fisico a uno virtuale. Molti compiti, quali la manutenzione dei sistemi operativi e delle applicazioni software, non sono risolti dalla virtualizzazione ma solo trasferiti e potenzialmente amplificati. Durante il processo di selezione del sistema di virtualizzazione, quindi, è bene identificare immediatamente i sistemi che possono essere consolidati in modo da riuscire a concentrare al meglio questi compiti “difficili”.

Più virtualizzate, più i costi tenderanno a variare e aumentare

Nel 2011, i reparti IT hanno virtualizzato circa il 40% dei loro carichi di lavoro. Mentre questa cifra è destinata ad aumentare, è importante per gli IT manager capire come affrontare progetti di virtualizzazione cui sono associati diversi livelli di difficoltà, complessità e costi.

“Nel momento in cui un’organizzazione avvia un’iniziativa di questo tipo – esordisce Philip Dawson Vice Presidente e Direttore del programma Virtualizzazione di Gartner -, il rapporto tra macchine virtuali e server fisico è di circa 8:1. Durante i primi tempi, il personale operativo è impegnato a migliorare la conoscenza degli ambienti virtualizzati e a cercare di imparare ad astrarre i carichi di lavoro. Quando, ormai, l’organizzazione ha virtualizzato una quota compresa tra il 25% e il 50% dei carichi di lavoro, il rapporto tra macchine virtuali e server fisici aumenta a 12:1. Giunti a questo punto, per l’organizzazione IT virtualizzare la quota rimanente dei carichi di lavoro risulterà relativamente facile e il costo per del sistema per singola macchina virtuale sarà quello in grado di garantire la maggior efficienza al progetto. Un tasso di virtualizzazione compreso tra il 50 e il 75% dei carichi di lavoro si abbina, in genere, a un rapporto ottimale tra virtual machine e server fisici, che si attesta a 10:1”.

Proprio questo rappresenta il limite massimo, precisa l’analista: se, infatti, si cerca di virtualizzare oltre il 75% dei workload subentrano altre questioni, come per esempio problemi di professionalità e preparazione del personale IT coinvolto, colli di bottiglia della piattaforma (soprattutto a livello di I/O) e maggiore complessità di gestione, che rendono antieconomico il progetto.

“Ricordate – mette in guardia -, più sistemi virtualizzate, più aumenterà il costo per singolo carico di lavoro, cosa questa che potrebbe anche incrementare la complessità del workload. Il costo per singola macchina virtuale, infatti, dipende in modo diretto anche da ciò che si è deciso di non virtualizzare”.


Anno 1: iniziate con il lavoro più facile

I responsabili IT dovrebbero avviare i loro progetti di virtualizzazione con la creazione di una semplice curva di distribuzione che valuti i carichi di lavoro come: (1) facile, (2) medio e (3) difficile da virtualizzare, per poi sovrapporre questa valutazione con il costo crescente per macchina virtuale.

Giusto per avere un’idea, fino al 40% dei carichi di lavoro di un’organizzazione può essere facilmente virtualizzato con costi abbastanza prevedibili. In corrispondenza del 60% dei carichi di lavoro virtualizzati è possibile prevedere un punto di non ritorno. Da quel momento in poi, ulteriori carichi di lavoro virtualizzati comporterebbero un aumento dei costi per ciascuna macchina virtuale, ma i costi sono contenuti. “Sarà possibile, in linea generale, virtualizzare dal 50 al 66% dei carichi di lavoro con un grado accettabile di costo e tempo investiti – dice Dawson -. Questi workload, e i progetti relativi, dovrebbero essere consolidati e razionalizzati di conseguenza in un tempo compreso tra uno e due anni”.

Anno 2: valutate attentamente come procedere

A partire dal secondo anno, le organizzazioni dovranno reimpostare il rapporto SLA/prezzo (spostando i progetti, per quanto possibile, per farli rientrare nel 33% di quei carichi di lavoro più facili da virtualizzare) o, semplicemente, aspettare che la tecnologia IT e le competenze del personale interno siano giunte a maturazione per sostenere in modo economicamente conveniente l’iniziativa di astrazione e consolidamento. Rivedere l’intera infrastruttura IT è un’operazione necessaria per determinare se altri componenti, come lo storage e le reti, abbiano bisogno di essere aggiornati.

“Quando molti server virtuali e molti carichi di lavoro sono consolidati in un unico server, le connessioni storage spesso necessitano di un aggiornamento per essere adeguate al maggior carico di lavoro – tiene a sottolineare -. Qualora diversi host virtuali siano consolidati su un solo server fisico si potrebbero rendere necessarie connessioni Fibre Channel a bassa latenza, 8GBPS, per la SAN perché il numero di operazioni di I/O al secondo (IOPS – ndr) aumenta”. Questo può essere vero anche per la rete: i clienti potrebbero aver bisogno di aggiornare la rete da 1 a 10 GB Ethernet.

E per i workload più “ostici”?

Gartner consiglia di utilizzare una nuova strategia per la quota rimanente (l’ultimo terzo) di progetti afferenti ai carichi di lavoro più “ostici”. I fornitori spingeranno per una virtualizzazione totale. Tuttavia, questo non è realistico, visto che l’ultimo terzo dei carichi di lavoro e dei progetti (66% e oltre) merita una considerazione speciale e dato che la virtualizzazione, in alcuni casi, potrebbe non essere utile e, anzi, rivelarsi antieconomica.

La virtualizzazione per oltre il 66% dei carichi di lavoro, infatti, fa “schizzare” i costi di storage, software, piattaforma di sviluppo e test. Se si avviano progetti di virtualizzazione con questi carichi di lavoro “ostici”, allora queste maggiori spese potrebbero “erodere” gran parte dei risparmi promessi dall’iniziativa.

“Dividete l’ultimo terzo (66% dei carichi di lavoro e oltre – ndr) in tre parti – suggerisce l’analista -, affrontando la più difficile di queste parti consolidando i carichi di lavoro o scegliendo di esternalizzarli, in outsourcing o cloudsourcing, quanto prima possibile. Per il primo di questi terzi, attendete circa un anno, in modo da muovervi in un mercato e con tecnologie sufficientemente mature e stabili e in modo che il vostro staff sviluppi le competenze adatte, quindi virtualizzate questi carichi di lavoro. Per la parte centrale, ancora una volta attendere circa un anno per la maturità, poi procedete suddividendo ulteriormente questo spicchio in altre tre parti. Le stesse regole utilizzate per il primo terzo si applicheranno anche in questo caso”. Ovviamente, i piccoli portafogli non necessitano di questo livello di dettaglio e, con questo approccio, sarà possibile astrarre fino al 66% del carico di lavoro in uno o due anni e fino all’80% in tre o quattro anni.

I progetti che abbracciano un orizzonte temporale superiore a questo lasso di tempo dovrebbe essere trattati come iniziative puramente fisiche e di conseguenza, essere iscritte a budget come iniziative di consolidamento dei carichi di lavoro piuttosto che di outsourcing/cloudsourcing, in relazione alle decisioni preventivate.

Infine, è importante sapere che, come si gestisce un ambiente misto, ovvero solo parzialmente virtualizzato, allo stesso modo si dovrebbero gestire server fisici, host di macchine virtuali, carichi di lavoro virtuali e carichi di lavoro fisici con il numero minimo di strumenti possibili. Gartner suggerisce, quindi, di condividere per quanto possibile strumenti e processi lungo tutto il portafoglio delle iniziative intraprese, per ridurre il numero di sistemi da gestire ed evitare inutili duplicazioni dei costi.

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