VMworld:la virtualizzazione secondo VMware

Novità nella virtualizzazione per server e desktop, continuità di business, con importanti impatti positivi per efficienza e costi. L’annuncio è di VmWare, il brand californiano acquisito da Emc e leader nel software di virtual computing. Nell foto, Lionel Cavalliere, senior product marketing manager Emea della società.

Pubblicato il 06 Mar 2008

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In California, all’evento aziendale dedicato a clienti, partner e al mercato, VMware ha annunciato alcune importanti novità legate alla propria offerta.
Nel segmento server, la novità è rappresentata da un ipervisore integrato nell’hardware; per i desktop controllati centralmente, l’annuncio è la connessione trasparente all’infrastruttura di controllo sul server; per la continuità di business, invece,  l’orchestrazione automatizzata di ripartenze in un data centre dopo un fuori servizio. In proposito ZeroUno ha intervistato Lionel Cavalliere (nella foto in alto), senior product marketing manager Emea e Tommy Armstrong, product marketing manager, enterprise desktop.
“ESX Server è la piattaforma di fatto industry standard di VmWware per virtualizzare server, storage e networking”, premette Cavalliere. “Installato sul “nudo metallo”, si inserisce fra hardware e sistema operativo come strato di virtualizzazione (il termine oggi più gettonato è ipervisore, anche se il concetto risale ai mainframe). Il servente fisico si partiziona così in più macchine virtuali. Ciascuna è un sistema completo di processore, memoria, networking, storage. Windows, Linux, Solaris e NetWare (e le applicazioni sottostanti) lavorano senza modifiche”.
VMware è leader, ma c’è una concorrenza, persino un ipervisore Open Source, lo Xen, obiettiamo. “Ma l’annuncio sui server – ribatte Cavalliere, -riguarda proprio ESX Server 3i, ipervisore VmWare di nuova generazione, integrato nell’hardware delle linee server da vendor come Dell, Ibm e Hp, nel corso del 2008”.
“Con ipervisore firmware aumentano robustezza, performance e scalabilità, e diminuisce radicalmente lo sforzo per avere i vantaggi della virtualizzazione nei server (pieno utilizzo, abbattimento del Tco, migliori livelli di servizio anche con le applicazioni più fameliche di risorse)”, precisa Cavalliere. Con la virtualizzazione resa componente hardware, “la realizzazione è più rapida e accessibile a clienti di ogni dimensione”.

“Il secondo annuncio”, spiega Armstrong (nella foto), “è per i desktop che le aziende controllano e gestiscono centralmente dall’Infrastruttura Virtual Desktop (Vdi), con vantaggi di livello server in affidabilità, protezione dati e resilienza ai disastri, e accesso alla funzionalità desktop da una molteplicità di siti e dispositivi con solo uno thin client”. I numeri sono crescenti: il fatturato desktop virtualization software è previsto da Idc toccare i 2 miliardi di dollari nel 2011. L’annuncio? Il Virtual Desktop Manager (Vdm), broker di connessione alla Vdi, che estende i livelli di controllo e gestibilità per i vari dispositivi remoti, in modo trasparente all’utente desktop.  “Vdm gira coi Virtual Desktop hosted, e consente di collegarsi loro senza dover percepire che il desktop è virtualizzato”, spiega Armstrong. “Invocato da una semplice applicazione thin client (ad esempio il web browser), Vdm gestisce per l’utente, in modo sicuro e scalabile, la logica di connessione al desktop hosted e l’ambiente virtuale”.
In tema di continuità di business, “il Site Recovery Manager – dice Cavallieri – fornisce un punto di gestione unificato (Virtual Centre) in cui creare, configurare e gestire piani di ripartenza per le risorse Vdi, orchestrandone le ripartenze in modo da realizzare un failover automatizzato, in cui (dopo fuori servizio o disastri) si eseguono i piani configurati, eliminando le lente e inaffidabili ripartenze manuali”.

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