Con l’emergenza Coronavirus e le misure governative per il distanziamento sociale, lo smartworking diventa lo strumento per garantire la continuità del business. Se molte aziende avevano già adottato le modalità di lavoro agile, altre invece hanno dovuto attrezzarsi rapidamente.
Tuttavia, l’improvvisazione non funziona quando bisogna variare modus operandi, rivoluzionando processi e abitudini. Il cambio di passo necessario allo smart working richiede una strategia strutturata, come racconta Davide Capozzi, Innovation Director di Wiit.
Il cloud provider italiano infatti ha sviluppato la proposta Smartworking-as-a-Service, una ricetta per aiutare le imprese a non fermarsi, coniugando tecnologia, consulenza e formazione.
Smartworking, serve essere preparati
“Il lavoro agile – chiarisce Capozzi – non è solo una questione It, ma un percorso complesso che coinvolge asset, processi e persone. La digital transformation aziendale deve essere già a uno stadio maturo per garantire un’iniziativa efficace. Tuttavia, non bisogna trascurare gli aspetti organizzativi: gli utenti devono essere pronti al lavoro agile e molti soffrono questo periodo di forzatura”.
Il tema è culturale: “Non tutte le aziende sono preparate – prosegue Capozzi -. Soprattutto nei Paesi del sud Europa, la visione manageriale è improntata sul controllo del dipendente, che viene valutato per le ore passate alla scrivania. Nel Nord Europa invece, la tendenza alla maggiore fiducia aumenta la propensione verso il lavoro da remoto”.
Insomma, la precondizione è una struttura moderna alla base. “Lo smartworking non è sinonimo di telelavoro, non significa soltanto operare a distanza. Piuttosto implica la condivisione degli obiettivi strategici: tutti devono remare nella stessa direzione e chiunque deve sentirsi coinvolto. Occorre quindi che i vertici aziendali sposino il clima di collaborazione, adottando una politica di trasparenza e favorendo la creazione dell’engagement”.
Capozzi riassume i tre pillar per concretizzare la trasformazione organizzativa: “Oltre alla visione condivisa, serve la capacità di lavorare per obiettivi, quindi con scadenze programmate e risultati da raggiungere. Infine, bisogna implementare un sistema di performance management per misurare l’efficacia delle attività, secondo la cultura del feedback anglosassone”.
Il salto mentale va accompagnato con l’acquisizione degli skill tecnici per l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali (ad esempio, le soluzioni di file sharing o telepresence), che evidenziano il gap generazionale, mettendo a dura prova i dipendenti meno giovani.
Quanto è diffuso il lavoro agile?
Capozzi fornisce qualche numero sulla diffusione dello smartworking in Italia: “Il 42% delle grandi aziende non ha iniziative strutturate e il 30% non ne prevede l’attivazione. Tuttavia la maglia nera spetta alle piccole e medie imprese: oltre il 65% non sta nemmeno considerando la questione. Un po’ meglio la Pubblica Amministrazione, ma anche qui siamo solo agli inizi”.
La pandemia di Covid-19 tuttavia ha risvegliato l’interesse e accelerato l’adozione dello smartworking, come rivelano Politecnico di Milano e Ministero del Lavoro. Dall’inizio delle misure di contenimento, i dipendenti da remoto sono quasi raddoppiati in due settimane, a partire da una base pre-emergenza di 570mila lavoratori. L’84% delle Bluechips ha incrementato il lavoro agile del 100%. Il traffico dati dalle abitazioni è aumentato nella misura del 20-50%.
Il quadro allarmante della cybersecurity
Come gestire il boom di lavoratori a distanza dal punto di vista tecnologico?
“Secondo il mantra di Wiit – sottolinea Capozzi – per gestire con efficacia processi e sistemi critici bisogna avere alla base piattaforme affidabili e resilienti. Garantiamo quindi ai nostri clienti soluzioni business e military grade sotto il profilo della continuità operativa, investendo costantemente nelle nostre infrastrutture”.
Secondo il cloud provider, la sicurezza deve essere pervasiva, integrata a più livelli e in qualsiasi processo. “Il Clusit – prosegue Capozzi – descrive un quadro allarmante sulla cybersecurity: dal 2011 al 2019, a livello mondiale, sono stati registrati oltre 10mila attacchi gravi andati a segno con ripercussioni importanti sul piano economico e reputazionale.”.
Ecco perché l’affidabilità degli asset tecnologici diventa fondamentale, anche in funzione delle vulnerabilità legate all’errore umano: “La distrazione degli utenti rientra tra i principali fattori di rischio. Non a caso, nel 2019 gli attacchi di phishing e social engineering, che fanno leva proprio sull’ingenuità delle persone, sono aumentati di oltre l’80% rispetto al 2018, arrivando a rappresentare il 17% del totale”.
Smartworking platform su infrastrutture sicure
Costruire un ecosistema It robusto e protetto, con una condivisione di responsabilità tra azienda cliente e fornitore It, è il prerequisito per realizzare qualsiasi strategia di lavoro agile.
Grazie ai datacenter Tier IV di proprietà, Wiit eroga la smartworking platform che permette di abilitare le nuove modalità lavorative grazie a una serie di strumenti, ovvero: servizi per il backup e la gestione dei dati aziendali; centralino virtuale e tecnologie Voice over IP (VoIP); applicazioni di messaggistica istantanea e file sharing; strumenti di sicurezza interna ed esterna che forniscono la possibilità di difendere un perimetro IT “liquido” come quello rappresentato attualmente dai lavoratori costretti a lavorare da remoto.
A casa o in ufficio, qualsiasi dispositivo, aziendale o personale, purché adeguatamente protetto, può accedere tramite VPN sicura alla piattaforma, a sua volta connessa con un ambiente ibrido e multicloud in cui risiedono le applicazioni aziendali.
“Tuttavia – conclude Capozzi – la componente tecnologica è soltanto un ingrediente della ricetta, che si accompagna con i servizi di consulenza diretti alla trasformazione dei processi e le soluzioni a supporto delle persone. Offriamo infatti un’assistenza dedicata agli smartworker e ci occupiamo di “allenare” i dipendenti alle nuove modalità lavorative, sotto il profilo degli skill tecnici e degli aspetti comportamentali”.