Dalla survey emergono alcune evidenze che dimostrano come per Chief Information Security Officer, la diffusione dei device mobili e il modello Byod continuino a rappresentare una delle principali fonti di preoccupazione:
• aumento dei dispositivi mobili personali che si collegano alle reti aziendali: il 96% delle aziende che consentono l’utilizzo di device mobili personali, registra un aumento della diffusione di questi dispositivi e il 45% dichiara di avere un numero di dispositivi cinque volte superiore rispetto a due anni fa;
• sono colpite aziende di tutte le dimensioni: se, come abbiamo visto, per oltre la metà delle grandi aziende gli incidenti di mobile security hanno determinato costi per 500.000 dollari anche le imprese di dimensioni minori (fino a 1.000 addetti) non stanno meglio: nel 45% dei casi questi incidenti hanno indotto costi superiori ai 100.000 dollari.
• Android è percepita come la piattaforma più a rischio: Android è stata citata dal 49% delle aziende come piattaforma dal rischio percepito più elevato (lo scorso anno era il 30%), rispetto ad Apple, Windows Mobile e Blackberry;
• aumenta il numero delle informazioni sensibili sui clienti presenti nei device mobili: il 53% dei rispondenti dichiara che i dispositivi mobili contengono informazioni sensibili sui clienti, rispetto al 47% dello scorso anno.
“Senza dubbio, l’esplosione del Byod, delle mobile app e dei servizi cloud, ha reso estremamente difficile per le aziende di ogni dimensione il compito di proteggere le informazioni aziendali”, ha spiegato Tomer Teller, security evangelist e researcher di Check Point Software Technologies. “Una strategia efficace di mobile security dovrà concentrarsi sulla protezione delle informazioni aziendali su una grande varietà di dispositivi e sull’implementazione di controlli di accesso sicuro alle informazioni e applicazioni in mobilità. Altrettanto importante è educare dipendenti e collaboratori sulle best practice da seguire, perché la gran parte delle aziende si rivela più preoccupata dalla scarsa attenzione dei dipendenti che dai cybercriminali”.