Quali cambiamenti nel modo di fruire l’It comportano un radicale ripensamento delle strategie per proteggere i dati aziendali? Uno è sicuramente la diffusione dell’utilizzo degli smartphone e di altre tecnologie dell’“It consumerization”. “Fino a poco tempo fa – sostiene Valerio Pastore, presidente di Boole Server – le aziende si concentravano soprattutto sui firewall e sulla data loss prevention all’interno delle mura dell’impresa. Ma questo tipo di sicurezza non riesce a proteggere il dato una volta che questo è uscito dall’azienda. Sempre più spesso i dati critici sono memorizzati su device come i tablet, gli smartphone o le chiavette Usb, che possono essere smarriti o rubati. Oggi il perimetro deve essere costruito intorno al dato. E questo perimetro si chiama encryption”.
Boole Server ha sviluppato una soluzione che crittografa i dati, li centralizza e ne garantisce sempre l’accessibilità secondo policy granulari definite dal proprietario dell’informazione. “Per esempio – continua Pastore – posso permettere a qualcuno di consultare un documento dopo avergli inviato delle credenziali o una One-Time Password via email. Posso decidere che il documento non possa essere copiato e che non sarà più accessibile passato un certo periodo di tempo. A differenza di altri software che permettono di crittografare le informazioni e di condividerle con l’uso, per esempio, di una chiave pubblica e una privata, Boole Server persegue l’obiettivo della usability. Deve infatti poter essere utilizzato anche da chi non ha particolari competenze tecnologiche”.