È aumentato del 42% nel 2012 il numero di attacchi nel cyber-spionaggio con l’obiettivo di sottrarre la proprietà intellettuale; il target principale è il settore manifatturiero, che sorpassa le agenzie governative e non risparmia le piccole imprese che subiscono il 31% di questi attacchi, triplicati rispetto al 2011 e che non devono dunque sentirsi al sicuro ritenendo di avere informazioni poco interessanti per i cyber-criminali. Anche se spesso non sono i bersagli primari, rappresentano infatti il cavallo di troia per raggiungere le imprese più grandi tramite il “watering hole”, una tecnica che infetta un sito che viene visitato con elevata probabilità da un certa categoria di utenti che rappresentano il vero obiettivo. Nel 2012 sono state infettate fino a 500 aziende in un solo giorno.
Queste sono alcune delle evidenze che emergono dal XVIII Internet Security Threat Report (Istr) di Symantec che indica la vulnerabilità anche per il mondo consumer in arrivo con il ransomware, un software malevolo che blocca il computer e chiede un riscatto per liberarlo, e dal malvertisement, che consiste nell’acquisto da parte dei cybercriminali di spazi pubblicitari su siti legittimi dove viene nascosto il codice malevolo.
Il nuovo Istr evidenzia anche una crescita di due posizioni, dal nono al settimo posto, dell’Italia nella classifica mondiale sull’origine delle attività malevole e il terzo posto dopo Germania e Olanda in Europa (figura 1). Questa classifica misura l’origine dei malware e la localizzazione dei sistemi infettati che vengono controllati in remoto e usati per inviare gli attacchi.
Roma risulta in quarta posizione al mondo per presenza di bot, preceduta da Taipei, Tokio e Nanning, e prima in Europa (figura 2). La spiegazione di questo triste primato potrebbe, secondo gli esperti di Symantec, derivare dalla tendenza a sottostimare il pericolo di un attacco (spesso da parte di utenti privati, ma anche da grandi organizzazioni) e di conseguenza l’adozione delle necessarie misure di sicurezza.
Attacco al mobile
Ma la vera novità è il forte incremento delle minacce dirette ai dispositivi mobili come evidenzia la ricerca 2012 Norton Cybercrime Report, European Mobile Insights sempre di Symantec, dedicata all’utilizzo dei dispositivi mobili e sui comportamenti degli utenti consumer europei. L’anno scorso le minacce ai device mobili sono aumentate del 58%, il 32% delle quali aveva lo scopo di rubare informazioni, come indirizzi email e numeri di telefono (figura 3).
Ma nonostante le persone vivano sempre più connesse tramite i dispositivi mobili e ne considerino la perdita un danno considerevole in termini di costi e di stress, l’utente medio europeo non si preoccupa di garantire un’adeguata protezione di questi device. Eppure, secondo il report, il 37% degli gli utenti italiani non rinuncerebbe per alcun motivo al proprio mobile per la navigazione del web, il download di app, i pagamenti dal dispositivo mobile e lo indica come uno degli effetti personali che metterebbe in salvo in caso di incendio.
Eppure due utenti europei su cinque ammettono di non scaricare sempre applicazioni da origini attendibili (circa 41% per gli utenti italiani) e più di un terzo di non utilizzare metodi di pagamento protetti (31% per gli italiani) mettendo a rischio informazioni riservate come i dati relativi alle carte di credito. E benché la maggior parte (69%) archivi e consulti informazioni riservate sui propri dispositivi mobili, più di un terzo (35%) non utilizza una password per proteggere i dati personali.