Come noto, il ransomware è un tipo di malware che viene utilizzato per estorcere denaro. In questo tipo di attacchi, viene usata la crittografia per impedire agli utenti di recuperare i propri dati o di accedere al proprio dispositivo. Secondo uno studio da Kaspersky su 15.000 persone in tutto il mondo non è deto che, anche pagando il riscatto, poi si recuperino tutti i dati.
In particolare, nel 2020 il 39% degli italiani vittima di ransomware ha dati i soldi richiesti per ripristinare l’accesso ai propri dati. Tuttavia, il 43% non ha comunque recuperato le informazioni rubate.
Guardando ai dati a livello globale e alle fasce di età degli intervistati, nel 2020, gli utenti di età compresa tra 35 e 44 anni si sono dimostrati i più propensi a pagare il riscatto con il 65% di persone che ha dichiarato di averlo fatto. Inoltre, più della metà (52%) degli utenti di età compresa tra i 16 e i 24 anni e solo l’11% di quelli di età superiore ai 55 anni hanno versato denaro ai criminali, dimostrando che gli utenti più giovani sono più propensi a pagare un riscatto rispetto a quelli di età superiore ai 55 anni.
Tra gli italiani intervistati che hanno subito un attacco ransomware, il 33% ha dichiarato di aver perso quasi tutti i suoi dati. Indipendentemente dal fatto che abbiano pagato o meno, in Italia solo l’11% delle vittime è stato in grado di ripristinare tutti i file criptati o bloccati dopo l’attacco. Il 17%, invece, ne ha persi solo alcuni mentre il 22% non è riuscito a recuperarne una quantità significativa.
“Questi numeri mostrano che una percentuale significativa di utenti, negli ultimi 12 mesi, ha pagato un riscatto per recuperare i propri file. Purtroppo, pagare non garantisce nulla, anzi incoraggia i criminali informatici a proseguire con i loro attacchi e consente a questa pratica di prosperare. Per proteggersi gli utenti dovrebbero prima di tutto investire nella protezione e nella sicurezza dei propri dispositivi e fare regolarmente il backup di tutti i dati. Questo renderebbe l’attacco stesso meno redditizio per i criminali informatici, riducendo la diffusione di queste minacce e garantendo un futuro più sicuro per gli utenti del web” ha commentato Marina Titova, Head of Consumer Product Marketing presso Kaspersky.
Le raccomandazioni di Kaspersky
A oggi, il 28% ha sentito parlare dei ransomware negli ultimi 12 mesi. È importante che questa percentuale di persone consapevoli aumenti man mano che cresce il lavoro da remoto ed è fondamentale che gli utenti capiscano come comportarsi in presenza di un ransomware. A tutti Kaspersky raccomanda quanto segue.
- Non pagare il riscatto se il dispositivo è stato bloccato, questo incoraggerebbe i criminali a continuare nelle estorsioni. Si consiglia di contattare le forze dell’ordine locali e segnalare l’attacco.
- Cercare di scoprire il nome del trojan ransomware. Queste informazioni possono aiutare gli esperti di cybersecurity a decifrare e risolvere la minaccia.
- Visitare noransom.kaspersky.com per scoprire gli ultimi decryptor, i tool per la rimozione dei ransomware e le informazioni su come proteggersi da queste minacce.
- Evitare di cliccare sui link presenti nelle email spam o su siti web sconosciuti e non aprire gli allegati delle email inviate da utenti di cui non ci si fida.
- Non inserire mai chiavi USB o altri dispositivi rimovibili di archiviazione nel proprio computer se non si è certi della loro provenienza.
- Proteggere il proprio computer dai ransomware con una soluzione completa di sicurezza online come Kaspersky Internet Security.
- Eseguire il backup dei dispositivi in modo che i propri dati rimangano al sicuro in caso di attacco.