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Attacchi cognitivi contro l’Army: allo studio i rischi della Mixed Reality

I dispositivi di realtà mista usati dai militari per formazione e allenamento potrebbero essere attaccati da cybercriminali e causare loro malesseri. Un problema di sicurezza nazionale, che la DARPA vuole risolvere con la matematica e 40 milioni di dollari di investimento, sfruttando i metodi formali

Pubblicato il 24 Ott 2023

Immagine di Blan-k su Shutterstock

Attacchi di vomito potrebbero mettere i soldati “fuori uso” prima ancora che scendano in campo. Questo è il timore della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) e non è un timore paranoico o allarmistico. Proprio la nausea è infatti uno degli effetti più probabili di un certo genere di disfunzioni che i dispositivi di mixed reality usati per le esercitazioni possono riscontrare. Anche a causa di un attacco informatico.

Per mitigare il fenomeno, prima che diventi un problema di sicurezza nazionale, questa agenzia governativa del Dipartimento della Difesa USA ha appena lanciato il programma Intrinsic Cognitive Security (ICS) per proteggersi da questi possibili attacchi. Oggi potrebbero sembrare di importanza secondaria ma, in vista di un uso sempre più diffuso di tecnologie come la mixed reality, diventerà una priorità. L’intenzione è quella di fare in modo che non diventi mai un allarme, un’emergenza nazionale.

Il lato “aumentato” degli attacchi cognitivi

Quando i criminali informatici, nell’ideare i loro attacchi, riescono a sfruttare la connessione “intima” che si crea tra dispositivi di realtà mista e utenti, si parla di “attacchi cognitivi”. Hardware di appoggio a parte, hanno molto in comune con gli altri attacchi informatici: possono forzare la latenza con un’inondazione di informazioni, iniettare dati virtuali o interrompere reti personali, per esempio. Ma possono spingersi anche oltre, facendo leva sulle opportunità che proprio la mixed reality offre. Per esempio, riescono a inserire oggetti del mondo reale nei display come elementi di disturbo o usarli per provocare falsi allarmi e sfruttare gli eye tracker per monitorare cosa fanno gli utenti. Ciascuna di queste azioni, di norma già dannose e fastidiose, in un contesto militare e di sicurezza nazionale come quello statunitense, possono diventare drammaticamente rischiose.

Un nuovo approccio matematico per la sicurezza del futuro

La mossa della DARPA, ufficializzata e annunciata a metà ottobre, mira a sviluppare un sistema ad hoc che protegga dagli attacchi che colpiscono i sensi dei soldati. In particolare, quelli in fase di addestramento e che dovrebbero andare poi a costituire la parte più avanzata, giovane e promettente dell’Army.

Dal punto di vista tecnico, l’idea è di estendere i metodi formali attraverso garanzie e modelli cognitivi che includano le caratteristiche intrinseche di una tecnologia come quella della realtà mista. Si tratta quindi di un approccio rigoroso, basato sulla matematica. I “metodi formali” permettono infatti di esaminare simbolicamente l’intero spazio di stato di un progetto digitale (sia hardware che software) e stabilire una proprietà di correttezza o sicurezza che sia vera per tutti i possibili input.

Con questo approccio, si arriva a rappresentare matematicamente i modelli cognitivi di percezione, azione, memoria e ragionamento, per ottenere elementi e informazioni che forniscano indicazioni su come costruire una protezione universale contro gli attacchi cognitivi.

È la prima volta che si adotta questo metodo di lavoro per proteggere gli utenti delle mixed reality. Il programma della DARPA ha quindi anche un forte valore dal punto di vista scientifico e tecnologico nel campo della security. Un domani potrebbe tornare utile anche a tutte le aziende che prevedono un elevato uso di dispositivi MR nel proprio modello di business o che stanno puntano sulla loro produzione e distribuzione.

Già lo scorso anno, l’esercito degli Stati Uniti aveva cercato di occuparsi degli attacchi cognitivi, incontrando ritardi e problemi tecnici. Non vedendoci chiaro, temendo di sprecare i quasi 22 miliardi di dollari inizialmente messi a budget per il progetto, lo ha bloccato a inizio 2023. Tutti i fondi congelati, quindi, tranne 40 milioni di dollari destinati allo sviluppo di una versione avanzata dell’Integrated Visual Augmentation System (IVAS). I lavori stanno quindi procedendo su questo fronte, con il nuovo approccio e l’obiettivo di consegnare al più presto ai militari nuovi dispositivi più sicuri.

Grazie a degli auricolari più performanti, la nuova versione degli IVAS potrebbe risultare più accessibile e riproducibile in massa, oltre che integrabile con i sistemi cloud tattici dell’esercito. La nuova roadmap, dopo lo stop-and-go degli scorsi mesi, non è ancora stata illustrata. Certo, è necessario che ne esca qualcosa di concreto prima che la realtà mista venga utilizzata in modo diffuso sul campo di battaglia. Prima che, tra i militari come tra i civili, diventi pervasivo l’uso di sistemi MR privi di protezioni.

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