Più della metà delle transazioni finanziarie, entro il 2020, saranno effettuate attraverso società fintech piuttosto che attraverso le banche tradizionali.
L’ultima direttiva sui pagamenti dell’Unione europea. infatti, ha liberato la concorrenza anche su questo fronte.
Secondo un rapporto redatto dall’Economist Intelligence Unit, la normativa comunitaria PSD2 (Second Payment Services Directive) obbligherà le banche a fornire interfacce, API e dati a terzi, spostando l’ago della bilancia della fedeltà dei clienti tra Banche e fintech.
Per gli esperti, la collaborazione tra banche e fintech potrebbe rappresentare un valore aggiunto anche per queste ultime, che potranno imparare dai player tradizionali a migliorare sul fronte delle conformità.
Collaborare con le fintech per migliorare la customer experience
Abbandonare un regime caratterizzato da un protezionismo secolare sarà sicuramente un fattore di forte disruption per qualsiasi ambiente finanziario. Secondo gli esperti, per rimanere competitive le banche dovranno sempre più adattare la loro cultura e le loro strategie digitali alle esigenze dei clienti e dovranno imparare a collaborare con le fintech. Gli analisti fanno notare che fino a oggi le banche tradizionali si sono spesso dimostrate restie a investire in IT: l’indagine ha rivelato che solo il 17% delle banche ha in progetto di dare priorità alla modernizzazione dei sistemi IT. Questo scenario avrà un impatto anche sul fronte delle risorse umane: il 54% delle banche ha dichiarato che una delle più grandi sfide affrontate è stata quella relativa alla ricerca di personale con buone competenze in materia di dati e il 49% ha affermato di stare assumendo personale per adottare nuove tecnologie.
I principali competitor? PayPal ed Apple Pay
Quando è stato chiesto che tipo di società avrebbe rappresentato il più grande competitor per il settore nei prossimi anni, il 61% degli intervistati ha citato i fornitori di pagamenti come PayPal e Apple Pay, il 60% gli payment aggregator (come i siti di confronto), il 20% le imprese non finanziarie come retailer e Telco e il 19% ha menzionato i creditori peer-to-peer. Secondo i dirigenti delle banche retail, le linee di business più minacciate sono il prestito ipotecario (40%), le finanze e i prestiti dei consumatori (40%) e i risparmi e i depositi tradizionali (32%).
Altri risultati chiave dell’indagine rivelano che secondo il 50% degli intervistati il modello tradizionale bancario sarà morto entro il 2020, mentre il 74% concorda sul fatto che il retail banking sarà completamente automatizzato entro i prossimi tre anni. In merito all’automatizzazione dei processi, il 68% dei professionisti ritiene che i clienti saranno disposti a rinunciare al contatto umano se i servizi offerti saranno economici o gratuiti.
Come cambierà il modo di pagare nel prossimo futuro? Il 72% degli intervistati pensa che la maggior parte dei pagamenti passerà attraverso le aziende di fintech, piuttosto che attraverso le reti bancarie tradizionali. Il 71% concorda che il contante rappresenterà meno del 5% di tutte le transazioni al dettaglio. Secondo il 63% degli operatori del settore il prestito al dettaglio P2P sarà liberamente disponibile tramite piattaforme bancarie.
E cosa dire sul fronte della sicurezza informatica? Non è di certo un aspetto da sottovalutare e gli operatori del settore sembrano abbastanza consapevoli: il 42% crede che un attacco informatico potrà causare almeno una falla nel sistema della banca. Peccato che questo realismo non si traduca in azioni mirate e più strategiche.