Non solo servizi e nuovi strumenti di collaborazione: la trasformazione digitale sta modificando radicalmente la stessa dimensione lavorativa, a partire dalla concezione dello spazio lavorativo. Un cambio culturale che si ripercuote anche sulle priorità delle aziende, che si trovano a dipendere sempre di più dalle infrastrutture tecnologiche per gestire la loro attività. “Si tratta di un processo che tutti avevamo previsto” spiega Giampiero Savorelli, amministratore delegato di HP Italia. “Negli ultimi mesi, però, ha subito una forte accelerazione”. Accanto a una crescita del mercato PC e allo spostamento del baricentro operativo su piattaforme digitali, si delinea anche un quadro in cui per le imprese la cyber security diventa un aspetto centrale, portando a un nuovo approccio anche da parte di chi si occupa di produzione di device.
La nuova declinazione dell’ufficio e il rischio cyber
L’impatto del processo di digitalizzazione non ha ripercussioni solo sul piano operativo, ma anche su quello fisico. Nel prossimo futuro, le sedi aziendali andranno verso un ridimensionamento in termini di spazio, riducendo le postazioni fisse a favore di aree dedicate alla collaborazione e ai meeting. “Le nuove tecnologie hanno cambiato il modo stesso di lavorare, interagire e collaborare” prosegue Giampiero Savorelli. “In tutto questo i dispositivi sono diventati il vero legame tra l’individuo e tutte le sue attività, sia privata che professionale”. Una situazione che è stata evidenziata dagli esperti di security proprio in questa fase caratterizzata dalla diffusione del lavoro in remoto e che pone problemi di sicurezza estremamente rilevanti. La commistione tra sfera privata e lavorativa, sia a livello della tipologia di attività che a livello del contesto in cui si colloca. ha infatti come conseguenza diretta una maggiore vulnerabilità ai cyber attacchi. Uno scenario in cui il cyber crimine trova sempre più spazio e in cui il rischio di incidenti di sicurezza che coinvolgono gli asset aziendali aumenta in maniera esponenziale. “Nel contesto attuale, in cui si registrano 1,5 attacchi al minuto a livello globale, la protezione degli endpoint è considerata una priorità da tutti gli IT decision maker” conferma l’amministratore delegato di HP Italia.
Un salto culturale che pone nuove sfide
L’impressionante crescita nell’uso di PC e dispositivi digitali in genere (in Italia si è assistito a una crescita del mercato del 60-70%) è accompagnata da una mutazione delle aspettative degli utilizzatori, che non si accontentano più di avere a disposizione uno strumento performante a livello di prestazioni, ma si aspettano di poter godere di una user experience sempre più fluida e immediata. “Chi ha in dotazione un computer, oggi, vuole aver subito a disposizione i software e i servizi che gli servono” spiega Giampiero Savorelli. “La gestione di un parco macchine aziendale con queste modalità e uno scenario in cui l’uso in smart working porta a una frammentazione del controllo richiede un approccio diverso da quello tradizionale”.
Insomma: per i produttori non si tratta più di fornire semplicemente l’hardware, ma di ragionare in un’ottica di “soluzioni per il business” che offrano strumenti facilmente e immediatamente fruibili. Sotto il profilo della cyber security, questo si traduce nell’erogazione di servizi dedicati che permettano di garantire un adeguato livello di protezione in qualsiasi situazione. “All’interno di HP abbiamo risposto a questa richiesta attraverso una riorganizzazione a livello di business” prosegue Savorelli. “Nel settore della sicurezza, la traduzione a livello di offerta è rappresentata da HP Wolf Security”.
Oltre la tradizionale logica della security
Il rapporto tra produttori e mondo della cyber security, fino a oggi, è stato caratterizzato da una prospettiva “negativa”. Ciò che gli esperti di sicurezza chiedevano ai produttori era di impegnarsi per evitare che i loro dispositivi contenessero bug o funzionalità potenzialmente pericolose per i sistemi IT. Il passaggio a una logica “positiva” segna di conseguenza un vero e proprio salto evolutivo.
Gli strumenti forniti puntano decisamente a garantire un livello di sicurezza elevato nelle situazioni in cui il dispositivo è calato in un contesto “a rischio”. Tra questi, per esempio, i sistemi di micro-virtualizzazione, che isolano le applicazioni per impedire che un eventuale attacco malware possa colpire il sistema. L’attenzione per la security è confermata anche da sistemi di protezione hardware che interessano anche accessori come le stampanti, in cui è previsto un sistema di controllo che impedisce attacchi basati sulla modifica del firmware. “La centralità della security in ambito IT è diventata evidente” sottolinea Giampiero Savorelli. “Oggi, quando le aziende investono in tecnologia mettono la sicurezza sempre al vertice delle priorità”.
Uno sguardo rivolto al futuro “mondo ibrido”
La strategia fin qui delineata, si inserisce in uno schema in cui la security non è più un passaggio successivo o parallelo alla dotazione di strumenti per il lavoro, ma ne è parte integrante e mette a disposizione dei team di sicurezza dell’azienda una serie di strumenti che consentono loro di proteggere con maggiore facilità gli endpoint anche quando si trovano al di fuori del tradizionale perimetro aziendale.
Il ragionamento, però, si spinge più in là e in particolare alla nuova dimensione nell’utilizzo degli strumenti informatici, in cui i confini tra dimensione aziendale e privata sono destinati ad assottigliarsi ulteriormente. Sotto il profilo della sicurezza, questo significa che la superficie da proteggere si estende a dismisura. “La centralità dei sistemi digitali nel mondo dell’impresa e a livello privato, così come la commistione tra utilizzo a scopo lavorativo e personale, sono fenomeni destinati a crescere ulteriormente nel prossimo futuro. Nella nostra strategia i servizi che oggi offriamo alle aziende diventeranno disponibili anche per il mercato consumer” conclude Giampiero Savorelli.