“I nuovi prodotti, continuamente rilasciati sul mercato, aprono falle di sicurezza che i progettisti non erano arrivati nemmeno a immaginare”, dice Gastone Nencini, Country Manager di Trend Micro Italia, che per chiarire la natura di queste minacce, ricorda una soluzione recentemente messa sul mercato da una start up: un chip, via bluetooth, è in grado di inviare a uno smartphone la sua esatta posizione, e se “indossato” da un bambino, può quindi essere d’aiuto per evitare di “perderlo di vista” in un luogo affollato: “Il problema – spiega il manager – è che se un malintenzionato vìola lo smartphone, può sfruttare a scopi criminosi quelle stesse informazioni”; in un contesto che registra una forte crescita di attacchi personalizzati sull’utente, mirati all’estorsione di denaro tramite manipolazione psicologica, è preoccupante ipotizzare gli usi che potrebbero esserne fatti prendendo di mira i genitori.
“Poco importa che sistemi come questo chip non siano direttamente connessi a Internet o siano di per sé inviolabili – sottolinea con forza Nencini – I dati vengono trasmessi al dispositivo mobile che tipicamente gli utenti non proteggono, ed è a quello che i criminali puntano”. Parallelamente vale la pena riflettere sugli impatti che la violazione di una rete di oggetti “smart” può produrre anche nel contesto business: “Ritardando di una piccola porzione di secondo un braccio robotico che si occupa di saldature in una catena produttiva automobilistica – dice Nencini – Si potrebbero effettuare saldature difettose, capaci di creare danni di cui solo nel tempo si avrebbe evidenza”.
Secondo il manager, la radice del problema è che gli utenti si stanno abituando a utilizzare e “consumare” le tecnologie a una velocità altissima, creando nuova domanda e inducendo le aziende a sviluppare velocemente nuovi prodotti: “Questa frenesia non trova compromessi con i tempi inevitabilmente più lunghi necessari a studiare come garantire l’utilizzo delle soluzioni in sicurezza”.
Cosa fare dunque? Fondamentale è l’educazione digitale degli utenti, il cui comportamento irresponsabile resta la prima causa di incidenti. Interviene a questo proposito Carla Targa, Marketing & Communication Manager di Trend Micro Italia: “La formazione deve iniziare già nelle scuole”, spiega; quindi ricorda l’impegno dell’azienda giapponese su questo fronte, che si concretizza soprattutto nella sponsorizzazione del progetto curato dal Moige (Movimento Italiano Genitori) ‘Per un web sicuro’, che ha come scopo (attraverso il coinvolgimento di insegnanti, studenti e genitori) la promozione di un utilizzo consapevole di Internet. Sul piano tecnologico e strategico invece, pensando soprattutto al mondo aziendale, è certamente necessaria un’attenta analisi del rischio: “La protezione totale, ovunque e al 100% non può esistere – dice Nencini – Bisogna individuare tra gli asset gli ‘organi vitali’ per il business, che se attaccati possono produrre danni irreparabili, iniziare a proteggere quelli e isolarli tra loro per evitare che possano essere colpiti congiuntamente”.