La punta massima si è verificata nel periodo intercorso tra la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione al papato di Benedetto XVI. In quel tempo, che viene detto di “Sede Vacante”, i messaggi di e-mail indirizzati alla Santa Sede, provenienti sia dall’ecumene cattolico sia da ogni altra parte del mondo, hanno raggiunto i cinque milioni al giorno. Se fossero stati su carta, tra fogli e buste si sarebbe trattato di qualcosa come un centinaio di tonnellate almeno e nei giorni del Conclave le strade attorno alla Città del Vaticano sarebbero state intasate dal traffico di furgoni e furgoncini carichi di posta. Ma la Chiesa, da sempre all’avanguardia in tema di comunicazione (si stampavano ‘santini’ e preghiere prima ancora della Bibbia di Gutenberg, e il Vaticano fu tra le prime organizzazioni ad avere una propria rete telefonica, nel 1886, e una propria emittente radio, nel 1931), da tempo si è convertita alla posta elettronica.
E anche in questo caso, i sistemi e le infrastrutture di cui la Santa Sede si è dotata si sono dimostrati all’altezza della situazione, reggendo non solo ad un traffico di mole inusitata, ma, ed è questo il motivo per cui ne parliamo, garantendo la sicurezza necessaria a scongiurare ogni rischio di danneggiamento o di blocco del servizio dovuto al proliferare di virus e di posta indesiderata che la ricezione di una tale quantità di messaggi inevitabilmente comporta.
In effetti, anche al di là del traffico eccezionale, ma peraltro assolutamente prevedibile e previsto, dovuto alla Sede Vacante, il volume di posta elettronica che grava sull’Ufficio Internet della Santa Sede (www.vatican.va), che attraverso un proprio provider di rete, Telefoni Vaticani, gestisce circa un centinaio di dominii Internet di secondo livello per l’e-mail, è decisamente imponente. Si parla di circa 850 mila messaggi al giorno, dei quali oltre il 25%, pari a circa 220 mila messaggi, sono filtrati e cestinati dai sistemi antivirus e antispam installati. E la tendenza, come per ogni altra organizzazione, è di una crescita che, assieme all’incremento dei messaggi scambiati, porti a far ulteriormente lievitare la quota di messaggi indesiderabili o, peggio, potenzialmente pericolosi. Come si è detto, la Santa Sede disponeva già di una propria infrastruttura di posta elettronica, ma pensata e dimensionata per dei volumi di traffico non paragonabili agli attuali. “L’utilizzo sempre più frequente ed evoluto di questo strumento di comunicazione – come dice Luigi Salimbeni, dell’Ufficio Internet della Santa Sede – ha reso insufficiente l’architettura precedente, imponendo l’adozione di un sistema non solo più potente ma anche di più facile manutenzione ed amministrazione”.
La decisione di rivolgersi a Sun Microsystems per realizzare la nuova piattaforma e-mail della Santa Sede (sulla cui architettura specifica, per intuibili motivi di sicurezza legati alla particolare natura dell’organizzazione servita, viene mantenuto il riserbo) giunge dopo la valutazione di varie ipotesi, a conclusione delle quali si ritiene che la soluzione proposta da Sun, basata su server Sun Fire in ambiente Sun Solaris 8 e software Java System Messaging Server e Java System Directory Server, offra la potenza e la flessibilità necessarie a garantire prestazioni ottimali anche di fronte al carico attuale. “Inoltre – aggiunge Salimbeni – l’architettura progettata insieme a Sun ci permette di aggiungere facilmente altri sistemi per incrementare il throughput in caso di necessità. Ed abbiamo valutato importante la possibilità di migrare in modo relativamente semplice dalla piattaforma precedente verso quella attuale”. Nell’implementazione del progetto il compito più critico è stato quello di pianificare la migrazione delle caselle di posta. Infatti, sottolinea Salimbeni, “Il requisito fondamentale era quello di garantire la fruibilità ininterrotta del servizio di posta elettronica e l’integrità dei contenuti delle singole caselle. Tale risultato è stato ottenuto attraverso una corretta pianificazione dell’intervento e soprattutto grazie alla professionalità del personale Sun: ogni singolo passo è stato accuratamente studiato e verificato in ambiente di test al fine di eliminare l’eventualità di interruzione del servizio o di perdita di dati”. La messa in produzione del nuovo sistema è avvenuta, dichiara Salimbeni: “…secondo quanto concordato durante il kick-off progettuale e in base alle esigenze della Santa Sede. L’attenzione da parte del personale Sun nella realizzazione e implementazione delle varie fasi ha garantito non solo la bontà del servizio, ma anche il rispetto dei tempi di rilascio”. Per questo, aggiunge ancora il responsabile dell’ufficio Internet: “Non è stato necessario ricorrere all’assistenza di consulenti esterni”.
A parte la già citata capacità di gestire grandi volumi di traffico e il fatto che viene di molto ridotta la possibilità che le caselle di e-mail POP3 vengano a contatto con virus scaricati accidentalmente dagli utenti, un evidente beneficio riscontrato dall’adozione della nuova infrastruttura riguarda l’help desk che ora, dichiara Salimbeni: “Deve dedicare molto meno tempo ai problemi legati alla posta elettronica; l’infrastruttura di messaging impegnerà il nostro staff It solo per i normali compiti amministrativi. In questo modo il nostro team potrà concentrarsi su problematiche maggiormente complesse quali l’incremento della larghezza di banda, la configurazione del network e lo sviluppo di nuove applicazioni per la Santa Sede”.