L’approccio delle aziende alle sfide della protezione dei dati sensibili

Secondo i risultati di uno studio globale di Accenture svolto in 19 Paesi, nonostante il 73% delle aziende ritenga di disporre di politiche adeguate per la tutela dei dati personali, il 58% dichiara di aver perso dati sensibili negli ultimi due anni e quasi il 60% riconosce nella perdita di dati un problema ricorrente. Una serie di dati confermati anche dai risultati rilevati tra i consumatori: il 70% (86% in Italia), infatti, ritiene importante la riservatezza dei propri dati personali, tuttavia il 42% (che sale al 62% in Italia) è scettico riguardo alle azioni messe in atto dalle aziende per la tutela dei propri dati personali, rivelando una generale mancanza di fiducia.

Pubblicato il 21 Giu 2010

In collaborazione con Accenture, il Ponemon Institute ha condotto in modo indipendente studi in 19 paesi relativamente alla tematica della sicurezza dei dati sensibili, rivolgendosi sia alle aziende che hai consumatori. I risultati dello studio "How Global Organizations Approach the Challenge of Protecting Personal Data" fotografano una situazione in parte contradditoria tra propositi delle aziende, risultati ottenuti e aspettative degli utenti, con le aziende italiane attive nella gestione sicura e trasparente dei dati sensibili, mentre sono ancora alti i timori dei consumatori

Indagine sulle aziende
Tra le aziende che hanno risposto al sondaggio Accenture, in Italia il 65% ritiene di applicare adeguate politiche di tutela dei dati personali di cui dispone, una percentuale che però ancora inferiore alla media globale, pari al 73%. Contestualmente, in Italia, tre aziende su cinque (62%) riconoscono di aver perso dati sensibili relativi a consumatori, clienti o dipendenti, un dato superiore alla media globale (pari al 58%). Gli Stati Uniti registrano invece l’incidenza più elevata di questi fenomeni, con una perdita di dati personali pari all’80%. L’India e Singapore riportano la percentuale più bassa, rispettivamente con 29% e 31%.
Positiva la presa di coscienza delle aziende rispetto al diritto degli utenti di essere aggiornati su quali dati sono in possesso di terzi e di accedervi o controllarli: il 90% delle aziende sente come proprio dovere prendere misure per tutelare i dati in proprio possesso, ed è la percentuale più elevata in tutti i 19 paesi esaminati (con una media globale del 70%); il 61% afferma che è importante o molto importante il consenso del consumatore o dei clienti prima di utilizzare o condividere dati (media globale del 52%); il 79% ritiene che i consumatori abbiano il diritto di accedere ai propri dati e controllarli (media globale del 55%); l’80% sostiene che i consumatori abbiano diritto di modificare i dati errati, la percentuale più elevata di tutti i paesi esaminati e superiore al 54% della media globale, mentre però solo due aziende su cinque (43%) ritengono che l’accuratezza delle informazioni raccolte sui clienti o i consumatori sia importante o molto importante (un dato inferiore al 62% della media globale).
A livello pratico, però, il 46% delle aziende italiane controlla regolarmente che vengano rispettati i requisiti previsti dalla normativa sulla tutela della privacy e dei dati sensibili, un dato alquanto inferiore rispetto al 68% della media globale; e addirittura solo il 52% delle aziende italiane risulta a conoscenza di dove siano conservati i dati dei propri clienti e dipendenti a livello aziendale (rispetto al 71% della media globale).

Risultati relativi ai consumatori
Alta anche nel caso dei consumatori l'attenzione a queste tematiche, e le preoccupazioni connesse: l’86% sostiene che la riservatezza dei dati personali è importante o molto importante (contro il 70% a livello globale), ma solo il 38% considera adeguata la tutela dei propri dati personali condivisi con le aziende (il 58% a livello globale). Per i consumatori italiani la tutela della privacy è “molto importante” quando si naviga su internet (41%), quando ci si reca presso un’azienda sanitaria (41%) e quando si effettuano pagamenti o si viaggia in altri paesi (entrambi 40%).
Il 65% dei consumatori italiani dichiara che la preoccupazione principale relativamente alla privacy riguarda il furto dei beni, il dato più elevato di tutti i paesi (contro una media globale del 23%), seguito dalla diffusione di informazioni personali (51%) e dalla sorveglianza e censura da parte dello Stato (40%). Anche a livello globale, la rivelazione di segreti e la sorveglianza e censura da parte dello Stato rappresentano le problematiche legate alla privacy più sentite tra i consumatori (ognuna con il 34%). Il 44% dei consumatori intervistati in Italia ritiene che le amministrazioni pubbliche siano responsabili di un'adeguata tutela dei dati personali. Il 22% ritiene invece che tale responsabilità dovrebbe spettare all'individuo, mentre il 16% alle aziende. A livello globale il 41% ritiene che tale responsabilità spetti al governo, il 19% all’individuo e il 21% alle aziende.

Lo studio
Riguardo alle modalità di composizione dello studio, le interviste si sono tenute da marzo ad aprile 2009, in modalità sicura via internet e via telefono. Il sondaggio era basato su una serie di domande obiettive e a schema fisso, uguali su un campione a livello nazionale. Il tasso di risposta globale da parte delle aziende e dei professionisti IT attualmente occupati presso aziende, con le dovute rettifiche relative a dati non affidabili emersi dal sondaggio è 5.512, con un margine di errore =5%. Il tasso di risposta globale da parte di consumatori adulti, con le dovute rettifiche relative a dati non affidabili emersi dal sondaggio è 15.732, con un margine di errore =3%.

Figura 1 – Percezione delle aziende dei livelli di sicurezza e perdita di dati personali
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)

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