Per imprese i cui modelli organizzativi guardano sempre più marcatamente alla mobilità e a supportare lo smart working, la mobile security rappresenta una sfida importante: quali sono però i principali problemi da affrontare e gli errori più comuni commessi dalle aziende? Abbiamo posto, su questo tema, alcune domande ad Alessandro Berta, Systems Engineer, Fortinet; ecco alcune delle sottolineature emerse:
- Per gestire lo smart worker, per cui è stata predisposta una workstation a casa, le aziende generalmente sfruttano un collegamento Vpn: “Attraverso la Vpn – spiega Berta – di fatto si aprono le porte della rete aziendale interna; finché le connessioni sono poche è più semplice controllare la situazione, ma se gli utenti aumentano anche i rischi crescono: un attaccante potrebbe infatti cercare di penetrare nella rete home office di uno degli smart worker e da lì sfruttare per fini malevoli la connessione fidata che questo ha con la sede principale aziendale”; non sempre le imprese hanno sistemi di sicurezza adeguati a gestire questa esposizione, come ad esempio sistemi di two-factor authentication per le VPN, che sfruttino password di tipo one-time, generate da token o da app per smartphone.
- Per l’utente che opera in mobilità, il manager ricorda tra le criticità quelle derivate dall’aumento di applicazioni malevole, soprattutto rivolte a sistemi operativi Android, anche tra quelle presenti negli store ufficiali.
Poi, la configurazione dei sistemi, che spesso non tiene conto dei contesti all’interno dei quali si muove l’utente (“Per esempio – dice il manager – se questo si collega alla sua casella di posta da un aeroporto tramite una rete wi-fi totalmente aperta, senza cifratura, e il client di posta non è impostato per cifrare il traffico, un malintenzionato nei paraggi potrebbe riuscire a intercettare le credenziali di accesso”). Infine, la tendenza degli utenti, per agevolare il lavoro da remoto, a sfruttare piattaforme di file sharing di derivazione consumer, inadeguate sul piano della security.
- Il Byod rimane un ambito delicato che impone all’It la sfida di dover gestire device diversificati sui quali coesistono vita e applicazioni sia personali che aziendali. Sul piano tecnologico, i sistemi di Mdm (mobile device management) potrebbero risultare di difficile applicazione “perché significherebbe – dice Berta – chiedere alla persona di installare su un dispositivo personale del software aziendale che limita alcune azioni, per esempio lo scaricamento di alcune applicazioni”; per rispondere alle sfide del Byod, nonché della mobile security in generale, è dunque utile puntare su soluzioni in grado di mettere in sicurezza l’infrastruttura di rete stessa dell’azienda, abbandonando un approccio alla difesa perimetrale e analizzando il traffico che “circola” all’interno del network: “È quello che cerchiamo di fare col nostro Security Fabric – spiega il manager – Un sistema composto da strumenti diversi – dagli Internal Segmentation Firewall a sistemi avanzati per la gestione degli accessi come Secure Access, dalle soluzioni antispam ai sistemi di sicurezza per proteggere le risorse in cloud – che però si parlano e sono in grado di interagire”; la visibilità e il controllo unificato tramite una singola interfaccia di gestione, che offre questo strumento, è in linea con l’approccio che, secondo il manager, è oggi indispensabile per rispondere alle sfide poste dalla mobile security, e che spesso manca in molte imprese che negli anni hanno accumulato soluzioni di vendor differenti poco integrate tra loro.