Quale impatto ha la data privacy sui profitti aziendali? Parte da questo quesito la ricerca pubblicata da Zeotap e condotta da Censuswide.
Lo studio dimostra che il rapportarsi, da parte delle aziende, in modo non adeguato alla data privacy si traduce con la stessa probabilità in perdita di guadagno o in multe dalle autorità competenti. Oltre la metà dei consumatori, precisamente il 57%, ha infatti dichiarato che interromperebbe i legami con un’azienda che li contatta attraverso canali non autorizzati.
Per la stesura del rapporto, intitolato The value exchange: unveiling the commercial impact of customer data privacy, sono stati intervistati 3.000 consumatori nel Regno Unito, Germania e Spagna, indagando le loro attitudini rispetto alla condivisione di dati con le aziende con cui interagiscono, con l’obiettivo di comprendere quanto le pratiche di data privacy delle aziende stesse possono migliorare o danneggiare la loro capacità di acquisire e mantenere clienti.
I risultati evidenziano come i consumatori abbiano sviluppato una spiccata sensibilità verso la data privacy: nell’ultimo anno, infatti, il 60% dei consumatori è diventato più consapevole delle informazioni personali che condivide con le aziende.
E, nonostante le numerose novità normative, come il GDPR, solo il 40% dei consumatori percepisce di avere controllo e sicurezza rispetto al modo in cui le proprie informazioni personali vengono utilizzate dalle aziende con cui interagisce.
Le conseguenze di questo crescente livello di sensibilità rappresentano da un lato un avvertimento, dall’altro una chiamata alle armi per le aziende che gestiscono i dati dei clienti, poiché i consumatori affermano che l’impressione che hanno in merito alle politiche di data privacy di un’azienda influenza direttamente la scelta di spendere o meno con la stessa.
Una buona condotta in merito alla gestione dei dati può diventare un elemento di differenziazione competitiva e un motore di guadagno. Il 62% dei consumatori è più disposto ad acquistare da brand che garantiscono che le loro informazioni personali non verranno condivise con terze parti e il 58% di loro sarebbe più propenso a raccomandare quell’azienda ad amici e familiari.
Non è un mistero il fatto che commettere errori significa perdere entrate. Quando ai consumatori è stato chiesto cosa farebbero se venissero contattati attraverso un canale in cui non hanno fornito il consenso, il 57% di loro si è dichiarato disposto a tagliare del tutto i ponti con quell’azienda.
La ricerca ha anche rivelato che i consumatori hanno forte consapevolezza del fatto che i loro dati rappresentano, per i brand, “il nuovo petrolio”: il 35% crede che il proprio indirizzo e-mail valga più di 100 dollari per un’azienda. Tuttavia, la buona notizia per i marketer desiderosi di proteggere i loro profitti è che i consumatori preferiscono condividere i propri dati in cambio di esperienze personalizzate, rispetto a sconti o servizi gratuiti.
“Lo studio – ha detto Projjol Banerjea, Founder e CPO di Zeotap – evidenzia come la data privacy sia oggi molto più di una questione di conformità legale; è una questione di reputazione del brand, di differenziazione e, per estensione, di profitto. Per tutti coloro che sono meno inclini a prendere sul serio la data privacy perché, magari, non sono stati ancora vittime della minaccia di sanzioni pecuniarie, questo dovrebbe servire come un campanello d’allarme: la perdita del cliente e il fatto che possa smettere di usufruire dei servizi offerti è la parte più importante.”