Gestire la complessità è la sfida che oggi in molti si trovano ad affrontare, in azienda ma non solo. Anche in Internet si hanno dinamiche e novità che tendono a creare un’entropia incontrollabile. Ogni Paese cerca di regolarne i meccanismi e i trend in modo più o meno intenso e aperto: dipende dall’approccio scelto per innovare e dai valori nazionali da proteggere. India e Cina sono due esempi di “controllo della complessità” differenti, ma simili nel piglio proattivo, polarizzato e quasi invadente adottato.
Un tribunale cyber spunta nell’Digital India Act
Nelle scorse settimane il governo indiano ha tenuto una consultazione per affrontare i rischi legati alle tecnologie emergenti e proteggere i diritti dei cittadini. Intende farlo senza troppi scrupoli, anche gestendo e fissando dei paletti per la crescente varietà di intermediari su Internet. L’obiettivo è quello di creare un meccanismo giudiziario facilmente accessibile, che permetta ai cittadini di risolvere le controversie informatiche in modo tempestivo e semplice.
Il governo afferma di non voler abbandonare nessuno nella gestione di fenomeni complessi e nuovi come catfishing, cyber stalking, cyber trolling, gaslighting, phishing, revenge porn, cyber-flashing, dark web, cyberbullismo, doxing, salami slicing, ecc.
Le iniziative di protezione e supporto saranno indicate nel Digital India Act tuttora in preparazione, assieme a nuove norme di divulgazione per la raccolta di dati e standard che assicurino l’anonimato. L’India è infatti da anni orfana di regolamenti sulla privacy e sulla data protection. Un vuoto oggi improponibile, visto il ruolo centrale che i dati stessi giocano, soprattutto in India, Paese popoloso dove molti innovatori sperimentano business plan data-driven.
La strategia anti-fake news cinese diventa a 360 gradi
Mentre l’India prepara e affina il proprio Digital Act, la Cina compie un giro di vite sui social media. La sua mission è quella di “ripulire” Internet da contenuti pericolosi o volgari ma, soprattutto, da quelli non in linea con i valori nazionali.
La Cyberspace Administration of China (CAC) stavolta si è focalizzata sul comportamento degli account di produzione di contenuti gestiti in modo indipendente su siti come Weibo e WeChat, noti come “self-media“.
Le sue nuove iniziative legislative in arrivo punteranno a regolamentare un’ampia gamma di comportamenti “non graditi”, compresi quelli giornalistici. Fino ad ora il governo si era concentrato sul campo finanziario, ora vuole allargare il controllo e la censura, andando oltre la repressione delle fake news economiche.
Lo spirito con cui interviene il governo è quello di responsabilizzare maggiormente le piattaforme nella gestione di tali account. Se non si dimostrano filogovernativi, dovranno essere “digitalmente” frenati.