Strategie

Proteggere l’azienda è una vera e propria impresa

I tagli ai bilanci, i compromessi con il management e le nuove architetture descrivono lo scenario inquadrato da Fortinet come particolarmente impegnativo per i Cio chiamati a far combaciare il tutto

Pubblicato il 06 Ott 2014

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Filippo Monticelli, country manager di Fortinet

I rapporti tra Cio e dirigenti non sono mai stati semplici. Fino a quando le disponibilità finanziarie erano soprattutto da gestire, il problema maggiore era trovare l’accordo. Ora, con la priorità economica da qualche tempo spostata molto più verso il contenimento dei costi, l’influenza decisionale del management è aumentata a dismisura. L’avvento di realtà come il Byod inoltre, portando la tecnologia di alto livello molto più vicino all’utente finale rende il compito dei responsabili It molto più arduo. Per capire quanto e come questa situazione corrisponda a realtà e influenzi le strategie aziendali, Fortinet ha chiesto a Lightspeed GMI di realizzare Security Census 2014, chiamando in causa i rappresentanti di oltre 1.600 aziende in 15 nazioni.
Nel campione distribuito in modo molto omogeneo, solo negli Stati Uniti il coinvolgimento è stato doppio, hanno trovato posto anche cento aziende italiane, per buona parte al di sopra dei 500 utenti It. Complessivamente, solo l’8% degli intervistati rientra nella fascia da 100 a 500 dipendenti.

Diverse le aree messe a fuoco, a partire dal clima che si respira attualmente nell’ambiente a livello dei Cio, soprattutto quando si parla di budget. “Ci interessava in particolare capire se nell’ambito aziendale le problematiche si sicurezza siano viste ancora come ostacoli a introdurre innovazione – afferma Filippo Monticelli, country manager di Fortinet -. Oltre a questo, abbiamo investigato anche su altri temi molto attuali, come big data, privacy e outsourcing”.

Le sensazioni trovano il conforto delle cifre. Rispetto a un’analisi simile effettuata lo scorso anno infatti, la pressione accusata da Cio in tema di sicurezza è cresciuta, passando dal 47% al 60%. Un andamento in linea con il risultato globale, anche se più accentuato nel nostro Paese. “Entrando nel dettaglio, colpisce come in Italia questo sia ricondotto alle nuove tecnologie addirittura nel 94% dei casi – sottolinea Monticelli -. Un risultato decisamente maggiore dell’88% complessivo. Una situazione analoga si verifica inoltre nella crescente pressione subita dai vertici aziendali, 92% contro l’87% globale. Non mi stupisce, alla luce di come si arrivi tradizionalmente in ritardo nel recepire i problemi”.

La situazione migliora però analizzando il livello di consapevolezza sulle problematiche di sicurezza, passato dal 55% al 70%. In questo caso il dato locale rientra infatti nella media, come conferma in parte l’attenzione verso le nuove frontiere in materia di sicurezza, a partire dalla biometria. Mentre con il 9% l’Italia appare indietro per quanto riguarda le soluzioni già adottate dal 16% globale, l’intenzione di usare questo tipo di soluzioni rispecchia l’andamento complessivo. Il 32% infatti prevede di integrare un sistema biometrico nel corso dei prossimi dodici mesi, mentre un altro 35% è convinto di farlo nel giro di tre anni. “Solleva qualche perplessità come solamente il 20% manifesti preoccupazioni legate all’integrazione della tecnologia nelle proprie infrastrutture – osserva Monticelli -. Rispetto al 34% totale, è indice di un eccesso di fiducia che può rivelarsi rischioso”.

Tutto quanto introduce novità nel sistema informativo aziendale ha inevitabilmente ripercussioni sulla sicurezza. La portata dei big data rischia di spingere questo principio all’estremo e da qui l’intenzione di approfondire anche questo aspetto. Le realtà italiane appaiono pronte alla sfida tanto quanto i colleghi oltre frontiera. Per il 45% la priorità sarà reperire nuovi stanziamenti e altre risorse per riuscire a gestire la situazione; la stessa cifra intenzionata invece a concentrarsi maggiormente sull’esigenza di ripensare la strategia aziendale. Non può infine fare ameno di colpire l’11% convinto che non cambierà nulla. “A livello verticale, emerge come sia il mondo finance il più sensibile a queste tematiche, rilevanti anche per la PA e le tlc quando si tratta di capire come reperire i fondi”. Nell’insieme prevale comunque la convinzione che l’importanza del tema big data porterà a un aumento dei bilanci dedicati, almeno così la pensa l’80% degli intervistati, 7% più di un anno fa”.

A questo punto, Fortinet ha voluto chiarire due ultimi aspetti. Prima di tutto, se e quanto la sicurezza possa rivelarsi un ostacolo all’innovazione. Seppur di poco, la situazione locale risulta ribaltata rispetto al dato complessivo. Solo il 45% in Italia ammette di aver dovuto rallentare o addirittura rinunciare a mettere in pratica progetti a causa di questioni legate alla sicurezza. Una situazione più in generale accusata nel 53% dei casi.

Lo sbocco naturale di tanti problemi, potrebbe essere quello di affidarli a terzi, sfruttando il rinnovato slancio verso l’outsourcing favorito dalla flessibilità del cloud computing e dalla varietà di soluzioni proposte. “Anche se di poco in effetti, l’aumento di complessità e le relative difficoltà di gestione risultano la motivazione principali per guardare all’outsourcing – ammette il country manager -. Dal mio punto di vista, è una direzione quasi obbligata e le aziende come noi devono essere pronte a rispondere alle priorità, indicate in affidabilità e buona reputazione, giudicate più importanti dell’offerta stessa”.

Al riguardo però, è fondamentale aiutare i potenziali clienti ad avere le idee chiare su ogni aspetto. “Spesso, la prima critica che mi viene avanzata accusa l’outsourcing di aumentare i rischi legati alla sicurezza – conclude Monticelli -. D’altra parte, alla fine molti lo prendono in considerazione proprio perchè vede aumentare i rischi della propria infrastruttura e temono di non poterli affrontare”.

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