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Smart working e produttività, binomio garantito dalla virtualizzazione di app e desktop

Nell’equazione “più smart working uguale più produttività” manca un elemento, la tecnologia, fondamentale per far sì che questo nuovo approccio introdotto con la pandemia possa davvero migliorare le performance della forza lavoro. Tra le opzioni più efficaci c’è la virtualizzazione, vantaggiosa anche dal punto di vista economico e di sicurezza come dimostrano soluzioni per desktop e applicazioni quali VDI e RDSH.

Pubblicato il 17 Gen 2022

sicurezza e workplace

Può apparire scontato che l’80% degli imprenditori digitali della community di Marketers ritenga di essere più produttivo con lo smart working, ma i dati ISTAT non lasciano scampo a chi ancora nega un diretto legame tra le nuove modalità di lavoro agile introdotte durante la pandemia e l’aumento delle performance. Nel solo 2020 l’istituto registra infatti un +1,3 % della produttività dopo anni con un ritmo del + 0,5%, con picchi nel finance e nella comunicazione ma anche in settori meno ovvi come Istruzione, Sanità e Servizi sociali.

Dopo mesi di dibattiti e previsioni, timori ed entusiasmi, ci sono dati certi a dimostrare che la forzata introduzione dello smart working sta portando vantaggi al sistema economico italiano, oltre che al benessere e all’equilibrio di molti lavoratori. Vale quindi la pena, con dovuto equilibrio, di investire su questo approccio anche dal punto di vista tecnologico, incanalando l’innovazione verso lo sviluppo di soluzioni sempre più funzionali e in grado di minimizzare gli inevitabili suoi “difetti”. L’obiettivo è creare condizioni adeguate perché ogni lavoratore possa confermare i numeri dell’ISTAT, dal punto di vista sia normativo che tecnologico e operativo.

Come presenti in ufficio, virtualizzando

Il primo passaggio necessario è quello verso un Digital Workspace che liberi ogni lavoratore dall’obbligo di presenza fisica permettendogli di collegarsi liberamente da qualsiasi luogo, con qualsiasi dispositivo. È l’ormai noto paradigma sbandierato dai sostenitori del modello agile “working anytime, anywhere” che da slogan, per diventare realtà, ha bisogno di tecnologie che rendano il workspace digitale fluido e innovativo, mobile friendly e compatibile con la scelta del BYOD.

La soluzione può essere quella di puntare sulla virtualizzazione sia del desktop, sia delle app utilizzate, attraverso un software che li ospita centralmente, simulandoli in un data center o nel cloud, consentendo così agli utenti di accedervi tramite un qualsiasi dispositivo connesso. Questa funzionale separazione dell’ambiente desktop/applicazioni dall’endpoint client fisico utilizzato può essere realizzata sia in modalità locale che remota. Nel primo caso il sistema operativo viene eseguito su un dispositivo client tramite la virtualizzazione hardware e permette agli utenti di soddisfare i requisiti di computing delle applicazioni con risorse di sistema locali senza bisogno di una connessione di rete continua. Se però c’è la necessità di condividere macchine virtuali o risorse tramite la rete con thin client o dispositivi mobile, è necessaria la virtualizzazione remota in cui sistemi operativi e applicazioni sono eseguiti da un server all’interno di un data center, mentre tutte le interazioni dell’utente avvengono su un dispositivo client che può a questo punto essere un laptop, un dispositivo thin client o uno smartphone.

Oltre all’evidente aumento di produttività, una scelta come quella della virtualizzazione di desktop e app, centralizzando i dati, minimizza i rischi di cybercrime legati agli endpoint e permette controlli granulari di compliance, utili soprattutto per settori ultra regolamentati come finanza, assicurazioni e sanità. C’è un impatto positivo anche a livello di semplificazione della gestione e un risparmio sui costi potendo ottimizzare le risorse messe a disposizione senza negarne l’utilizzo a nessuno.

Un desktop a cui connettersi, sempre e dovunque, con la VDI

Tra le possibili modalità di virtualizzazione del desktop, il primo elemento che si desidera “liberare”, una delle più utilizzate è la VDI. In questa infrastruttura un hypervisor segmenta i server in macchine virtuali che, a loro volta, ospitano i desktop virtuali a cui gli utenti accedono in remoto connettendosi tramite un gateway basato su software da qualsiasi posizione o dispositivo senza alcuna limitazione, dato che tutta l’attività di elaborazione viene effettuata sul server host.

A seconda del contesto, meglio scegliere di volta in volta la Virtual Desktop Infrastructure persistente o quella non persistente. La prima simula esattamente un desktop fisico personale che può essere quindi personalizzato e resta tale rispondendo alle esigenze dell’utente ogni volta che si connette. La soluzione non persistente è più economica e semplice ma fornisce al lavoratore in smart working desktop generici senza salvataggio delle modifiche, adatti per chi svolge un insieme limitato di attività ripetitive.

Scelta la modalità migliore per far crescere la propria produttività, ogni organizzazione si trova tra le mani una soluzione tecnologica che supporta il team IT nell’abilitazione del lavoro da remoto fornendogli il controllo centralizzato sulla distribuzione virtuale dei desktop ai vari utenti, liberi a loro volta di interagire con il sistema operativo e le applicazioni da qualsiasi posizione. La user experience sarà paragonabile a quella dei tempi dell’ufficio se non migliore perché l’IT ora può installare patch, aggiornare e configurare tutti i desktop virtuali molto più agilmente.

Altri due vantaggi fondamentali della VDI sono l’abbattimento dei costi e l’aumento della sicurezza. Il risparmio in risorse deriva dal fatto che, concentrando la maggior parte del computing in un data center e riducendo al minimo quella richiesta negli endpoint, un’azienda può munirsi di computer e dispositivi a basso costo per gli utenti finali senza intaccare la loro produttività e la loro soddisfazione. Il fatto invece che tutti i dati non siano distribuiti nei vari dispositivi, costituisce un enorme vantaggio per chi si occupa di cybersecurity e che si trova così meno rischi da gestire legati al furto o allo smarrimento di dispositivi oltre che in grado, centralmente, di definire ogni volta quali utenti possono accedere a determinati dati e applicazioni e quali rimuovere.

Virtualizzazione app agile e veloce con RDSH

Adatta per abilitare lo smart working, anche in quelle realtà che optano per il non sempre consigliato ma a volte inevitabile Bring Your Own Device, conveniente anche quando il lavoro si svolge su turni o prevede attività limitate, la VDI viene spesso associata alla virtualizzazione delle applicazioni, attraverso un host RDS. Questa soluzione tecnologica prevede che siano ospitate in un computer server che può essere una macchina virtuale o un server fisico, a cui gli utenti anche in questo caso, come per la VDI, possono accedere attraverso un client web su un browser supportato o attraverso un client Remote Desktop e connettersi tramite protocolli in grado di assicurare un’esperienza utente ottimizzata per la consegna di contenuti remoti, tra cui immagini, audio e video.

Per il bilanciamento del carico delle connessioni tra i server collegati è possibile raggruppare i server RDSH in collezioni e pubblicare selettivamente desktop o applicazioni a specifici colleghi e team di lavoro. Una soluzione come RDSH mostra, come prevedibile, vantaggi molto simili alla VDI, lato IT per l’agilità e la rapidità di realizzazione di aggiornamenti e interventi riparativi, lato lavoratori per la fruibilità, la flessibilità e la libertà di accesso e utilizzo delle applicazioni aziendali. Gli effetti della combinazione di RDSH e VDI non possono che essere positivi sulla produttività delle aziende che, scegliendo queste opzioni, andranno a far aumentare ulteriormente quel +1,3% stimato dall’ISTAT.

Guardando al panorama italiano, pur mantenendo un razionale ottimismo, non si possono però ignorare anche altri studi e ricerche che mettono in luce l’insoddisfazione di alcuni dipendenti di fronte a digital workspace ancora poco efficienti e innovativi che impattano sulle loro performance, oltre che sul loro benessere lavorativo, come anche lo scetticismo di una certa parte di aziende rispetto ad un reale aumento della produttività e ancora legate all’idea di “controllo a vista”.

È una responsabilità e una sfida per chi si occupa di innovazione tecnologica quella di rendere le proprie soluzioni sempre più efficaci e far cambiare loro idea. Nel caso del processo di virtualizzazione di desktop e app, ad esempio, si può partire con lo smascherare le parecchie insidie che VDI e RDSH nascondono, non risultando sempre semplici da implementare.

In questo whitepaper offerto da AD Consulting e realizzato da VMware, le si può trovarle elencate e ampiamente illustrate per conoscerle e affrontarle subito, con pragmatismo e voglia di cogliere le opportunità dello smart working senza pregiudizi o freni tecnologici.

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