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5G e metaverso in UE: servono gli investimenti di tutti per non restare indietro 

Contributi equi per evitare un digital divide europeo su 5G e metaverso. È ciò che chiedono le Telco a chi maggiormente guadagna dalle connessioni sempre più performanti che stanno fornendo a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Guerra, crisi energetica ed emergenza climatica rendono complesso per questo settore continuare a sostenere i costi di una digitalizzazione diffusa e di una connettività performante. È necessario collaborare anche economicamente per non finire fanalino di coda nella corsa verso nuovi orizzonti tecnologici indispensabili anche per un futuro più green. 

Pubblicato il 12 Ott 2022

5g e metaverso

L’Europa deve imparare a fare squadra per rispondere efficacemente a sfide inedite come la guerra in Ucraina, la crisi energetica e il cambiamento climatico. Non solo sui tavoli politici, ma anche sui mercati, soprattutto in quelli che sottendono tecnologie sempre più indispensabili per la sua competitività e la sua sovranità digitale.

È con questo senso di urgenza che il mondo Telco ha scritto alla Commissione Europea a fine settembre una lettera firmata da 16 CEO tra cui quelli di Vodafone Group, TIM Group e Fastweb. Mentre i vari membri riesaminano le priorità per l’ultima parte del mandato quinquennale, le Telco li tranquillizza confermando l’impegno nel potenziare l’accesso a infrastrutture e servizi digitali inclusivi e nel ridurre drasticamente le emissioni di carbonio.

Poi, però, rivolge loro una richiesta, non nuova, ma stavolta ancora più chiara, diretta, argomentata e urgente. Per lo sviluppo di 5G e del metaverso, serve il contributo di tutti, anche economico, e i primi a offrirlo dovrebbero essere coloro che li sfruttano per fare business.

Una “colletta” per evitare l’ennesimo digital divide

Gli obiettivi di connettività dell’UE sono decisamente ambiziosi: entro il 2030 mira alla copertura totale delle reti ad altissima capacità, come la fibra e il 5G. Il settore Telco ci crede e lo dimostra investendoci circa 50 miliardi di euro all’anno. In passato avrebbe potuto anche bastare, ma ora c’è il forte rischio di non riuscire a far fronte alle nuove criticità emerse con la crisi energetica e gli shock post-pandemici subiti da mercati e supply chain. I soli cavi in fibra ottica, per esempio, oggi costano il doppio rispetto a due anni fa.

Per evitare un arresto nell’avanzata tecnologica europea, le Telco chiedono ai maggiori generatori di traffico di contribuire adeguatamente. L’obiettivo è aiutarsi a vicenda per evitare che l’Europa maturi un digital divide su 5G e metaverso nei confronti di altre economie, USA e Cina ma anche altre emergenti e “aggressive” su questo piano.

Le righe consegnate di recente alla Commissione sono un ribadire più esplicitamente una richiesta già avanzata nel novembre 2021. In quel contesto era intervenuta anche la GSM Association facendo dei nomi. Secondo le sue stime, infatti, sono Alphabet, Meta, Netflix, Apple, Amazon e Microsoft i maggiori portatori di traffico (57%) e anche i player che traggono più profitti (57%) avendo margini molto più elevati di guadagno rispetto alle Telco.

I 16 CEO firmatari della richiesta non battono cassa facendone uno scontro tra settori o un attacco alle “big”, preferiscono spiegare l’impatto benefico che si avrebbe con il loro contributo. Per i consumatori significherebbe maggiore copertura, resilienza e qualità grazie a un roll-out più rapido e inclusivo. Per le PMI, invece, un driver fondamentale di competitività in un mercato sempre più veloce e globalmente interconnesso.

Connettività come leva per potenziare una digitalizzazione sostenibile

L’investire “in massa” sull’asset connettività aiuterebbe l’Europa anche a livello di sostenibilità e ESG, accelerando il raggiungimento dell’obiettivo net zero. La Commissione Europea non potrebbe che apprezzare, avendo già sostenuto una Green Digital Coalition per promuovere i vantaggi di sostenibilità ambientale che possono derivare dalla tecnologia digitale. La richiesta delle Telco è però quella di stilare un calendario di micro-obiettivi e avanzamenti tempestivi in cui intrecciare transizione digitale e ambientale. Così facendo, secondo le stime ufficiali si avrebbe una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 20%. Un’accelerazione green di cui l’Europa ha fortemente bisogno, possibile solo se tutto l’ecosistema che sfrutta la sua digitalizzazione contribuisce equamente e responsabilmente.

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