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A Tokyo wi-fi sharing per minimizzare l’hardware

I cinque milioni di punti di accesso wi-fi in eccesso di Tokyo, privati, potrebbero diventare di dominio pubblico e aiutare la città ad essere sempre più connessa. NTT lancia l’idea e ne immagina i dettagli, anche se resta l’incognita sicurezza

Pubblicato il 05 Giu 2023

5G e wifi

Il mondo ogni giorno è sempre più connesso e deve esserlo perché tutto funzioni e nessuno rimanga indietro. Ciò vale anche e soprattutto in una grande metropoli come Tokyo, con milioni di abitanti e un digital divide importante. Ecco allora che la bug tech nipponica NTT propone un’idea in grado di ottimizzare i punti di riferimento della rete, evitando che la città e i cittadini vengano presto sommersi dall’hardware.

La blockchain traccia e remunera

I punti di accesso wi-fi a Tokyo superano i cinque milioni, li ha censiti NTT stessa facendo notare che sono 20 volte più di quelli di cui la città avrebbe bisogno. Ciò accade perché la maggior parte risulta riservata all’uso privato, ma non è questo un buon motivo per tacere di fronte a questo “spreco”. Appresa questa sovrabbondanza di hardware, infatti, l’azienda propone di condividere la flotta per far fronte all’aumento della domanda di comunicazioni wireless senza aggiungerne altro. È così convinta di questa iniziativa che ne ha già saggiato la fattibilità. Nelle scorse settimane ha infatti eseguito un test di condivisione del network con uno schema preciso e che coinvolge anche gli operatori dei punti di accesso wi-fi.

Il loro non sarà un ruolo passivo, però: l’idea di NTT impatta fortemente sugli attuali meccanismi di connessione e cambia i ruoli di una filiera da sempre complessa. Notevole sarà prima di tutto l’impatto sui modelli di business degli operatori che, mettendo a disposizione la loro larghezza di banda, ottengono una parte delle entrate derivanti dalle connessioni.

Dal punto di vista dei cittadini, ciò che accadrebbe è semplice da spiegare: una volta trovata una rete disponibile potranno connettersi in modo fluido, innescando un meccanismo basato sulla blockchain. Per stabilire il collegamento richiesto, infatti, verrà eseguito un contratto utilizzando Ethereum Proof of Authority, per verificare le identità e avviare gli accordi di fatturazione back-end. Grazie a questa tecnologia, le connessioni e i pagamenti saranno tutti registrati e resteranno consultabili nel tempo.

Efficienza energetica e sicurezza, priorità monitorate

Data la connessione “a chiamata”, si potrebbe verificare qualche ingorgo sulla rete, con uno specifico punto wi-fi sommerso di richieste. Anche NTT ci ha pensato e ha già sviluppato tecnologie ad hoc per garantire una condivisione dello spettro efficiente. Infatti, presentando la sua proposta di sharing, precisa che tutti i nodi di rete coinvolti “utilizzano le informazioni della blockchain-ledger, per regolare il numero di connessioni dei terminali in modo decentralizzato e autonomo e per migliorare la qualità delle comunicazioni”.

Se questa proposta diventerà realtà, Tokyo potrebbe non dover aggiungere altri accessi Wi-Fi o celle 5G private. I cinque milioni di punti condivisi basterebbero per rispondere alla inevitabile crescita della domanda di connettività. Rassicurante anche sapere che le reti potranno scalare senza far schizzare alle stelle il consumo energetico.

Malgrado l’entusiasmo per questo progetto di ottimizzazione tecnologica, restano però dei dubbi ancora da sciogliere. Uno dei più diffusi, per esempio, riguarda il modo in cui isolare le connessioni transitorie dal traffico creato dal proprietario o dall’operatore di un punto di accesso. Altri timori sono quelli in merito ai vari aspetti inerenti alla sicurezza che devono essere accuratamente presidiati, trattandosi oltretutto di reti pubbliche.

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