Aumentano gli investimenti e si comincia a decidere il concreto destino del 6G, ma non solo. Si entra anche nel merito dei più specifici aspetti tecnologici della connettività del futuro. L’Europa, a fine 2022, ha deciso di compiere passi avanti importanti sul nuovo standard wireless. Dopo aver annunciato a ottobre un aumento dei fondi per la ricerca 6G e 35 nuovi progetti da 250 milioni di euro, a dicembre vede nascere un gruppo di studio dedicato ai terahertz.
Larghezza di banda, velocità e lunghezze d’onda: i vantaggi di frequenza da indirizzare
A voler guardare avanti, e portarsi avanti, è l’Istituto Europeo per gli standard di telecomunicazione (ETSI) che ha presentato il nuovo Industry Specification Group (ISG). L’obiettivo di questa task force, composta per ora da 31 aziende, è approfondire lo studio di un potenziale uso delle frequenze terahertz nelle comunicazioni 6G.
“Un’indagine preliminare”, si potrebbe definire, per individuare e decidere le priorità, nella piena consapevolezza che questa tecnologia si trova ancora in una fase embrionale. Anzi, proprio per questo, è il momento giusto per poter essere liberi di scegliere come ottimizzare know how e investimenti, senza dover improvvisare analisi dell’ultimo momento.
D’altronde, i vantaggi di queste frequenze (presumibilmente comprese tra 100GHz e 10THz) sono già ben noti. Renderanno disponibile un’enorme quantità di larghezza di banda: 137GHz di spettro, disponibile tra 275GHz e 450GHz, secondo l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU). Al contempo, permetteranno di sfiorare una velocità di trasmissione dati di diversi terabit al secondo, con segnali caratterizzati da una piccola lunghezza d’onda. La “lambda” perfetta per dispositivi e antenne compatti e miniaturizzati, che l’utente si aspetta di poter utilizzare a breve.
Anche dal punto di vista delle sfide, il nuovo ISG sa già dove deve concentrare sforzi, tempo ed energie. Confrontando i terahertz del 6G con le frequenze delle onde millimetriche (mmWave) adottate per i servizi 5G ad alta velocità – tra 24GHz e 40GHz – emergono due punti deboli: l’assorbimento molecolare e le perdite di diffusione. Sono entrambi effetti di propagazione specifici, da minimizzare e di cui tener conto durante l’individuazione delle priorità nel futuro prossimo.
Non solo AR/VR e robotica, ma anche mobile nel futuro spettro THz
Tra i primi casi d’uso che possiamo immaginare per queste frequenze, ci sono tutte le applicazioni mobile che richiedono un’elevata velocità di trasmissione dei dati, come la realtà virtuale o la realtà aumentata. Ammiccano esplicitamente al metaverso, come anche la seconda tipologia di applicazioni abilitata, quella che richiede un’ottima capacità di comunicazione e di rilevamento. Due esempi significativi in questo ambito sono la telepresenza olografica e la robotica interattiva.
L’ETSI sostiene che i terahertz avranno un ruolo nella prossima generazione di reti cellulari. La creazione del gruppo dedicato, infatti, sarebbe anche un modo per avere già ora un team specializzato, pronto per supportare il futuro lavoro di standardizzazione del 3GPP.
La decisione con cui si sta muovendo ETSI, desta in alcuni stupore e soddisfazione, in altri molte perplessità. C’è infatti chi pensa che, più che concentrarsi su terahertz o altre “fette” di frequenze, per il 6G si debba puntare sull’agilità spettrale, ovvero sulla capacità di sfruttare le bande di spettro in base alle frequenze disponibili. Un diverso punto di vista tecnologico, a cui fanno seguito critiche più esplicite: c’è chi ritiene il focus sui terahertz una iniziativa “di nicchia”, per ingegneri, inutile per l’utente finale
Il lavoro di questo ISG, però, sarebbe un patrimonio comunque prezioso per ETSI, perché prevede numerose sfide analoghe a quelle della tecnologia a onde millimetriche. Il suo obiettivo è quindi anche farlo collaborare con altri gruppi di studio ETSI, unendo le forze per darne al 6G.