Dal Regno Unito arriva l’idea di spingersi oltre i 6GHz nella banda, cercando di ottimizzare l’uso di queste frequenze finora poco esplorate nelle connessioni wireless. Un’idea non nuova nel mondo – già altre potenze hanno adocchiato questo spazio di manovra – ma che stavolta viene proposta in modo (stranamente) collaborativo. Anche al di là della Manica c’è la consapevolezza della necessità di fare sistema, soprattutto in ambito Telco, in Occidente.
L’ibrido necessario per la convivenza ad alte frequenze
Lo “stimolo” nasce da una recente mossa dell’autorità britannica di regolamentazione delle telecomunicazioni Ofcom che ha avviato una consultazione su proposte per dare accesso alle frequenze nella banda superiore dei 6GHz sia alle reti mobili che agli utenti Wi-Fi. Un desiderio comprensibile e non inaspettato, ma che deve essere supportato da meccanismi appropriati che lo rendano realizzabile.
Si tratterebbe delle frequenze comprese tra 6425 e 7125MHz, per ora concesse in gran parte a uso esclusivo a utenti mobile con licenza ad alta potenza, o agli esenti da licenza a bassa potenza come il Wi-Fi. Una situazione diventata ormai anacronistica, oggi, soprattutto a fronte della crescente domanda di spettro da parte di una serie di servizi nuovi ed esistenti. Ofcom, infatti, associa alla proposta quella di un radicale cambio di approccio, per iniziare a consentire sia alla telefonia mobile che al Wi-Fi di utilizzare la banda superiore dei 6GHz anche quando sono relativamente vicini l’uno all’altro.
A tutti gli effetti, si inaugurerebbe una nuova modalità ibrida di condivisione, un’evoluzione che potrebbe essere poi estesa ad altre bande di frequenza attualmente prese in considerazione per le applicazioni future, come le gamme 7-24GHz e THz proposte per le reti 6G.
Verso un’armonizzazione internazionale
Sempre che l’idea piaccia, va compreso come renderla tecnicamente attuabile in modo discretamente impattante per i diversi ecosistemi. Si potrebbe sfruttare il fatto che telefonia mobile e Wi-Fi presentano diverse caratteristiche di utilizzo.
La prima ha stazioni base all’aperto, mentre i punti di accesso Wi-Fi tendono a essere distribuiti in ambienti chiusi. La soluzione sarebbe, in questo caso, il supportare l’uso indoor del Wi-Fi nella banda superiore dei 6GHz, consentendone al contempo l’uso mobile all’aperto.
Anche un modello di condivisione geografica potrebbe costituire una valida alternativa. In questo caso si concederebbe l’uso della banda superiore a 6GHz alle reti mobile solo in specifiche località ad alto traffico, lasciando le restanti a quello tramite Wi-Fi.
Per ora si tratta di prime ipotesi, che nascono dalla certezza della necessità di trovare meccanismi per gestire la coesistenza tra le diverse tecnologie legate a Wi-Fi e reti mobile. Ofcom propone, per esempio, l’istituzione di database per specificare dove e quando è consentito l’accesso e le modifiche ai meccanismi di rilevamento dei canali. Il Wi-Fi sarebbe già pronto, grazie al channel sensing che rileva se altri nodi stanno trasmettendo, ma per i segnali mobile è ancora tutto da inventare.
Un ulteriore ostacolo in vista è la convivenza ibrida con altri servizi, come i collegamenti wireless fissi, da cui la banda superiore a 6GHz è già utilizzata. Un ostacolo superabile, secondo Ofcom, anche gettando lo sguardo fuori confine per cercare un’armonizzazione internazionale. Questo passo sarebbe fondamentale per creare economie di scala e massimizzare i benefici socioeconomici offerti dalle comunicazioni mobile. Ofcom ha lanciato il messaggio e intanto lavora per ottenere entro fine anno un feedback dalle “parti interessate” sia sul principio della condivisione ibrida che sulle modalità pratiche della sua attuazione. Per il 2024 ha invece in mente di avviare un’ulteriore consultazione, stavolta su proposte specifiche per l’implementazione della condivisione ibrida nella banda superiore dei 6GHz.