Nel suo messaggio, in occasione della presentazione del report 2021 dell’Osservatorio 5G & beyond del Politecnico di Milano, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, aveva anticipato i contenuti del “Piano Italia 5G”, un importante un impegno pubblico che indica l’importanza per la ripresa assegnata alle infrastrutture di comunicazione e, in particolare, allo sviluppo del 5G.
Il ministro ha evidenziato l’eccezionalità dell’intervento: “È la prima volta che lo Stato interviene con un finanziamento pubblico nel mercato del mobile”.
L’investimento è poco più di 2 Mld di euro di origine PNRR, con la possibilità, se ci saranno fondi residui, di ulteriori misure a sostegno della domanda di servizi a banda ultra-larga includendo anche eventuali incentivi per l’adozione dei servizi stessi.
“Il piano è coerente e sinergico sia rispetto allo sviluppo già avviato sia agli impegni di copertura in capo agli operatori radiomobili – ha sottolineato Colao – L’obiettivo è indirizzare meglio le iniziative pubbliche mirate alla realizzazione di reti ad altissime capacità in grado di fornire anche servizi radiomobili innovativi a tutta la popolazione sul territorio nazionale”.
Il Piano Italia 5G punta a incentivare, su tutto il territorio nazionale, la diffusione delle reti 5G per non restare indietro rispetto ad altri Paesi (europei o internazionali) e per ottenere un significativo salto di qualità della connettività, nel rispetto delle norme UE sugli aiuti di stato. “È importante ricordarlo perché è la prima volta che facciamo un intervento di questo tipo e dovremo utilizzare regole non ancora testate”, ha aggiunto il ministro.
Piano Italia 5G, per diventare uno dei paesi più cablati
Pochi giorni dopo l’intervento del ministro, il 15 novembre, è stato pubblicato il Piano per la consultazione conclusa la quale (il 15 dicembre) verrà inviata la comunicazione alla commissione europea per una valutazione in merito ai possibili aiuti di stato. A seguire verranno svolte le gare che dovranno essere aggiudicate entro il giugno 2022, dunque con tempi strettissimi. “Entro il 2026 va raggiuto l’obiettivo di diventare uno dei paesi più cablati e meglio serviti d’Europa dal 5G”, è l’impegno prospettato da Colao.
Sono previste due linee di intervento distinte ma complementari per soddisfare le richieste di cittadini. imprese e pubblica amministrazione. Come ha successivamente spiegato in dettaglio Camilla Sebastiani, capo segreteria tecnica del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, gli investimenti pubblici finanzieranno la realizzazione dei backhaul in fibra ottica per le stazioni radio-base e la densificazione delle reti.
Il primo impegno rappresenta la condizione necessaria affinché il 5G possa fornire le prestazioni avanzate richieste per molte delle applicazioni in arrivo. Sono stati mappati 13.231 siti radiomobili che, secondo i piani dichiarati dagli operatori, non avranno un collegamento in fibra entro il 2026. Vanno tuttavia esclusi oltre 2mila siti circa risultano vicini (meno di 50 metri) a stazioni interessate dal piano già lanciato (Italia a 1 Giga) o che potranno beneficiare di vari piani di infrastrutturazione, secondo quanto dichiarato dagli operatori. Resta tuttavia un numero elevato di stazioni radio base che, se non fossero collegate in fibra ottica, rappresenterebbero un punto di debolezza dell’infrastruttura italiana su cui il mercato non è riuscito finora a fare da solo e non riuscirà entro il 2026. Lo Stato si impegna dunque a fornire le condizioni abilitanti per garantire non solo maggiore velocità di trasmissione ma anche quella bassa latenza necessaria per sviluppare le applicazioni avanzate.
“La consultazione ha riguardato la valutazione del modello di incentivo, il gap funding, che ci sembra il più appropriato, senza escludere interventi diretti dove si dimostri più conveniente anche in presenza di infrastrutture già realizzate dallo Stato”, ha precisato Colao.
Il secondo intervento riguarda la realizzazione di infrastrutture radiomobili per la fornitura di servizio con una capacità di trasmissione da 50 Mbps in downlink per quelle aree che dalla mappatura risultino al 2026 ancora a velocità inferiori a 30 Mbps e che dovrebbero includere l’1,6% della popolazione nazionale. “La densificazione della rete interverrà anche sulla mobilità ferroviaria non solo per fornire servizi migliori agli utenti finali ma anche per supportare le applicazioni per la mobilità intelligente da cui ci aspettiamo importanti vantaggi anche in termini di sostenibilità dell’ambiente”, ha precisato ancora Sebastiani. Di fatto l’intervento comprende corridoi 5G, strade extraurbane, aree mobili 5G a fallimento di mercato.
Indispensabile la partnership pubblico-privato
L’obiettivo del piano è soprattutto creare le condizioni affinché l’investimento privato possa svilupparsi in un ambiente più favorevole, fornendo le condizioni abilitanti. “Senza investimento dei privati non ci sarà trasformazione per gli utenti finali – ha spiegato Sebastiani – E’ dunque necessario che il privato faccia la sua parte, investendo per sviluppare i servizi, visto che lo Stato mette 2 miliardi nelle infrastrutture. Noi facciamo un intervento per superare gli alti costi della fibra, i privati devono creare le applicazioni”.
Non va dimenticato che la copertura 5g sarà comunque sviluppata sia in seguito a obblighi di copertura in capo agli operatori titolari delle frequenze del 5G che devono realizzarla per soddisfare le aspettative sia del mercato consumer sia del mercato business.
“Stiamo esplorando come usare i fondi PNRR in modo utile per il paese ma non lesivo di principi europei – sono state le considerazioni finali del ministro – Ci aspettiamo d’altra parte anche l’impegno dell’industria privata e una visione degli operatori, di infrastruttura e di servizio, che non si limiti a portare la fibra nelle case degli italiani ma voglia realizzare una copertura 5G ai migliori livelli europei, con il sostegno anche, ma spero non solo, di capitali pubblici”.