Diventano sempre più parte della vita quotidiana dei comuni cittadini degli “elementi” che, lontano dalla superficie della Terra, fino a qualche decennio fa erano più apprezzati nella fantascienza che nella realtà. Sono i satelliti.
Starlink è una delle aziende che maggiormente ha favorito questo “avvicinamento” e il suo ulteriore recente successo nel campo della telefonia la conferma tra i protagonisti più all’avanguardia del settore. Sembra infatti che i suoi ricercatori siano riusciti a portare effettuare uno scambio di SMS con dei normalissimi telefoni cellulari, “appoggiandosi” a satelliti orbitanti dotati di funzionalità DTC (direct-to-cell).
Sfide tecnologiche per un SMS “spaziale”
La notizia ha fatto il giro del mondo, facendo scatenare l’immaginazione di media e lettori che volevano decretare la fine del servizio cellulare terrestre. Uno scenario estremo a cui nemmeno Starlink e lo stesso Elon Musk puntano. Ciò che sottolineano è invece l’opportunità niente affatto trascurabile di eliminare le zone morte sparse in tutto il mondo. Non tanto per consultare social o “vagare” tra siti internet, ma per poter lanciare chiamata d’emergenza senza dover cercare disperatamente il segnale se perso in zone selvagge e profondamente rurali.
La comunicazione tra telefoni e satelliti è avvenuta sfruttando le bande di frequenza radio 4G/LTE appartenenti a T-Mobile US, bande non banali da gestire, come non banale l’uso di telefoni “normodotati” e non “superdotati”. Il superamento di questo traguardo, infatti, apre non poche sfide, sia dal punto di vista tecnico che normativo.
Per poter “parlare” con gli smartphone, i satelliti Starlink con capacità DTC sono infatti stati dotati di antenne con ricevitori sensibili e trasmettitori particolarmente potenti. In un certo senso dovevano “compensare” le loro comuni antenne, generalmente caratterizzate da un guadagno e una potenza di trasmissione molto bassi. Sempre dal punto di vista tecnico, da gestire anche i vincoli legati alla tempistica e alla latenza dell’LTE”. Starlink ci sarebbe riuscita, a quanto affermato dalla società stessa, realizzando un software capace di considerare “l’altitudine dei satelliti, le dimensioni e il posizionamento dei raggi, gli angoli di elevazione e il numero di satelliti, in modo da essere al limite della fisica in cui l’LTE è raggiungibile e affidabile”.
Non solo in USA: il disegno di Starlink è globale
Si tratta di un’impresa tecnologica non da tutti e che può essere replicata in altre zone e, volendo, anche da altri player. Per questo Musk non si sta gongolando sul successo ottenuto ma è in trattativa con gli organi di controllo di diversi Paesi per portare la sua tecnologia al di fuori degli USA. Fioccano in parallelo le partnership internazionali a partire da quelle con Rogers in Canada, con Optus in Australia, con One New Zealand, con il vettore giapponese KDDI, con il vettore svizzero Salt e con Entel che opera sia in Cile che Perù.
Per bruciare i competitor sul tempo, Starlink mira a offrire il servizio di soli SMS entro quest’anno e nel 2025 aggiungere la possibilità di parlare, supportando anche dati e IoT. Intanto il mercato si sta muovendo, già si avverte un aumento di attività animato dalla frenesia di sviluppare costellazioni satellitari prima non così potente. Uno dei più scalpitanti player è Amazon che, con il suo Kuiper, può vantare già interessanti partnership con il mondo delle Telco. Al momento non sembra pronto a offrire alcun prodotto DTC per competere con Starlink ma è ai suoi primi passi: bisogna ancora ben comprendere la direzione che vuole imboccare.
Prima che il mercato si evolva ulteriormente, la FCC (Federal Communication Commission) sta lavorando allo sviluppo di un quadro sostenibile “per un mercato competitivo per la copertura cellulare supplementare dallo spazio”. Un modo per provare a gestire la frenesia satellitare, prevenendo eventuali complicazioni normative che potrebbero frenarne la potenza e rallentarne o limitarne i vantaggi.