La Cina ha fatto un balzo in avanti con il 6G, realizzando la prima trasmissione wireless in tempo reale. Tutto merito dei ricercatori del China Aerospace Science and Industry Corporation Second Institute che “firmano” questo record, riportando l’attenzione su questa rete cellulare di nuova generazione, lasciando che le organizzazioni ne pregustino ancor di più l’implementazione.
Mentre il 5G cerca di farsi strada promettendo una bassa latenza, ma anche un ritardo durante la trasmissione, il 6G dovrebbe riuscire a minimizzarlo, abilitando un uso più efficiente dello spettro elettromagnetico.
Più dati e in contemporanea: le nuove frontiere wireless
Le premesse con cui la rete 6G si fa desiderare, in molti fanno nascere la tentazione di saltare una generazione. È proprio con la sesta, infatti, che si dovrebbero riuscire ad alimentare applicazioni come la realtà virtuale (VR) ad alta definizione, la comunicazione olografica e altre applicazioni simili ad alta intensità di dati.
Sarebbe questo il contesto di aspettative in cui è stata accolta la novità cinese, una volta tanto con pochi segreti “allegati” e tanti dettagli utili per chi vuole approfondirne il cuore tecnologico.
Per realizzare la prima trasmissione wireless in tempo reale, i ricercatori hanno utilizzato un’antenna speciale, generando quattro diversi modelli di fascio alla frequenza di 110 GHz. Questo ha permesso loro di trasmettere dati con una velocità di 100 gigabit al secondo su una larghezza di banda di 10 GHz.
Si tratta di un consistente miglioramento rispetto alle attuali performance, tutto dovuto alla tecnologia denominata dallo stesso istituto di “comunicazione a momento angolare orbitale terahertz”.
Con il termine terahertz, ci si riferisce alla gamma di frequenze comprese tra 100 GHz e 10 THz dello spettro elettromagnetico dove la più elevata è quella che serve per trasmettere più velocemente dati e informazioni. Un contributo significativo alle comunicazioni sicure e ad alta velocità.
La vera novità apportata dal team cinese è, però, l’uso del momento angolare orbitale (OAM). Si tratta di una tecnologia di codifica che permette di trasmettere più informazioni contemporaneamente. Con il 6G i ricercatori l’hanno sfruttata per trasmettere più segnali sulla stessa frequenza. Un modo efficace per ottimizzare lo spettro a disposizione.
Reti backhaul ora, lo Spazio a breve
Bisogna aspettare ancora qualche anno per implementare questa nuova combinazione tecnologica nel quotidiano, ma alcuni progressi “mirati” potrebbero essere visibili a breve. Lo confessano gli stessi ricercatori che stanno guardando con interesse la tecnologia di backhaul wireless.
Finora i dati vengono trasmessi dai dispositivi alle stazioni base e alle reti principali attraverso reti cellulari convenzionali. Si punta su cavi in fibra ottica, destinati a diventare sempre più numerosi, costosi e complessi da gestire. La tecnologia wireless per il backhaul, costituirebbe quindi un’affidabile via di scampo, per ottenere una maggiore flessibilità a costi inferiori. E sarebbe utilizzabile anche per le comunicazioni 5G esistenti.
A questa concreta e vicina prospettiva di implementazione, si aggiungono quelle legate a un futuro meno prossimo ma non utopistico. Quando il 6G sarà più maturo, infatti, il passo avanti appena compiuto dalla Cina potrebbe rivelarsi vincente anche per le trasmissioni a banda larga a corto raggio, come quelle dei lander e dei veicoli spaziali lunari e marziani. Gli Stati Uniti lo sanno bene e si sono infatti mossi per rispondere, superando con la una propria ricerca nazionale quella appena annunciata dagli avversari.