Tra il 2021 e il 2025 il 5G potrebbe far crescere il PIL europeo di circa mille miliardi di euro, dando lavoro a 20 milioni di persone in tutti i settori. Un orizzonte roseo quello immaginato dalla Commissione Europea che si macchia di grigio a fronte dei ritardi di adozione che l’UE sta maturando. La Corte dei conti Europea ne aveva già segnalati di gravi a febbraio 2022, la GSMA con i suoi dati aggiornati a fine giugno conferma un trend che inizia a diventare preoccupante.
4G predominante in UE mentre scompare in Corea, USA e Giappone
Nel report Mobile Economy Report Europe 2022, questa associazione di aziende operative nella telefonia mobile ha fotografato il livello di adozione del 5G da parte dei consumatori. L’Europa è indietro rispetto a Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti e il contesto attuale non sembrerebbe incoraggiare quell’accelerazione necessaria per restare almeno “a vista” delle altre economie sviluppate.
Nonostante la forte espansione dell’ecosistema di dispositivi 5G e la spinta delle campagne di marketing degli operatori, l’inflazione e il conflitto in Ucraina influiscono pesantemente sulle ambizioni infrastrutturali della maggior parte dei Paesi dell’Unione.
In quasi tutti si stanno implementando servizi commerciali 5G e circa due terzi degli operatori hanno lanciato reti 5G, ma il tasso di adozione consumer è attorno al 6%. Le migliori percentuali si registrano nel Nord Europa, con la Norvegia al 16% e la Finlandia al 13%, e anche Svizzera (14%), Regno Unito (11%) e Germania (10%) si mostrano competitive a livello globale. Osservando il panorama a livello continentale, però, il 4G continua a essere predominante.
Secondo GSMA questa generazione wireless raggiungerà in Europa il picco nel 2022 per poi diminuire, ma senza mai scendere sotto il 50% fino almeno al 2025. Ci si aspetta quindi un “cambio generazionale” di connettività molto lento, che lascerebbe l’Europa ben distante da Corea del Sud, Giappone e USA. La prima nel 2025 arriverà a un 73% di adozione del 5G, gli altri due al 68%. Nemmeno Regno Unito e Germania prevedono, da sole, di raggiungerli, bloccandosi al 61% e al 59%. L’Italia, anche nelle più rosee previsioni, resterebbe uno dei Paesi ritardatari, ma per lo meno in evoluzione. Nel report si prevede infatti che la presenza di 5G nella Penisola passerà dal 3% del 2021 al 38% del 2025 in corrispondenza di un calo del 4G dal 71% al 60% e di una quasi scomparsa di 2G e 3G.
Efficienza e rinnovabili per l’UE, Piano Italia 5G per il Bel Paese
Trattandosi di stime e proiezioni, c’è ancora uno spazio di azione per smentirle. Ciò potrebbe essere possibile prestando una maggiore attenzione alla creazione delle giuste condizioni di mercato per gli investimenti infrastrutturali. Come suggerito dalla stessa GSMA, l’efficientamento energetico e l’uso spinto di fonti rinnovabili potrebbero aiutare a far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia attuale e futuro.
Mentre la richiesta dell’Associazione europea degli operatori di reti di telecomunicazione rivolta alle Big Tech di pagare un contributo equo ai costi della rete resta senza risposta, nel nostro Paese si prova ad attuare il Piano Italia 5G. La Commissione Europea ha approvato in primavera un finanziamento da 2 miliardi di euro per la diffusione delle reti 5G nell’ambito del PNRR. Serviranno per effettuare interventi complementari rispetto alle concessioni già approvate, con un focus sulle aree mobili a fallimento di mercato.
Per accelerarne l’evoluzione sono stati previsti due bandi, il primo riguarda la realizzazione di rilegamenti in fibra ottica di siti radiomobili esistenti, il secondo le infrastrutture di rete mobili con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in download e 30 Mbit/s in upload nelle zone dell’Italia che, entro il 2026, non saranno servite da reti con velocità di scaricamento superiore a 30 Mbps. Gli incentivi sono consistenti ma “scadono” assieme al PNRR, il 30 giugno 2026: il Piano Italia 5G deve quindi diventare realtà entro 4 anni.