Portare interoperabilità nei più svariati settori è la principale mission della Linux Foundation. Lo è tuttora e più che mai, visto il crescere della tecno-dipendenza globale e del numero di aziende che si contendono il mercato. Poche, ancora, sono quelle che scelgono un approccio “open”, la maggior parte punta su tecnologia proprietaria per “avvolgere” il cliente con i propri servizi o prodotti. Similmente sta accadendo con i digital wallet.
Liberare le potenzialità dei digital wallet
I portafogli digitali sono nati come strumenti che consentono di effettuare transazioni in negozio od online, ma non solo. Stanno diventando sempre più anche una sorta di repository per memorizzare beni virtuali come i documenti di identità o le patenti di guida.
Tra i più noti provider oggi troviamo PayPal, Google e Apple: nessuno mostra nei fatti un grande interesse per l’interoperabilità. I loro digital wallet non comunicano, ciascuno ha blindato i propri utenti in una sorta di lock-in, sperando in nuovi casi d’uso efficaci da proporre, magari ispirati al metaverso, che li distinguano dai competitor.
È in questo contesto che la sezione europea della Linux Foundation ha scelto di lanciare la OpenWallet Foundation (OWF). L’obiettivo è quello di alimentare portafogli digitali interoperabili, per portare una maggiore libertà e apertura in una fetta di mercato da non sottovalutare più. Il valore totale di tutte le transazioni di portafogli digitali nel 2021 è stato, infatti, di ben 15.900 miliardi di dollari. Una posta in gioco per cui vale la pena di “scombinare le carte”, in nome di un futuro di competizione più aperta e stimolante.
Ciò che nella pratica l’OWF si propone di creare è un “motore open source” che alimenti digital wallet in tanti differenti casi d’uso. Si partirebbe dal semplice documento d’identità, fino ai pagamenti e alla memorizzazione di credenziali personali per certificazioni di lavoro e di istruzione. Si parte dai più “banali” per poi aprire a innovazioni più coraggiose.
Ciò che l’OWF sicuramente non farà è un suo distinto digital wallet proprietario. Si limiterà a fornire un nucleo tecnologico che qualsiasi player potrà utilizzare per alimentare i propri portafogli digitali. Per crearlo, ha “studiato” sia gli standard che i portafogli, per poi innestare la propria proposta esattamente tra questi due livelli. Sopra gli standard, ma sotto i portafogli. La stessa Linux Foundation Europe, descrive infatti la sua proposta come un insieme di progetti distinti, che funzionano in tandem e che incorporano linguaggi diversi progettati per i vari casi d’uso dei portafogli digitali.
Più interoperabilità per una vera identità digitale europea
Il lancio di questa iniziativa avviene circa cinque mesi dopo quella della Linux Foundation Europe, la “succursale” europea della storica fondazione USA. È nella sua sede, infatti, che risiederà ufficialmente la OWF. Una scelta ragionata e puntuale: la sua natura e le sue aspirazioni sono perfettamente in linea con la piega che sta prendendo l’Unione Europea. Molti attenti osservatori, da tempo hanno colto come sia in corso una vera e propria lotta contro l’etica del “giardino recintato” delle grandi tecnologie. Quella che potrebbe essere solo un’impressione, trova conferma nelle nuove regole per imporre l’interoperabilità tra le piattaforme di messaggistica, contenute nel Digital Markets Act.
Ben venga la condivisione di intenti, ma ciò significa anche che la OWF, nel portare avanti i propri piani, dovrà fare i conti con quelli dell’Unione evitando sovrapposizioni, contraddizioni o “doppioni”.
Proprio in questi mesi, per esempio, l’Europa starebbe cercando di incorporare i portafogli digitali nel suo attuale regolamento eIDAS (identificazione elettronica, autenticazione e servizi fiduciari). Un passo avanti verso la già annunciata e attesa identità digitale europea unica. La stessa, infatti, permetterebbe anche di effettuare transazioni e verifiche in tutte le aziende e le amministrazioni pubbliche.
Sempre l’Unione, tramite la Commissione europea, si sarebbe mossa anche per sviluppare un portafoglio di identità digitale interoperabile a livello europeo, basato su standard comuni.
L’OWF dovrà quindi muoversi con attenzione e tempestività, per essere efficace, sfruttando al meglio l’onda di innovazione UE. Per il momento sembra abbia l’intenzione e i mezzi per farlo, forte anche del
sostegno di una serie di soggetti interessati a un’infrastruttura di portafoglio digitale più aperta. Nell’attuale panorama globale, si sono già schierati con l’OWF dei grandi player come Visa, Gen Digital, società madre di Avast, Accenture e Futurewei Technologies, filiale R&D di Huawei in USA.