Il 28% degli italiani non conosce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nemmeno per sentito dire. È uno dei dati emersi nella seconda edizione dell’Osservatorio PA La Pubblica Amministrazione di fronte alle sfide dell’innovazione, realizzato da FPA, società del Gruppo Digital360, in collaborazione con l’Istituto Piepoli attraverso un’indagine demoscopica condotta su un campione di 1.023 persone, rappresentativo della popolazione italiana.
La comunicazione in merito al PNRR, ecco cosa ne sanno gli italiani
In particolare, tra gli italiani che meno conoscono il piano vi sono le donne (35%) e i giovani nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni (35%). E per il 43% dei cittadini la comunicazione da parte delle Istituzioni è stata insufficiente e poco chiara, solo un italiano su 10 ritiene che il Piano sia stato spiegato in modo efficace, con trasparenza e chiarezza. La maggior parte, il 44%, pensa invece sia sufficiente ma migliorabile, il 43% la considera insufficiente, ritenendo necessaria una forte campagna per sensibilizzare i cittadini.
Nonostante i meno giovani siano i più informati, questi sono anche quelli più convinti della scarsa qualità delle informazioni divulgate in merito al PNNR.
Il ruolo della pubblica amministrazione
Chi conosce i contenuti del PNRR, però, riconosce il ruolo della Pubblica Amministrazione come soggetto attuatore e insieme destinatario degli interventi di ammodernamento. In sintesi, le priorità per la PA, secondo gli italiani sono innanzitutto la semplificazione delle procedure amministrative (soprattutto tra i meno giovani), poi nuove assunzioni e digitalizzazione della macchina pubblica.
Smart working e PA
Lo smart working nella PA è considerato un’opportunità per un’amministrazione più efficiente e moderna dal 49% della popolazione. I meno convinti sono gli over 55, che raggiungono comunque il 43%. Il 32% degli italiani ritiene, invece, che il lavoro agile nella PA possa facilitare i comportamenti opportunistici e l’assenteismo, mentre il 19% lo ritiene ininfluente.
Negli ultimi mesi il Governo ha comunque spinto per un ritorno al lavoro in presenza; secondo la maggior parte degli italiani (43%) dietro questa scelta c’è il timore di non riuscire a garantire servizi di pari qualità al cittadino. Ne sono convinti soprattutto gli intervistati della fascia 18-34 e del centro Italia. Il 36%, invece, è convinto che il motivo sia legato all’impossibilità di controllare in modo diretto l’operato dei dipendenti.
La diffusione degli strumenti digitali
D’altra parte, si evidenzia un vero e proprio plebiscito per il digitale. Per l’80% degli italiani la digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione ha apportato benefici. Per il 34% i vantaggi introdotti sono stati molti, per il 46% abbastanza e per il 14% pochi. Solo il 2% afferma che non ci sia stato nessun beneficio, mentre il 4% non ha un’opinione al riguardo.
Si diffonde l’utilizzo dei servizi digitali della PA tramite strumenti come SPID, CIE o appIO: 3 italiani su 4 (l’86%) li hanno utilizzati almeno una volta nell’ultimo anno, il 34% da 2 a 5 volte, il 24% una volta sola, il 9% da 6 a 15 volte, il 6% oltre 15 volte, il 27% mai.
I servizi digitali più utilizzati sono stati quelli dedicati al green pass (59%), altri servizi di INPS e Agenzia delle entrate (49%) e il cashback (38%). I segmenti “più digitali” della popolazione sono gli uomini, la fascia 18-54 anni e la popolazione del Nord Est.
Nonostante una maggiore digitalizzazione, quasi metà degli italiani (47%) ritiene che rispetto ad un anno fa la PA sia cambiata poco: i servizi pubblici hanno lo stesso livello di efficienza sia online che in presenza. Il 32%, invece, la considera più digitale e innovativa. Sono ancora molti gli italiani che guardano alla digitalizzazione dei servizi con diffidenza: il 36% teme di non poter ricevere supporto tempestivo in caso di imprevisti durante la fruizione online, soprattutto gli over 54 (42%) e gli abitanti del Nord Est (43%). Il 29% teme di essere vittima di frodi.
E una buona parte degli intervistati dichiara che avrebbe bisogno di un corso di formazione per accedere ai servizi digitali della PA in modo più sicuro (41%). Il digitale viene comunque percepito come una priorità: 8 italiani su 10 considerano fondamentali gli investimenti nelle infrastrutture di rete per innovare il Paese, l’86% afferma che il Governo dovrebbe investire nella formazione digitale dei dipendenti pubblici.
Gli interventi necessari
Tra gli interventi di ammodernamento della PA, il principale per il 40% degli italiani è la semplificazione dei processi amministrativi per cittadini e imprese, in particolare gli over 55 (48%), gli abitanti dell’area Nord Ovest (50%) e gli uomini (43%).
Al secondo posto, le assunzioni e la revisione delle procedure concorsuali, per favorire l’ingresso di nuovi talenti (28%), poi la digitalizzazione della PA (19%) e la formazione dei dipendenti per lo sviluppo di nuove competenze (13%).
Infine, la qualità della vita delle città non sembra essere ancora promossa. Solo per il 18% degli italiani, il luogo in cui vive dopo l’emergenza è migliorato, diventando più vivibile e sostenibile. Per il 44% la propria città è tornata quella di prima, per il 31% è cambiata in peggio, più caotica e in crisi economica.
“Questa indagine – ha commentato Gianni Dominici, Direttore generale di FPA –conferma che dobbiamo lavorare ancora su tanti aspetti, affinché la PA sia davvero in grado di ricoprire il ruolo di motore della ripresa che il PNRR le assegna. Anche nella percezione di cittadini e imprese, infatti, la PA appare spesso come un soggetto lontano, che non comunica bene obiettivi e servizi, poco innovativo rispetto alle aspettative. Viene vista ancora, nella maggior parte dei casi, semplicemente come soggetto attuatore di indicazioni che arrivano dall’alto. Una visione che appare supportata dai fatti: restando sul PNRR, ad esempio, la sensazione è che le amministrazioni che saranno chiamate ad attuare le diverse linee di intervento non abbiano avuto modo di confrontarsi rispetto a quanto previsto dal Piano. Un approccio top-down comprensibile, date le strette scadenze poste per l’approvazione, ma che rischia di scontare ancora una volta un debito di conoscenza sullo stato reale dell’amministrazione pubblica italiana”.