Nonostante le difficoltà degli ultimi due anni, le imprese italiane stanno facendo importanti passi in avanti sul fronte della digital transformation. Questo quanto emerge dalla quinta indagine sulla trasformazione digitale delle imprese condotta da Vanson Bourne (coinvolgendo 650 responsabili della trasformazione digitale, come CIO, CDO e CTO, in organizzazioni con almeno 1.000 dipendenti negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia, Turchia e Israele) commissionata da Couchbase.
Nel report si legge che l’88% degli intervistati ha apportato miglioramenti significativi, trasformativi o addirittura rivoluzionari all’esperienza dell’utente finale attraverso la trasformazione digitale nell’ultimo anno. E le prospettive sono ulteriormente positive: in media le imprese italiane prevedono di aumentare dell’88% i loro investimenti in questo ambito nei prossimi 12 mesi.
Il rischio fallimento e le sue conseguenze
Tuttavia, la consapevolezza circa le sfide che la trasformazione digitale presenta non sono ancora chiare per molte aziende, anche se in media il dato italiano è migliore rispetto a quello globale. Infatti, solo per il 40% delle imprese del Bel Paese i progetti di trasformazione digitale sono falliti, hanno subito ritardi o sono stati ridimensionati nell’ultimo anno, per un costo medio di 2,58 milioni di dollari. Ad un altro 52% è stato impedito di portare avanti i progetti di trasformazione digitale che avrebbe voluto implementare, un numero significativamente inferiore rispetto a qualsiasi altra regione.
Le conseguenze di questi progetti falliti o mancati possono andare oltre lo spreco di fondi. Il 42% delle imprese italiane che hanno avuto problemi con i loro progetti di trasformazione digitale ha dovuto ritardare gli obiettivi strategici di tre mesi o più, o azzerarli completamente.
Tra le altre potenziali conseguenze dell’incapacità di tenere il passo individuate dagli intervistati vi è la perdita di personale prezioso a favore di concorrenti più innovativi, sia nel settore IT (26%) che in altre aree aziendali (20%), o la perdita di rilevanza sul mercato (52%).
“I progressi nelle ambizioni di trasformazione digitale delle organizzazioni negli ultimi 12 mesi – dichiara Fabio Gerosa, Sales Director Italy di Couchbase – sono stati evidenti, e c’è un futuro potenzialmente brillante davanti a noi. L’ideale sarebbe iniziare a vedere le aziende mettere in pratica progetti e idee che prima non erano considerati possibili. Tuttavia, affinché questo diventi realtà, le organizzazioni italiane devono ancora imparare la lezione degli ultimi due anni e affrontare le sfide che si trovano di fronte, o una parte di quell’aumento dell’88% degli investimenti potrebbe andare sprecata. I team IT hanno bisogno del sostegno di tutta l’azienda, delle risorse necessarie, delle competenze e delle tecnologie giuste per avere successo. Dall’adozione del cloud all’utilizzo ottimale dei dati, le imprese in grado di sfruttare le nuove tecnologie saranno le più adatte a prosperare”.
Gli insegnamenti della pandemia
Gli ultimi due anni hanno avuto un impatto trasformativo sui team IT. Il 98% degli intervistati italiani ha implementato o studiato opportunità di trasformazione digitale che non sarebbero state realistiche alla fine del 2019: dal passaggio al cloud (64%) alle opportunità di lavoro ibrido (54%) fino alla sostituzione di tecnologie e processi legacy (30%).
In generale, il 100% delle imprese italiane afferma di aver tratto insegnamenti dalla pandemia: tra questi, la necessità di continui investimenti e ricerche nelle tecnologie digitali (52%), l’importanza di supportare il lavoro da remoto e ibrido (50%) e un maggior coinvolgimento del business in senso lato nella trasformazione digitale (48%).
I cambiamenti del modo di lavorare
Le modalità di lavoro sono cambiate: l’82% degli intervistati italiani afferma che i propri obiettivi di trasformazione digitale sono cambiati radicalmente negli ultimi due anni; il 100% ha accelerato le proprie strategie di modernizzazione delle applicazioni; l’86% ha modificato il modo in cui stanziare il budget per la trasformazione digitale; il 96% afferma che i progetti di trasformazione digitale degli ultimi due anni rappresentano cambiamenti permanenti nel modo in cui l’azienda opera o lavora.
Il 54% degli intervistati italiani ha dichiarato che i progetti di trasformazione digitale sono stati guidati più dai cambiamenti nel comportamento degli utenti che dalla creazione di nuove opportunità di business.
“Questo -continua Fabio Gerosa – è un momento entusiasmante per il settore IT: sembra che stiamo entrando in un periodo di estrema creatività, in quanto le organizzazioni passano da una trasformazione digitale guidata dalla reazione a eventi esterni, come la pandemia o i progressi dei concorrenti, a un approccio più proattivo trainato da idee interne all’azienda. Perché questa nuova creatività funzioni, deve essere indirizzata dall’alto. La trasformazione digitale non dovrebbe essere allineata solo agli obiettivi strategici. In quanto asset aziendale trasformativo, deve essere responsabilità e guida dell’intera C-suite, anziché essere lasciata esclusivamente nelle mani dell’IT. Se le aziende riusciranno a fare questo e a mettere in pratica le lezioni apprese negli ultimi due anni, il futuro si prospetta davvero molto roseo”.