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E-procurement e PA, cos’è successo nel 2020

Da Anitec-Assinfor una panoramica sullo stato dell’arte del procurement dell’ICT nella pubblica amministrazione italiana

Pubblicato il 22 Nov 2021

Eprocurement in PA

Nel 2020 in Italia, nel settore ICT sono state avviate 14.142 procedure di affidamento (CIG richiesti per adesioni ad accordi quadro e convenzioni o procedure di affidamento espletate in proprio dalle stazioni appaltanti) di importo pari a superiore a 40 mila euro, per un valore complessivo di 9,2 miliardi di euro. Si tratta di una crescita dell’1,4% come numero di gare e del 10% come valore complessivo rispetto al 2019.

Questo quanto rilevato da Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’ICT e Promo PA, Fondazione impegnata per la riforma e l’innovazione della Pubblica Amministrazione nel primo studio “Il Procurement Pubblico del Digitale: dal Planning all’Execution” che offre una panoramica sullo stato dell’arte del procurement dell’ICT nella pubblica amministrazione italiana, fornendo uno strumento utile per il monitoraggio del mercato ICT e contribuendo alla conoscenza delle dinamiche economiche e delle prospettive di sviluppo del settore.

Tale studio offre una quantificazione dettagliata delle dinamiche delle gare ICT nonché un’analisi approfondita delle attuali criticità nelle procedure di acquisto ICT della pubblica amministrazione, attraverso testimonianze raccolte tra luglio e settembre 2021 sia lato domanda che lato offerta. Le evidenze costituiscono una base di riflessione oggettiva e puntuale per la definizione di nuove misure e interventi che ne migliorino tanto le tempistiche che l’efficacia, valorizzando il ruolo della domanda pubblica quale strumento di politica industriale.

La ricerca vuole suggerire alcune proposte concrete al dibattito in corso sulla digitalizzazione del procurement, a partire dai 5 pilastri di intervento identificati da Anitec-Assinform che sono alla base di ogni possibile sviluppo del settore: semplificazione, regolazione, governance, appalti innovativi e competenze digitali.

Cruciale per affrontare la sfida della digitale della PA è il tema della “qualificazione delle stazioni appaltanti” e della “professionalizzazione del procurement”, cogliendo anche l’occasione della riforma della PA prevista dal PNRR e che dovrebbe consentire di immettere nella PA nuove risorse umane specializzate anche nel settore ICT.

Nello Studio inoltre viene evidenziato l’impatto della digitalizzazione su alcune criticità “storiche” nel procurement pubblico, in primis sui tempi, ancora oggi molto lunghi, del ciclo dell’appalto. Vengono poi evidenziate alcune best practices, che rappresentano la frontiera dell’innovazione nel nostro Paese.

L’osservazione della serie storica, sia quella realizzata sul perimetro più ampio di Anitec-Assinform, sia quella sul perimetro più ristretto della Corte dei Conti, evidenzia un trend in crescita progressiva dal 2016 come numero di procedure e un andamento irregolare degli importi con un picco nel 2018 (quasi 10 miliardi di valore complessivo), un calo nel 2019 e una netta ripresa nell’anno della pandemia.

Dall’analisi di Anitec-Assinform sono emerse alcune criticità e problematiche principali dello stato attuale del procurement pubblico del digitale analoghe a quelle dell’intero mercato dei contratti pubblici.

Nello specifico da queste interviste è emersa una sostanziale condivisione sulle problematiche principali dello stato attuale del procurement pubblico del digitale, che vanno dalla richiesta di una maggiore flessibilità in fase di ricognizione dei fabbisogni e programmazione degli acquisti, alla realizzazione di una banca dati unica delle pubbliche amministrazioni per la fase di affidamento. Quanto alla fase di esecuzione dei contratti, si evidenzia una mancanza di cultura e competenze di project management nella PA, che possano consentire alle stazioni appaltanti di mantenere il controllo sui progetti e la gestione dei contenziosi, aggravata dai tempi della giustizia.

Nel Rapporto, inoltre, viene evidenziata la necessità di definire nell’ambito della riforma del Codice dei contratti pubblici una disciplina specifica per l’ICT.

Viene sottolineata anche la necessità di creare una Centrale unica di committenza sull’ICT specializzata che potrebbe nascere dal potenziamento della struttura dedicata attualmente esistente in Consip dalla creazione di un nuovo soggetto.

L’innalzamento della soglia degli affidamenti diretti nel settore ICT prevista dall’art. 53 è apprezzato da tutti i partecipanti all’intervista poiché per la prima volta riconosce le specificità e le peculiarità del settore ICT nel sistema degli appalti pubblici, anche se aspetti legati al triplo regime regolatorio e al rapporto tra regime derogatorio e regime ordinario destano ancora qualche preoccupazione.

Per Startup e PMI innovative ICT viene enfatizzata la necessità di valorizzare nel Codice questa tipologia di aziende. Molto sentita è la necessita di un rafforzamento della qualificazione delle stazioni appaltanti con specializzazione ICT.

Infine, viene rilevata l’urgenza di qualificare gli operatori economici attraverso un sistema di rating dei fornitori.

Nel Rapporto vengono riportate alcune riflessioni dei partner tecnologici che si riguardano quattro aspetti prioritari: un maggior coordinamento tra le amministrazioni centrali e regioni/territori per i progetti di digitalizzazione; l’inserimento di una voce di bilancio dedicata per l’ICT nei piani di spesa degli enti, sia per agevolare la programmazione che per monitorare i livelli di spesa; la necessità di rendere più “aperte al mercato” le procedure associate agli accordi quadro, per garantire la concorrenza e l’accesso a soluzioni tecnologiche sempre più aggiornate; la richiesta di rafforzamento della qualificazione delle stazioni appaltanti affinché siano in grado formulare al meglio i fabbisogni e valutare più correttamente, “in ottica di processo”, i benefici attesi dalle soluzioni tecnologiche proposte.

Infine, a livello più operativo, gli ostacoli maggiori sono la complessità delle procedure di gara e pesantezza degli adempimenti amministrativi in caso di esecuzione del servizio/fornitura per i partner tecnologici, seguiti dalle tempistiche di pagamento, dai cambiamenti imprevisti al piano di lavoro e dalle tempistiche per le verifiche di conformità.

L’esigenza è di digitalizzare i processi, non limitandosi a una semplice dematerializzazione di quelli attuali.

In sintesi, le proposte illustrate nella ricerca per un procurement più “digital-driven” sono le seguenti.

  • Prevedere una normativa specifica per il procurement ICT e un contesto più favorevole per migliorare il dialogo tra gli attori del procurement ICT.
  • Adottare un nuovo modello di demand management per migliorare la pianificazione e la programmazione dei progetti ICT.
  • Realizzare banche dati e interoperabilità per velocizzare i processi dalla gara all’affidamento.
  • Creare una o più centrali di committenza con maggiori competenze specifiche per l’ICT sia in fase di planning che di execution.
  • Accompagnare e supportare le PMI e le startup innovative con azioni di capacity building di sistema.

Secondo Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform: “La digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni è una delle tre componenti della Missione n. 1 del PNRR, che avrà un ruolo chiave per la competitività e per agganciare una crescita strutturale del sistema Paese. In particolare, agli interventi in materia di digitalizzazione della PA è destinata la maggior parte delle risorse pari a 9,75 miliardi di euro. Samo dinanzi a un’opportunità storica per il nostro Paese ed è necessario che la PA possa acquisire servizi, prodotti e ripensare i processi sfruttando al meglio le opportunità che offre il mercato. Dobbiamo, anche in questo campo, puntare su una maggiore collaborazione pubblico-privato sapendo che il mercato può supportare la PA nelle scelte di investimento e di progettazione dei propri fabbisogni. Intervenire sulle regole del public procurement ICT può essere determinante, una vera chiave di volta se vogliamo che il digitale entri a pieno titolo nella PA, cambiandone i processi e migliorare così prestazioni e servizi a cittadini e imprese. Non dobbiamo, infine, dimenticare il ruolo chiave che la domanda pubblica può giocare nello stimolare le imprese e il mercato a dare risposte sempre più innovative, quale elemento di una più ampia strategia di politica industriale”.

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