È ricettivo e pragmatico quando affronta ciascuna delle ondate di tecnologie innovative che si allungano su ogni settore, minandone le certezze ma colmandone anche qualche carenza. Il mondo della sanità, in questi ultimi anni, si sta infatti distinguendo per il suo approccio alla digital transformation del tutto singolare. I benefici non mancano, ma è importante ricordare che si tratta di un contesto con specifiche esigenze e precise regolamentazioni. Senza contare che la sanità è una sfera che incrocia le priorità personali di ogni cittadino, impattando fortemente sulla qualità di vita dei singoli come anche sulla competitività del Paese.
Questa unicità sempre più evidente trova conferma anche nel focus dedicato che Nutanix ha scelto di realizzare in occasione dello studio Enterprise Cloud Index (ECI), fatto realizzare da Vanson Bourne.
Sempre più multicloud, meglio se ibrido
L’obiettivo della ricerca “tematica” condotta era quello di indagare trend di implementazione e pianificazione del cloud nel settore della sanità, sulla base delle risposte di 250 professionisti IT di tale mercato provenienti da America, Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) e la regione Asia-Pacifico Giappone (APJ). Il primo dato che salta all’occhio è il ritardo con cui la sanità si sta approcciando al multicloud rispetto alla media generale degli altri settori. Un ritardo che ha tutta l’intenzione di recuperare nei prossimi tre anni, in cui si prevede una crescita dal 53% al 74%.
Tra le “varianti” di questo approccio, la più gettonata sembra essere quella del mix di cloud privati e pubblici. Per ora, solo metà della percentuale di intervistati nel settore sanitario (6%) l’ha scelta, rispetto alla media globale e intersettoriale (12%), ma è l’opzione che più prenderà piede nei prossimi anni. Il 38% delle aziende prevede infatti di aumentare le implementazioni multicloud ibride di oltre sette volte, fino a far registrare una penetrazione del 44%.
Un’altra opzione che riscuote successo è il multicloud composto da più cloud pubblici, inteso come unica infrastruttura IT: l’utilizzo di questo modello dovrebbe passare dall’attuale 0% all’8% entro il 2026.
Sovranità dei dati e sostenibilità distinguono il settore
Dietro alla peculiarità dei trend fotografati dal focus verticale di Nutanix, si celano priorità ed esigenze specifiche. Se il primo criterio di scelta IT si conferma essere la sicurezza informatica, come in ogni altro settore (13%), proseguendo nella classifica stilata, spuntano differenze sostanziali. Per la sanità, per esempio, la sovranità dei dati gioca un ruolo di primo piano più che altrove (12% vs 10% generale) e lo stesso vale per la sostenibilità (9% vs 7% generale).
Al contrario, questo settore sembra meno interessato al tema della protezione dei dati che pesa sulle scelte IT solo per il 7%, tre punti percentuali in meno del trend generale.
Per quanto riguarda le criticità che i responsabili IT vedono all’orizzonte, o che combattono già, quella dei costi ha un posto in prima fila. L’entità delle spese IT per il cloud non è un criterio di scelta ma è intesa come una sfida di gestione (86%), una delle più complesse per il 36% degli intervistati.
Un altro temuto problema sarà quello di trovarsi ad avere a che fare con ambienti misti, motivo per cui il 96% delle aziende del settore sanitario sogna di poter disporre di un’unica piattaforma in cui convergano tutte le infrastrutture pubbliche e private. In tal modo, le speranze sono quelle di riuscire ad affrontare al meglio aspetti cruciali per l’IT come il disaster recovery (42%), la visibilità sui dati (41%), l’analisi e l’orchestrazione (40%) e i costi di archiviazione (40%).
Considerando il modus operandi del settore sanitario e la strada che sta imboccando, un tema a cui molti responsabili IT si sono dimostrati sensibili è quello della mobilità delle applicazioni. Negli ultimi 12 mesi non c’è azienda coinvolta che non ne abbia spostato almeno una in un nuovo ambiente IT, infatti, e soprattutto per motivi legati alla sicurezza, ma anche alla sostenibilità (40% entrambe).