Sulla base di una serie di interviste svolte nella prima metà di aprile, la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Unioncamere Lombardia hanno indagato le conseguenze della pandemia e le strategie di reazione adottate dalle imprese nell’ambito delle attività trimestrali di monitoraggio del manifatturiero, a distanza di un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
Nel manifatturiero le criticità prevalenti sono legate a problemi con i clienti e gli ordinativi, problema segnalato dal 32,4% delle imprese industriali di Milano, il 28,6% di Monza Brianza, il 25% di Lodi. A Lodi il dato più importante sono i problemi di approvvigionamento/organizzazione col 29,5%, che per Milano e Monza Brianza sono rispettivamente 22,8% e 26,4%.
Con la ripresa della domanda mondiale stanno inoltre emergendo anche difficoltà di reperimento dei materiali e significativi rincari delle materie prime e semilavorati. Dalle dichiarazioni degli imprenditori emerge una situazione difficile anche se in lento miglioramento la percentuale che dichiara di non avere alcun problema è abbastanza elevata (16,2% per Milano, 14,3% per Monza e Brianza, ancora più alta con 22,7% per Lodi. Le imprese che dichiarano di aver subito perdite difficilmente recuperabili sono 10,1% per Milano, 14,3% per Monza Brianza, 9,1% per Lodi.
D’altra parte, le imprese in questo periodo di difficoltà hanno fatto largo impiego degli ammortizzatori sociali: il 37,3% per Milano, il 29,3% per Monza Brianza, il 27,3% per Lodi dichiara di aver utilizzato recentemente la Cassa Integrazione.
Questo strumento ha permesso di limitare il ricorso a provvedimenti con impatti maggiormente negativi sull’occupazione come la riduzione dell’organico e il mancato rinnovo dei contratti in scadenza. Nell’industria il 26,3% delle imprese di Milano, il 32,1% di Monza Brianza, il 36,4% a Lodi ha dichiarato di non aver avuto ripercussioni o di avere aumentato l’organico, con imprese in espansione (22,8% a Milano, 20% a Monza Brianza, 18,2% a Lodi).
Interessanti i dati sullo smart working: oltre la metà delle imprese lo ha adottato durante la pandemia nell’industria (62,1% a Milano, 59% a Monza Brianza e 55% a Lodi). Non tutte le imprese sembrano comunque intenzionate a rendere strutturale questa modalità di lavoro: non lo sono il 52% a Milano, il 64,6% a Monza Brianza, il 54,2% a Lodi.
Per Unioncamere Lombardia, anche a livello regionale, nel manifatturiero, le criticità prevalenti sono legate a problemi con i clienti e gli ordinativi, problema segnalato dal 32% delle imprese industriali mentre acquistano rilevanza le questioni organizzative e l’approvvigionamento, per il 24%. Dichiarano comunque di avere risolto i problemi il 17% mentre le perdite sono difficilmente recuperabili per il 10%. Per l’occupazione, il 23% delle imprese è in espansione. Per quanto riguarda lo smart working, il 57% lo ha adottato durante la pandemia e circa un terzo intende mantenerlo.