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Evoluzione del retail e fiducia nelle tecnologie digitali: i dati Digital Transformation Institute e CFMT

La fiducia nel progresso tecnologico, rispetto allo scorso anno, aumenta in generale dal 68 al 90%, con un +13% di intervistati che dichiara che il progresso tecnologico ha portato conseguenze «decisamente positive» e «più positive che negative»

Pubblicato il 23 Dic 2019

1 AI e tecnologia

00Le parole che gli italiani associano alle tecnologie digitali sono fiducia (+11% rispetto all’anno scorso), sorpresa, passione (+9) e gioia (+5). È quanto emerge dalla seconda edizione del rapporto Retail Transformation 2.0 elaborato da Digital Transformation Institute e CFMT, in collaborazione con SWG.

Emozioni positive, dunque, a fronte di ansia e tristezza che perdono rispettivamente 5 e 4 punti percentuali. La fiducia nel progresso tecnologico, rispetto allo scorso anno, aumenta in generale dal 68 al 90%, con un +13% di intervistati che dichiara che il progresso tecnologico ha portato conseguenze «decisamente positive» e «più positive che negative». La fiducia cresce maggiormente fra le persone con competenze digitali avanzate (+9) e fra i millennials (+6).

“C’è da chiedersi – ha commentato il presidente del Digital Transformation Institute Stefano Epifani – da cosa dipenda questo aumento della fiducia nei confronti della tecnologia, e soprattutto che conseguenze abbia. È indubitabile che una buona predisposizione verso lo sviluppo tecnologico e l’innovazione sia un fatto positivo, tuttavia bisogna chiedersi quanto questa predisposizione sia figlia di reale consapevolezza o piuttosto non sia generata da quello che potremmo definire un ottimismo ingenuo. Andando a raffrontare i dati inerenti le competenze effettive delle persone sui temi del digitale con quelli relativi a quanto esse si “sentano” competenti, emerge una discrasia importante. Discrasia che dipende dal fatto che, semplificando un po’ un fenomeno articolato e complesso, per la maggior parte degli utenti saper utilizzare le app, o accedere ai social network è sufficiente per ritenersi utenti “digitalizzati”. Un po’ come confondere il sapersi misurare la febbre con l’essere esperti di virologia. Senza pensare che si debba diventare tutti Burioni, è importante che la popolazione italiana acquisisca quelle competenze di base sul digitale necessarie per sfruttarne le potenzialità, ma anche per comprenderne i rischi. Bene quindi l’ottimismo, ma attenzione a che sia un ottimismo consapevole. Non cogliere i rischi non vuol dire che i rischi non ci siano. E l’inconsapevolezza non aiuterà a colmare il gap che ci separa dagli altri Paesi”.

Comodità e sostenibilità delle tecnologie digitali vs perplessità nei confronti dei robot

Gli utenti, secondo Retail Transformation 2.0, sono particolarmente attratti dalla comodità nella esperienza con il digitale: salgono, infatti, rispetto allo scorso anno, gli apprezzamenti per la possibilità di “effettuare pagamenti direttamente con il cellulare per comodità” (+9%), “poter interagire con le aziende anche attraverso i social network e i sistemi di messaggistica istantanea come Whatsapp e Telegram per migliorare l’esperienza d’acquisto” (+9) e ricorrere a “Internet delle cose, attraverso cui poter gestire la casa” in modo agevole (+8). Il 69% delle persone ritiene, inoltre, che la tecnologia e il digitale potranno garantire processi di innovazione sostenibile.

A frenare gli entusiasmi alcune inquietudini legate allo sviluppo delle Intelligenze Artificiali che portano una maggiore percentuale di persone, rispetto allo scorso anno, ad affermare di essere terrorizzate “all’idea che un giorno non riusciremo più a distinguere le persone reali dai robot” (+9%) o pensare che un giorno “i robot possano rivoltarsi contro l’uomo e sottometterlo” (+5%). Questo, nonostante si pensi che “operatori virtuali, robot e androidi svolgeranno presto i compiti che detestiamo e noi saremo liberi di fare quello che ci piace di più” (+4%). A scendere di 5 punti il timore degli italiani rispetto alle app e alla possibilità che queste possano renderci incapaci di interagire con le persone reali.

Un 76% degli italiani ammette di conoscere il significato di innovazione sostenibile e alla domanda circa i possibili impatti delle tecnologie sulla società rispetto allo sviluppo sostenibile, l’82% delle persone intervistate crede in un impatto positivo. A vedere nero in particolare ceti bassi e persone con competenze digitali limitate, mentre a essere molto ottimisti millennials e persone con digital skills elevate.

Gli italiani conoscono le tecnologie digitali emergenti?

Andando a indagare le singole tecnologie, quali Big Data, IoT, Social network e altre, la ricerca evidenzia come, rispetto ai dati 2018, gli italiani abbiano acquisito una maggiore confidenza con Blockchain, con un +14%, e Big Data, con un +5% di persone che ammettono di conoscerne il significato o averne sentito parlare. Questo nonostante la stessa ricerca mostri come l’autostima digitale, rispetto alla passata edizione, cresca più lentamente dell’entusiasmo per la tecnologia: solo un 4% in più degli intervistati, infatti, dichiara di sentirsi pronto ad affrontare le sfide del digitale.

A diminuire la percentuale delle persone che si dichiarano “professioniste del settore” (-6%), a fronte di un 43% di “utenti low tech”, ovvero persone con competenze digitali solo basilari.

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