Mentre la supply chain negli scorsi mesi si è trovata a gestire numerosi colli di bottiglia, negli Stati Uniti Walmart e la società di trasporti Gatik hanno inviato camion senza conducente con la loro merce lungo un percorso in Arkansas, trasportando gli ordini dei clienti tra un centro Walmart e uno dei suoi negozi lungo strade pubbliche con più corse al giorno, sette giorni su sette.
La società, in un comunicato stampa, ha spiegato che questi nuovi camion, operativi sul tragitto a partire da agosto del 2021, mostrano appieno i potenziali vantaggi dell’autonomous delivery: maggiore velocità, reattività, ottimizzazione delle risorse e sicurezza su strada. Gatik ha sottolineato che è la prima volta che una società di autotrasporti autonomi rimuove il safety driver da un percorso di consegna commerciale sulla media distanza, un grande passo verso una supply chain più autonoma.
L’automazione non è certo una novità negli ambienti industriali, che hanno introdotto robot nelle proprie linee di produzione e negli impianti di distribuzione già decenni fa. Ora però le aziende stanno automatizzando anche gran parte della loro logistica, dal primo all’ultimo miglio. Come tali, i veicoli autonomi promettono di risolvere la maggior parte dei colli di bottiglia all’interno della supply chain portando efficienza e trasformando l’intero processo di delivery.
“All’inizio non sarà subito visibile il nuovo scenario, il cambiamento potrebbe iniziare nei campus universitari e nei porti e, con il miglioramento della tecnologia, apparire poi anche sulle nostre strade. Nel 2030, ci guarderemo attorno e vedremo veicoli autonomi sulla strada”, spiega Mike Ramsey, vice presidente e analista per l’automotive e la mobilità intelligente presso Gartner, società di ricerca e consulenza tecnologica.
I 6 livelli di automazione, fino alla piena autonomia
La Society of Automotive Engineers (SAE) ha definito sei livelli di automazione per i veicoli, che vanno da 0 (nessuna automazione) a 5 (piena automazione).
“Ci sono molti esempi di veicoli autonomi già operativi”, puntualizza Akshay Singh, il responsabile dei settori industriale e automobilistico di PwC.
Stiamo guidando auto con alcune caratteristiche di guida autonoma, classificate dalla SAE di livello 2 o 3, cioè con una automazione parziale, e tante organizzazioni stanno utilizzando veicoli di livello 4, anche se molti casi d’uso sono stati all’interno di aree geografiche circoscritte come ad esempio i porti.
C’è anche un piccolo ma crescente numero di casi d’uso per l’ultimo livello, quello della piena automazione, come quello di Waymo, una società di sviluppo di tecnologia di guida autonoma di proprietà di Alphabet (la società madre di Google), che ha testato su strada le proprie auto a guida autonoma nelle città americane nel 2020.
Un altro esempio è TuSimple che, nel 2021, ha annunciato di essere vicina a testare i propri camion a guida autonoma su strade pubbliche senza un safety driver, e poi c’è Kodiak Robotics, la prima azienda nel settore dei camion autonomi ad annunciare consegne ai clienti “senza intervento umano” nel gennaio del 2021.
All’interno della supply chain ci sono anche altri elementi autonomi: le gru nei porti di spedizione, i carrelli elevatori all’interno di vari edifici e i sistemi automatizzati di raccolta degli ordini nei magazzini. I robot stanno anche facendo consegne direttamente ai clienti. I robot di Starship Technologies girano ad esempio per i campus universitari e Domino’s, in partnership con la società di robotica Nuro, sta lanciando la consegna autonoma delle proprie pizze.
Quando la tecnologia amplifica il talento umano
Evan Pohaski, fondatore e amministratore delegato della società di trasporto merci e logistica JLE Industries, sta valutando come inserire i veicoli autonomi nei processi della sua azienda. “Questa è per noi l’opportunità di potenziare le capacità umane e vogliamo investirci. È ciò che ci aspettiamo ora dai veicoli autonomi” ha spiegato Pohaski.
In questo periodo di carenza di autisti che sta mettendo in crisi i trasporti e la logistica, sono una tecnologia necessaria, secondo Pohaski, e l’automazione può supportare il settore nel garantire la velocità delle consegne nonostante manchi la manodopera, anche grazie al fatto che i veicoli autonomi non hanno bisogno di fare pause e nemmeno devono rispettare limiti orari imposti da normative federali.
Detto ciò, Pohaski non prevede che gli autisti umani o parti significative delle sue flotte saranno sostituiti da questi veicoli, perché l’infrastruttura tecnologica, la sicurezza e le normative non sono pronti per una mossa così audace: “L’impiego di veicoli autonomi su larga scala sulle strade – ha aggiunto – è un orizzonte ancora molto lontano”.
Problemi da risolvere e sfide future
Nonostante queste considerazioni, tutte le supply chain dei diversi settori necessitano fortemente di una trasformazione secondo Ambrose Conroy, CEO della società di consulenza strategica Seraph: “Nel prossimo decennio dovremo riuscire a operare in modo diverso”.
Conroy ritiene che i veicoli autonomi siano necessari per affrontare la carenza di manodopera e per eliminare il lavoro noioso (e spesso pericoloso) tuttora svolto dagli esseri umani. Servono anche per aumentare l’efficienza e accelerare lo spostamento delle merci in modo da soddisfare le aspettative dei clienti assicurando loro tempi di risposta più rapidi.
Sia lui che altri esperti, però, hanno spiegato che le aziende intenzionate a integrare nella propria supply chain veicoli autonomi si trovano ad affrontare un percorso complesso e con tante sfide. La prima è quella di riuscire a capire come programmare questi veicoli per prendere decisioni riguardanti la vita e la morte in caso di emergenze sulla strada.
“Basterebbe un incidente mortale che vede coinvolto un camion autonomo per creare una tempesta mediatica”, ha aggiunto Alan Amling, docente presso l’Università del Tennessee Global Supply Chain Institute e CEO della società di consulenza Thrive and Advance che, assieme ad altri colleghi sottolinea come questo sia molto rischioso per le aziende che guardano ai veicoli autonomi come ad un’opportunità.
Sarà necessario implementare e strutturare una infrastruttura di supporto per i veicoli autonomi, compreso un team di esperti che la costruisca, la rilasci e la mantenga. Come ha fatto notare Conroy, questo aspetto è sfidante per la maggior parte delle realtà che, in questo periodo, faticano molto a trovare finanziamenti per investire nella tecnologia e in tutto ciò che serve ad integrare veicoli autonomi nelle proprie supply chain.
Roadmap verso una supply chain sempre più automatizzata
Questo aspetto infrastrutturale rende alcuni esperti cauti nel prevedere il reale impatto che nel breve futuro potranno avere i veicoli autonomi. “Dal punto di vista dell’efficienza e della riduzione dei costi, i vantaggi sono evidenti e gli effetti potrebbero essere importanti ma non è ancora in vista una trasformazione totale del settore” sottolinea Singh e ci sono altri che concordano con lui.
Amling, definendo i veicoli autonomi “innovazioni dirompenti”, ha poi sottolineato come essi stiano permettendo di operare meglio, più velocemente e più economicamente. Come esempio, ha indicato i droni più potenti, quelli che possono trasportare fino a 2 tonnellate da un hub a un negozio o da aeroporto ad aeroporto, promettendo cambiamenti disruptive in futuro.
Resta però ancora indefinita la deadline entro la quale potremo assistere a questa forte discontinuità. Probabilmente, come ritengono gli esperti, avverrà in modo incrementale, man mano che le aziende sviluppano nuovi prodotti e servizi abilitati per una supply chain sempre più automatizzata. I veicoli autonomi, ha concluso Mike Ramsey di Gartner, “saranno trasformativi nel corso del tempo, attualmente sono solo utili”.