Tra emergenze a breve termine e mission a lungo, le previsioni dell’International Data Corporation (IDC) per il 2023 mostrano un mondo dell’innovazione piuttosto consapevole delle sfide che lo attendono. Le sue attenzioni si dividono tra azioni difensive e iniziative più spinte verso la costruzione di un futuro sempre più agile e flessibile. In entrambi i casi, si ha per l’ennesima volta la conferma che, ogni volta che si parla di futuro dell’infrastruttura digitale, è imprescindibile affrontare temi come governance, operations, architettura e sourcing per innescare una reale digital transformation
Cybersicurezza e sovranità digitale preoccupano chi innova
L’orizzonte temporale considerato da IDC per identificare i trend chiave è quello dei prossimi cinque anni. Una scelta coraggiosa, forse di default, che deve tener presente quanto siano oggi imprevedibili le dinamiche.
Molto più che in passato e sotto diversi punti di vista: tecnologici ma anche normativi, geopolitici e sociali. Anche questi sono infatti aspetti che impattano sull’infrastruttura digitale, intesa come potenza di calcolo e gestione dei dati, connettività di rete, supporto operativo e gestione. Devono essere presi in considerazione nel disegnare strategie digital-first di successo basate su investimenti anche mission critical, che possono spaziare da data center on-premise a postazioni edge e cloud pubblico.
L’approccio di IDC per individuare le priorità del prossimo quinquennio è privo di paraocchi. Il tentativo è quello di invitare le aziende ad occuparsi di infrastruttura digitale andando oltre computing, storage, rete, software infrastrutturale, oltre ad automation, analisi AI/ML, sicurezza e cloud, includendo anche l’ecosistema di partner a cui si affidano.
Saltano agli occhi, in questa top 10 di digital transformation, tre priorità, sintomo di preoccupazioni attuali e comprensibili. La cybersecurity, per esempio, anche nella sua fase di recupero post-attacco. Sembra infatti che il 65% delle organizzazioni IT, entro il 2026, acquisterà solo soluzioni infrastrutturali dotate di meccanismi predittivi di resilienza informatica.
Anche la sovranità digitale è diventata quasi un allarme al pari delle minacce di attacchi cyber. Entro il 2025, infatti, il 70% di aziende G2000 (le prime 2.000 aziende al mondo quotate in Borsa, secondo la classifica Forbes) darà la priorità all’infrastruttura affidabile dei cloud sovrani per garantire una sicurezza coerente e la conformità alle normative locali/regionali per specifici carichi di lavoro e dati sensibili.
Un’altra urgenza, legata alle precedenti, sono i rischi di fornitura IT. I clienti di aziende G5000 mostrano di aver imparato dall’esperienza della pandemia ed entro il 2023, l’80% ha intenzione di implementare strategie proattive di multisourcing per limitare le incertezze. Per lo meno da questo punto di vista.
Cloud e automation per cogliere opportunità anche last minute
Non si può parlare prettamente di trend: il tema della riduzione dei costi nasce assieme al concetto di business. Negli ultimi tempi, però, ha assunto maggiore complessità man mano che le scelte IT si sono ampliate.
Nei prossimi anni, questa preoccupazione impatterà fortemente sulla scelta dei fornitori: entro il 2024, il 50% dei CIO delle G2000 punterà su chi offre non solo prezzi preferenziali ma anche accordi di supporto.
Per lo stesso motivo, entro il 2026, emergeranno anche i modelli di consumo as-a-service. Il 65% scommetterà su questo paradigma per acquistare infrastrutture contenendo così la crescita della spesa IT e colmando anche le lacune di talento degli ITOps. Un assist per la diffusione del cloud che diventa co-protagonista della digital transformation. Entro il 2024, il 40% delle applicazioni aziendali digitali dipenderà infatti dal trasferimento e dalla condivisione di dati operativi/finanziari tra cloud pubblici e partner tecnologici on-premise. Il modello vincente, secondo IDC, sembrerebbe essere quello del multicloud networking. Si prevede che, entro il 2025, il 50% delle aziende lo implementerà per garantire l’integrazione dei dati e dei flussi di lavoro tra cloud distribuiti e ambienti edge.
Sempre per portare maggiore coerenza e semplicità al NetOps, sarà essenziale per i CIO dell’80% delle G2000 accelerare l’implementazione di strategie di logistica dei dati per una gestione e una protezione innovative e adeguate al presente. Contano di farlo entro il 2027.
Secondo IDC, la stessa scadenza vale per realizzare una piena automazione abilitata dall’intelligenza artificiale, ridurre del 70% la necessità di interventi umani e migliorare gli SLO. Obiettivi ambiziosi e allo stesso tempo concreti, molto legati alla necessità di ottenere una crescita di business oggi impossibile senza differenziazione IT. Ne è consapevole il 95% delle aziende che, entro il 2026, investirà in tecnologie di calcolo eterogenee, per essere pronte a cogliere le più differenti opportunità, anche last minute.