Il mercato connesso a Industria 4.0 (I4.0) fa registrare nel 2018 un valore di crescita del 35% che Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0, Politecnico di Milano, non esita a definire “suntuoso”, a cui contribuiscono anche progetti avviati nel 2017 arrivati a conclusione. I 3,2 miliardi complessivi derivano in modesta parte, ancora non adeguata alle esigenze, da consulenza e formazione, con un valore di 220 milioni, e nella massima parte da componenti infrastrutturali come cloud manufacturing (270 mln), Industrial Analytics (530 milioni) e soprattutto Industrial IoT (IIoT) che rappresenta lo zoccolo duro con quasi 2 miliardi. Da segnalare la crescita del 50% di tecnologia ancora di nicchia (con un valore di 45 milioni) come Human Machine Interface (HMI), probabilmente non ancora del tutto matura per la fabbrica (figura 1).
Su questi risultati si sono confrontati alcuni protagonisti dell’offerta in una tavola rotonda in occasione della presentazione del report 2019.
Ottimismo per le prospettive future
Fabio Massimo Marchetti, Head of Digital Process, Var Group, concordando con le stime del mercato esprime grande ottimismo anche sulle prospettive future, a partire dal proprio osservatorio basato sugli oltre 10mila clienti, in gran parte PMI. “Gli incentivi hanno dato il primo impulso agli investimenti ma, nel momento in cui i primi progetti arrivano a conclusione, gli imprenditori si rendono conto del valore dei dati di cui dispongono che possono davvero fare la differenza – spiega – Una crescita consistente del mercato sarà spinta dunque non solo dalle aziende restate indietro ma anche da chi ha completato con successo i primi progetti e li vuole aumentare”. In arrivo dunque una seconda onda 4.0, come conferma l’esempio di un’azienda di accessori per la moda nel Mugello che dopo aver integrato 14 nuove macchine, ora vorrebbe integrare anche le altre presenti in azienda anche se non native 4.0.
Gabriele Del Sorbo, Associate Director, Industry X.0 Sales Lead e Connected Products, Accenture, indica fra le ragioni di ottimismo i progressi concreti verificati fra i clienti: “Abbiamo visto all’inizio dell’anno la trasformazione da attività progettuale a progetti pilota, con interventi di alta tecnologia in componenti di processo tradizionale e la tendenza a un’evoluzione dei processi sempre più guidati dai dati”. Il manager Accenture evidenzia inoltre il peso crescente delle tecnologie IoT e Analytics, “presupposti per una crescita sana”, oltre all’attenzione crescente al risparmio energetico dello shop-floor, che ha il vantaggio di essere facilmente misurabile, tema questo riportato anche da altri interlocutori.
La percezione dei benefici attesi e dei rischi di Industria 4.0
Un altro aspetto indagato dall’Osservatorio con una survey su quasi 200 imprese riguarda le aspettative derivanti dall’adozione di I4.0. Al primo posto viene una maggiore flessibilità, intesa come capacità di controllare per reagire rapidamente (segnalata dal 47%), seguita dall’incremento di produttività.
Del Sorbo condivide questi risultati, specificando: “La flessibilità è vissuta come un modo più agile di competere, associata soprattutto all’uso del dato – e aggiunge – Fra le minacce vedo molta frammentazione sull’offerta, da un lato derivante dal mondo delle start-up, un sistema che si sta consolidando e propone prodotti innovativi a basso costo ma ancora ad alto rischio, dall’altro lato l’offerta dei grandi player internazionali propone prodotti maturi ma che danno sensazione di eccessiva complessità”. In questa situazione il ruolo dei consulenti è, a suo parere, mitigare il rischio sul versante dell’ecosistema delle startup e portare in maniera controllata i grandi vendor.
Il maggior benefico che può venire da I4.0 è il potenziamento dell’uomo visto da un lato come cliente soddisfatto grazie all’utilizzo di un prodotto intelligente, dall’altro come lavoratore qualificato, più produttivo e capace di creare valore in fabbrica, grazie alla collaborazione con robot e sistemi intelligenti, evidenzia invece Stefano Mantegazza, Senior Vice president Retail and Manfacturing, NTT Data: “NTT lavora per una rivoluzione industriale che mette l’uomo al centro di prodotti e macchine intelligenti”, precisa, evidenziando come, soprattutto per le PMI che generalmente non si rivolgono direttamente ai clienti finali, sia fondamentale innestarsi in una value chain allargata, grazie a una flessibilità indiretta.
Sulla centralità di un ecosistema collaborativo che coinvolga la filiera delle aziende insiste Luca Manuelli, Presidente, Cluster Fabbrica Intelligente, a cui aderiscono quasi 200 imprese industriali di cui 140 PMI, sottolineando che le imprese devono essere supportate sia sulla filiera tradizionale sia su quella innovativa nello sviluppo di competenze e capacità digitali, con un ruolo centrale degli Hub previsti nel piano I4.0 per aiutare le imprese.
Stefania Gilli, IoT Country Manager, Vodafone, ricordando l’esperienza della sua azienda in progetti in diverse aree, soprattutto nella smart factory, in particolare nella digitalizzazione del building come nella digitalizzazione e integrazione della Supply chain, evidenzia il ruolo “dirompente” su tutta la filiera del life cycle dei prodotti. “Ci possono essere risultati importanti sia nella riduzione dei costi, facile da dimostrare quando si tratta di ridurre la bolletta energetica, sia nella capacità di generare nuovi ricavi sfruttando il lato più innovativo dell’IoT”, sottolinea. Un esempio emblematico è quello di una piccola azienda italiana che produce strumenti per la terapia dei tumori e ha utilizzato una soluzione semplice per misurare i consumi energetici. “Questa scelta ha innescato una logica di ‘servitizzazione’ che ha portato l’azienda, che vendeva meno di 10 macchinari l’anno a fornire, oltre 70 prodotti, in una logica pay for use, a ospedali e case di cura”, ricorda Gilli.
Tecnologie e percorsi, una differenza per dimensione
Nelle scelte di investimento evidenziate dall’Osservatorio Industria 4.0 nel breve prevale IIoT per tutte le dimensioni di impresa, mentre emergono alcune differenze nelle strategie a medio termine (3-5 anni): le grandi sembrano puntare molto su tecnologie avanzate come intelligenza artificiale e blockchain che restano agli ultimi posti per PMI, che scelgono soprattutto cloud e automazione, evidenziando uno stato ancora embrionale di approccio I4.0 (figura 2).
“Assistiamo a due fenomeni molto diversi fra grandi aziende e multinazionali italiane e PMI – conferma Mantegazza – Le prime seguono una logica di investimento di lungo periodo, con un piano chiaro sulla ricaduta, e attraversano l’azienda end to end, dal product design and developement alla produzione, alla estrazione delle informazioni che poi il prodotto restituirà”. In sintesi, si pensa fin dall’inizio al prodotto in logica IoT per estrarre informazioni e valore in una logica di continuo miglioramento. “La logica della PMI (talvolta seguita anche dalle multinazionali) è invece realizzata attraverso piloti che dovrebbero avere lo scopo di misurare esattamente cosa si vuole ottenere non solo testare una tecnologia. Ma spesso non è così”, avverte il VP NTT Data, che suggerisce anche maggior attenzione al tema della sicurezza molto sentito dalle imprese.
Un richiamo alla cyber security viene anche da Manuelli: “La convergenza fra IT e OT comporta rischi per gli asset e impone l’aumento di competenze nell’abito della sicurezza visto che il 70% degli incidenti deriva da comportamenti umani”.
In conclusione, nonostante alcune inevitabili difficoltà di percorso, Industria 4.0 sembra essere percepita dalle imprese italiane come una trasformazione che attraverserà ancora per anni la nostra industria, destinata a portare cambiamenti che oggi non siamo ancora in grado di immaginare.