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Internet of Things: l’innovazione è trainata dal business

L’Osservatorio Internet of Things 2020 della School of Management del Politecnico di Milano ha evidenziato un’evoluzione del mondo IoT caratterizzata da due elementi: la capacità di valorizzare i dati e l’evoluzione dei modelli business in logica di servizio. Tuttavia, risulta ancora difficile la creazione di business case convincenti per oggetti smart connessi che giustifichino gli investimenti.

Pubblicato il 19 Mag 2020

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L’Osservatorio Internet of Things 2020 del Politecnico di Milano registra le principali novità nel mondo IoT ed evidenzia due tendenze.
La prima riguarda i dati raccolti in tempo reale, di cui i sistemi IoT sono collettori, che cominciano ad essere utilizzati per strategie di valorizzazione: per ottimizzare dei processi, per realizzare prodotti migliori grazie ai feedback dal prodotto connesso, per la vendita dei dati a soggetti terzi, per promozioni.
La seconda tendenza che emerge è la servitizzazione, che mette il servizio offerto prima dell’oggetto e fa emergere modelli di revenue sharing, abilitati da IoT.

Cresce la percezione del valore dei dati

L’attenzione per i dati si è evoluta anche da parte dei cittadini e dei consumatori: il 57%, attribuisce un valore importante o fondamentale ai dati che si traduce spesso in preoccupazione per la privacy, raddoppiata negli ultimi cinque superando nel 2019 il 50%.: “Molte aziende pongono al centro delle strategie di comunicazione l’attenzione alla privacy tanto quanto l’offerta di funzionalità smart. Qui si giocherà la partita dei benefici”, commenta Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things.

foto di giulio salvadori
Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things

Il tema della protezione dei dati personali è un aspetto chiave nella filiera IoT anche a causa del regolamento europeo GDPR, che impone la privacy by design. Lo ricorda, nel corso della tavola rotonda virtuale che si è tenuta durante il Convegno di presentazione dei dati, Enrico Tardocchi, di Strategy & Innovation Manager, Europ Assistance Italia, che opera come società di assistenza, caring company del Gruppo Generali con il compito di prendersi cura dei clienti in tutte le circostanze, sia nel quotidiano sia nell’emergenza: “Nel momento in cui siamo tutti connessi, sta esplodendo la necessità di proteggerci dalle attività di fishing e altre minacce legate al corona virus”, spiega evidenziando il servizio di protezione delle identità dei clienti e dalle frodi (“digitale sicuro”) che lavora nel deep web, fornendo assistenza tramite centrale telematica. Il programma di prevenzione del furto di identità dei clienti dei business partner (come ad esempio Istituti Bancari, Società Finanziarie, operatori del Turismo, Costruttori e Concessionari di auto e moto, Telco, GDO, Utilities) li aiuta ad aumentare la frequenza di contatto, condizione essenziale per aumentare i dati, elemento centrale nella filiera IoT.

Enrico Tardocchi, di Strategy & Innovation Manager, Europ Assistance Italia

I dati sono uno strumento per migliorare i servizi, nel campo protezione, prevenzione e assistenza (salute, casa, famiglia e mobilità), che rappresentano il core business di Europ Assistance.
I dati di origine IoT sono fondamentali anche per alimentare la piattaforma di intelligenza artificiale che Targa Telematics offre, in particolare, a operatori di car sharing pubblico in grandi comuni come Roma, Genova e Palermo e alcuni comuni della cintura torinese. “Queste esperienze ci hanno insegnato che i modelli di AI, opportunamente alimentati dai dati di provenienza IoT, rendono i servizi di car sharing economicamente sostenibili”, sottolinea Alberto Falcione, Vice President Sales, Targa Telematics, commentando la Ricerca.

foto Alberto Falcione
Alberto Falcione, Vice President Sales, Targa Telematics

I dati si rivelano fondamentali anche per gestire la crescente complessità della mobilità aziendale: “Oggi la complessità che il fleet manager deve gestire è superiore al passato – spiega Falcione – Deve infatti scegliere quali prodotti di mobilità utilizzare e come combinarli: la classica auto abbinata al driver, il corporate car sharing per gruppi utenti, più forme di mobilità integrare, suggerire il car pooling, convertire parte flotta in elettrico”. Si tratta di problemi complessi che con l’ausilio di Machine Learning e AI possono essere risolti in modo sempre più accurato e migliorare grazie ai dati raccolti.

Fonte: Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano

Sempre più servitizzazione

Il mondo della gestione autoveicoli, in particolare la gestione di smart car e delle flotte, è una delle aree dove opera anche Vodafone sempre più orientata ad offrire servizi sfruttando anche le opportunità offerte dalle piattaforme IoT: “Nel 2019 abbiamo assistito, da parte dei clienti business, alla richiesta di spostamento da connettività a piattaforme servizi – sostiene Stefania Gilli, Country Manager IoT, Vodafone Business Italia – I clienti demandano a Vodafone la scelta della piattaforma migliore per lo specifico use case per aiutarli mettere in campo soluzioni end-to-end in ottica da solution integrator”.
In alcuni casi viene utilizzata una formula di revenue sharing: pay per use o pay per performance.

foto Stefania Gilli
Stefania Gilli, Country Manager IoT, Vodafone Business Italia

In campo manifatturiero Vodafone è testimone di uno spostamento dalla connettività legata agli smart product verso l’industrial IoT e progetti per la revisione della supply chain: “La logistica che interpretiamo in modo esteso, come funzione interna alle aziende o come segmento verticale di logistica e transportation, in questi giorni è sotto stress”, sottolinea Gilli che prevede un’ulteriore accelerazione nel breve periodo dei progetti di digitalizzazione in quest’area.

Fonte: Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano

Inevitabile concepire la tecnologia in termini di servitization anche per Alessandro Turco, Sales Director Small Business e Consumer di Sicuritalia, che si occupa di vigilanza privata, centrali operative, interventi con guardie giurate, logistica mondo cyber e facility e sanificazione degli ambienti, tutti attività molto sollecitate in questo periodo: “Il comune denominatore di tutte queste attività è farle diventare un servizio, grazie alla tecnologia, con il supporto di una divisione di system integration e a quello trasversale di unità dedicate a consulenza, installazione, manutenzione”, spiega Turco.
In occasione dell’attuale emergenza i clienti chiedono nuove tecnologie da mettere in campo istantaneamente come nel caso del controllo della temperatura per grandi superfici vendita, mentre le amministrazione cominciano a pensare al dopo e chiedono combinazioni di tecnologie e servizi per monitorare i flussi di movimento ad esempio nelle, strade di grade comunicazione.

Alessandro Turco, Sales Director Small Business e Consumer di Sicuritalia

Difficoltà nella creazione di Business case?

Come azienda di consulenza e system integration, Connect Reply ha una buona visibilità su cosa si muove sul mercato aziendale e su quali siano le criticità.
Uno dei nodi resta, secondo Daniele Vitali, Partner di Connect Reply, trasformare i prodotti in oggetti connessi andando a trasformare il loro modello di business: “La difficoltà di creare un business case è naturale in assenza di modelli consolidati e storie di grandi successi – spiega – Capire cosa vuol dire costruire una nuova tipologia di servizio che introduca in alcune aziende processi nuovi (come quelli di logistica all’interno di un’assicurazione che ha sempre venduto oggetti immateriali) pone sfide difficili”. Le difficoltà non sono solo organizzative e di processo, ma soprattutto di definizione dei numeri per capire se le iniziative sono alla portata di organizzazioni spesso di livello locale.
Per aiutare le aziende in questo compito Reply ha costruito un pacchetto di consulenza, IoT business suitcase, una valigia che aiuta le aziende, indipendentemente dalla loro complessità e dimensione aziendale, a costruire casi d’uso di valore, per un business case associato a soluzioni connesse. “La ‘valigia’ è un oggetto fisico che concentra le buone pratiche degli ultimi anni, le esperienze con i nostri designer e consulenti per creare soluzioni innovative”, spiega Vitali. Si è verificato che l’utilizzo del pacchetto (un progetto da circa due mesi) ha consentito di costruire un business case più accurato, basato su dati reali, spesso scoprendo che si stanno sopravvalutando alcuni aspetti di investimento e sottovalutando spesso altre implicazioni, di tipo organizzativo e di processo.

foto Daniele Vitali
Daniele Vitali, Partner di Connect Reply

In conclusione, il mercato IoT è ancora in fase evolutiva ma si evidenzia, come sottolinea Salvadori, che anche se il mercato IoT è ancora trainato dagli obblighi normativi (smart meter), l’innovazione è trainata non dalla normativa ma dal business.

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