Intelligenza artificiale in Italia: per l’85% è fondamentale per il business, ma spesso i progetti vengono bloccati o scartati. È quanto emerge da uno studio Qlik su 4.200 professionisti. A oggi in Italia il 94% delle organizzazioni dichiara di avere una certa familiarità con le funzionalità dell’intelligenza artificiale, mostrando consapevolezza nell’utilizzo di applicazioni o strumenti di AI. Secondo l’85% l’AI deve essere considerata non più come mera opzione, bensì come una priorità strategica per il business che può portare all’incremento dei profitti e al raggiungimento di obiettivi a lungo termine.
Nonostante ciò, sono pochi i progetti di AI superano la fase di pianificazione per arrivare al completamento o all’implementazione, e molti vengono scartati. Il 20% delle aziende globali ha tra i 50 e oltre 100 progetti di intelligenza artificiale in fase di definizione o pianificazione. Il 20% poi ha avviato fino a 50 progetti in fase di pianificazione o si è spinto oltre, per poi doverli interrompere o annullare completamente.
Gli ostacoli dal PoC all’implementazione: mancanza di competenze, governance dei dati e finanziamenti
Diversi i fattori che rallentano o bloccano totalmente i progetti. In Italia, il 26% delle aziende ha dichiarato di aver avviato progetti poi interrotti, riportando come cause principali problemi di governance dei dati, mancanza di risorse qualificate e vincoli di budget.
Secondo il sondaggio di Qlik, il 25% delle aziende ha identificato nella governance dei dati uno dei principali ostacoli legati ai progetti di AI, che riguarda non solo l’efficienza operativa, ma anche la conformità normativa, la sicurezza e la capacità di sfruttare appieno il valore dei dati.
A livello globale, il 65% dei responsabili delle decisioni in materia di AI ritiene che il proprio paese possa essere leader in materia di AI nei prossimi cinque anni, ma per farlo il 75% ritiene necessario un maggiore impegno da parte del governo per fornire finanziamenti e programmi di formazione sull’AI. Su quest’ultimo frangente, Qlik segnala che solo il 57% percepisce che l’istruzione stia formando un numero sufficiente di talenti con competenze in AI, segnalando una carenza significativa di nuovi esperti.
La mancanza di fiducia e di competenze frenano l’adozione dell’AI
Un altro tema riguarda la mancanza di fiducia: oltre un terzo (37%) dei responsabili delle decisioni sull’intelligenza artificiale afferma che i propri senior manager non hanno fiducia nell’AI e il 42% ritiene che i dipendenti junior non si fidino della tecnologia. Un quinto (21%) ritiene che anche i propri clienti mostrino una mancanza di fiducia nei confronti dell’intelligenza artificiale.
In Italia, l’82% degli intervistati concorda sulla necessità di migliorare la formazione e il potenziamento delle competenze interne legate all’AI, sottolineando il bisogno di una forza lavoro preparata per sfruttare appieno il potenziale di questa tecnologia. La fiducia rimane una questione critica: il 48% rileva una mancanza di fiducia tra i dipendenti meno senior, e il 21% tra i clienti esterni.
“I leader aziendali conoscono il valore dell’intelligenza artificiale, ma devono affrontare una moltitudine di ostacoli che gli impediscono di passare dal proof of concept all’implementazione dell’AI. Il primo passo per creare una strategia è identificare un caso d’uso chiaro, con obiettivi e misure di successo definiti, e utilizzarlo per identificare le competenze, le risorse e i dati necessari per supportarlo su larga scala. In questo modo si può iniziare a creare fiducia e a ottenere il consenso del management per avere successo” ha dichiarato James Fisher, Chief Strategy Officer di Qlik.
I cinque trend chiave dell’AI per il 2025
Dal canto suo, Google Cloud ha identificato cinque trend chiave dell’AI per il 2025 con l’obiettivo di fare luce sulle applicazioni concrete dell’AI di cui le aziende italiane stanno già beneficiando, oltre a evidenziare il loro potenziale di generare trasformazioni ancora più profonde nel prossimo futuro.
L’ascesa dell’AI Multimodale
Si prevede che il mercato globale dell’AI multimodale raggiungerà il valore di 98,9 miliardi di dollari entro il 2037 e che il 40% delle soluzioni di AI generativa diventerà multimodale entro il 2027. Rispetto ai sistemi tradizionali di AI che si basano principalmente su input testuali, l’AI multimodale riproduce l’esperienza umana integrando diverse fonti di dati come immagini, audio, video e testo, il che migliora la comprensione del contesto e genera risultati più intuitivi e precisi.
Questa tecnologia risulta cruciale per settori come il manifatturiero, dove può analizzare i dati dei sensori provenienti dai reparti di produzione e prevedere guasti alle macchine ancor prima che si verifichino, riducendo i tempi di inattività e massimizzando la produttività. La possibilità di ottenere informazioni da fonti di dati che in precedenza non erano considerate migliora il processo decisionale.
Guadagnano terreno gli agenti AI
Si tratta di sistemi software alimentati dall’AI per perseguire obiettivi e completare attività per gli utenti, una sorta di assistenti digitali proattivi in grado di automatizzare compiti e aumentare la produttività lungo tutta la catena del valore.
Un recente sondaggio di Capgemini indica che l’82% delle organizzazioni prevede di integrarli entro i prossimi tre anni. La loro versatilità li rende ideali per casi d’uso sia interni che esterni. Ad esempio, nell’industria turistica italiana, gli agenti AI possono offrire supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, offrendo consigli personalizzati e risolvendo i problemi dei viaggiatori in modo efficiente.
Strumenti di ricerca alimentati dall’AI
Un altro mercato in crescita è quello della ricerca aziendale che, secondo le stime, raggiungerà i 12,9 miliardi di dollari entro il 2031, trainato dalla crescente adozione di soluzioni alimentate dall’AI.
Il modo in cui cerchiamo informazioni online sta subendo una trasformazione profonda, superando la tradizionale ricerca basata su parole chiave in direzione di un’esperienza più intuitiva e multisensoriale. Gli strumenti di ricerca alimentati dall’AI comprenderanno e risponderanno a immagini, audio, video e comandi conversazionali, fornendo risultati più ricchi e contestualizzati.
Un’opportunità significativa per le aziende italiane che puntano sulla comunicazione visiva, come quelle che operano nei settori della moda e del design.
AI per la Customer Experience
Sulla scorta della necessità di migliorare la soddisfazione del cliente, favorirne la fidelizzazione e, in ultima analisi, incrementare la crescita dei ricavi, l’intelligenza artificiale sta prendendo sempre più piede anche nelle strategie volte al miglioramento della customer experience con la possibilità di dare vita a interazioni più intuitive e iper-personalizzate.
I sistemi alimentati dall’AI possono analizzare enormi quantità di dati provenienti da diverse fonti, identificare potenziali problemi prima che diventino critici e implementare automaticamente le soluzioni più adatte. Ad esempio, possono inviare proattivamente informazioni utili ai clienti o indirizzare le richieste complesse agli operatori specializzati. Risolvendo le criticità prima che diventino serie, le aziende possono ridurre il tasso di abbandono e fidelizzare il cliente.
Più sicurezza e privacy con l’AI
In un panorama digitale sempre più complesso, le organizzazioni stanno utilizzando l’AI per consolidare le proprie difese, individuare le minacce e rispondere agli attacchi in modo più efficace. L’AI è in grado, infatti, di analizzare enormi quantità di dati per rilevare schemi e anomalie che potrebbero indicare una violazione della sicurezza, consentendo alle organizzazioni di intervenire tempestivamente sulle vulnerabilità e mitigare i rischi.
Dalle grandi imprese e dalle aziende di settori altamente regolamentati come quello bancario che affrontano attacchi mirati, fino alle PMI che possiedono risorse limitate per la cybersecurity, le tecnologie cloud e AI offrono accesso a soluzioni avanzate per la rilevazione e la protezione dalle minacce.