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Per le sfide globali si punta sullo Smart Agrifood: AI, IoT, blockchain

Cambiamento climatico e Covid-19, sicurezza alimentare e sostenibilità: è necessario trasformare i nostri sistemi alimentari e per farlo servono soluzioni basate sulle tecnologie innovative che trovano sempre più spazio nello Smart Agrifood.

Pubblicato il 27 Ott 2020

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La rivoluzione digitale del settore agrifood è solo all’inizio ma, grazie all’aumento della velocità di adozione di nuove tecnologie quali intelligenza artificiale, IoT e blockchain, si possono già osservare applicazioni sperimentali interessanti che riguardano tutte le fasi della filiera. Se già prima dell’emergenza sanitaria l’agrifood appariva propenso all’innovazione, oggi gli strumenti digitali al servizio degli agricoltori sono più che mai al centro del dibattito perché in grado di rendere il settore più resiliente e non solo alla crisi che non ci si aspettava, la pandemia, ma anche a quella a cui da anni andiamo incontro in modo evidente, quella ambientale.

In uno scenario dominato dall’incertezza emerge più che mai l’importanza dei dati e quindi di quelle tecnologie che permettono di raccoglierli, integrarli e analizzarli nel modo più rapido ed efficiente possibile. Con il passaggio dall’agricoltura di precisione all’agricoltura 4.0 si acquisiscono inoltre strumenti e soluzioni in grado di aiutare a prendere decisioni più consapevoli, un supporto di cui nell’attuale contesto si sente un crescente bisogno.

Tecnologie di tracciabilità per evitare crisi di fiducia

I mesi di lockdown hanno posto un forte accento su temi che sembravano appartenere al passato, come quello della sovranità alimentare, e hanno cambiato le priorità sia degli agricoltori che dei consumatori.

“È aumentata l’esigenza di conoscere l’origine del cibo e le imprese lo hanno recepito: la tracciabilità, già estremamente rilevante per le aziende, con il Covid-19 è diventata la priorità. Per evitare eventuali crisi di fiducia da parte del consumatore finale tutti gli strumenti di tracciabilità sono diventati quindi essenziali – spiega Chiara Corbo Coordinatrice e Ricercatrice dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e Università degli Studi di Brescia – Nell’attuale scenario la blockchain è una delle tecnologie su cui gli investimenti potrebbero aumentare e negli ultimi mesi abbiamo già visto moltiplicarsi i progetti applicativi e di sperimentazione di questa tecnologia proprio nel settore dell’agrifood. La blockchain è una tecnologia che va però applicata valutando ogni volta molto bene il contesto di filiera e che mostra le sue ampie potenzialità se combinata, ad esempio, con tecnologie che assicurano la veridicità dei dati”.

foto di chiara corbo
Chiara Corbo Coordinatrice e Ricercatrice dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e Università degli Studi di Brescia

Nello studio realizzato dall’Osservatorio Smart Agrifood sul 2019, ancora in fase pre-Covid-19, il mercato delle soluzioni innovative per la tracciabilità alimentare risulta già dominato da soluzioni che impiegano la blockchain (43%), aumentate nell’ultimo anno del 110%. Se quelle focalizzate sulla data analytics restano ferme al 34%, un bel passo in avanti (+63%) lo compiono le soluzioni basate sull’IoT (30%), terza tecnologia più utilizzata al fine di conoscere la “storia” di ciò che arriva nel piatto degli italiani. Ben il 37% delle soluzioni basate sulla blockchain utilizza tra l’altro anche l’IoT e, se andiamo a guardare queste ultime, pur essendocene alcune ancora basate su tecnologie già presenti da qualche anno sul mercato – come la NFC e la RFId – la maggior parte di esse (54%) prevede l’impiego di sensoristica per la tracciabilità alimentare. Sono ancora in fase sperimentale ma consentirebbero di migliorare il processo di data entry, ampliare il numero di dati raccolti e collegare meglio le varie fasi della filiera rendendo quindi la tracciabilità molto più efficace (figura 1).

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Figura 1 – L’offerta delle tecnologie innovative per la tracciabilità agroalimentare in Italia. Fonte: Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano

Prossimo obiettivo: l’interoperabilità

In futuro per tracciare al meglio i prodotti alimentari ma in generale per massimizzare l’impatto positivo delle nuove tecnologie nel settore occorre lavorare sulla loro integrazione. Ci sono tante soluzioni innovative, l’attuale sfida sta nel renderle interoperabili. Solo lavorando sulla connettività, realizzando macchine in grado di trasmettere e ricevere dati in maniera affidabile, sarà possibile sfruttare le potenzialità dell’Intelligenza artificiale e la grande mole di dati prodotti e, allo stesso tempo, anche ottimizzare la tracciabilità andando a creare, grazie alla blockchain, dei veri e propri digital twin, una volta garantita la continuità del legame tra dei prodotti agroalimentari fisici e virtuali.

Un uso combinato di soluzioni basate su AI, IoT e blockchain diventa il fattore facilitante anche per nuove azioni mirate a rendere più sostenibile dal punto di vista ambientale questo settore, un’esigenza che gli agricoltori avvertono come priorità ma che, a scanso di equivoci, è ben evidenziata negli SDG (Sustainable Development Goals) dell’ONU. Grazie a una ottimale interpretazione dei dati e a delle efficaci analisi predittive si può arrivare a ridurre gli sprechi e ottimizzare le risorse lungo l’intera filiera e se tutto ciò può richiedere competenze non sempre core, esiste ed è già stata esplorata l’opportunità di collaborazioni multi-stakeholder e di progetti di open innovation.

Intelligenza artificiale e sicurezza alimentare

L’apertura, le collaborazioni e il confronto, come anche l’utilizzo trasparente ed etico delle nuove tecnologie sono alla base dell’iniziativa avviato dalla Pontificia Accademia per la Vita in collaborazione con Microsoft, IBM e FAO. L’obiettivo di Calls for AI Ethics è quello di favorire uno sviluppo di forme di Intelligenza Artificiale inclusive e che promuovano modi sostenibili per raggiungere la sicurezza alimentare e nutrizionale. Può suonare come un incoraggiamento per chi in Italia sta sviluppando soluzioni basate su tale tecnologia, soluzioni che secondo l’Osservatorio Smart Agrifood sono in crescita e ad oggi rappresentano il 7% del totale.

Se l’AI può contribuire a raggiungere l’obiettivo di nutrire una popolazione globale stimata di quasi 10 miliardi di persone entro il 2050, la vera sfida è quella di farlo salvaguardando le risorse naturali e affrontando il cambiamento climatico e l’impatto del Covid-19.

“Trasformare i nostri sistemi alimentari richiede soluzioni innovative per garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione per tutti – ha dichiarato il Direttore Generale della FAO QU Dongyu- Questi strumenti possono prevedere i problemi e rispondere con risorse critiche che aiutano a prevenire future carestie e salvare vite umane”. Ciò che stiamo già vedendo in alcune parti del mondo è una intelligenza artificiale messa al servizio della sicurezza alimentare in svariati modi, ad esempio ottimizzando semina e raccolto per aumentare la produttività e migliorare le condizioni di lavoro. Oppure supportando gli agricoltori in una migliore gestione e pianificazione delle risorse, per un più efficace utilizzo.

Tre sono le principali aree di utilizzo dell’AI nell’agrifood – la robotica agricola, il monitoraggio del suolo e delle colture e l’analisi predittiva– e la FAO per dare il buon esempio ha già avviato due progetti: il portale WaPOR che monitora e informa sulla produttività dell’acqua agricola in Africa e nel Medio Oriente, e l’ASIS (Sistema di Indice di Stress Agricolo), un indicatore per il monitoraggio rapido e precoce, tramite tecnologia satellitare, di tutte le aree agricole con un’alta probabilità di stress idrico e siccità.

Si tratta di soluzioni “open” e consultabili online, e qui c’è una sfida nella sfida, quella di colmare il divario digitale. Nel mondo ci sono da “collegare” 6 miliardi di persone oggi senza banda larga, 4 miliardi senza internet, 2 miliardi senza telefoni cellulari. In Italia ci sono nuove competenze e nuove figure professionali da inserire nel settore perché la loro mancanza – sempre secondo i dati dell’Osservatorio Smart Agrifood – rappresenta un freno all’innovazione, molto di più dell’incognita sul rientro degli investimenti.

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