Trend Tecnologici

Tra blockchain e big data, la Digital Energy avanza a due velocità

Nel medio e lungo periodo sarà la blockchain a trasformare il mondo energy, a partire dalle smart city, ma in attesa che questa tecnologia prenda piede oggi si possono vedere progetti pilota in stato avanzato con i big data e la loro valorizzazione al centro.

Pubblicato il 08 Dic 2020

Tecnologie di riferimento

In un settore come quello dell’energia che sta cambiando così tanto da non poter essere più considerato a sé stante ma in continua interconnessione con altri, quali ad esempio la mobilità, a trainare il processo di innovazione in atto sono due le spinte tecnologiche, quella dei big data & analytics, nel breve termine, e quella della blockchain, sul medio e lungo periodo.

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Per immaginare ciò che prenderà forma con la loro continua e diffusa implementazione è necessario volgere lo sguardo verso le smart city perché, come spiega Lucrezia Sgambaro, Business Analyst dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, “le smart city possono essere considerate un pezzo di futuro. Comprendono tutte le applicazioni più avanzate delle nuove tecnologie e hanno un’alta concentrazione di servizi. Se guardiamo ai progetti che oggi alcune città anche italiane stanno implementando, riusciamo a capire come il mondo potrà essere tra 10 o 20 anni”.

Digital Energy, ancora in attesa della svolta

Preso atto che la prima vera smart city la si vedrà tra una decina di anni, sfogliando il Digital Energy Report realizzato dall’Energy & Strategy Group si possono già scorgere alcuni possibili scenari futuri, quelli in cui le nuove tecnologie impattano fortemente sulla quotidianità dei cittadini, non solo economicamente ma anche socialmente. Il primo aspetto che salta all’occhio da questo studio presentato a inizio 2019 è che le tecnologie digitali sono ancora ben poco presenti in quei progetti che dovrebbero essere innovativi per definizione.

Solo il 5% dei 353 analizzati sul territorio italiano le sfrutta appieno, nel 74% dei casi sono totalmente assenti e nel restante 21% dei progetti sono solo abilitanti. “Passato circa un anno la situazione oggi non è migliorata, non c’è ancora stata la svolta che ci aspettavamo” afferma Sgambaro spiegando che “tuttora manca un approccio olistico, una piattaforma integrata in grado di fornire al cittadino una serie di servizi legati all’energia e non solo. Permane una grande frammentazione dell’offerta che impedisce al settore di accelerare nell’innovazione”. “Frammentazione” è la parola adatta anche per descrivere sia la situazione normativa – ancora non esiste un provvedimento per l’energia nelle smart city simile all’Industry 4.0 che dia una spinta alla digital transformation – sia quella amministrativa, data la mancanza di cabine di regia efficaci che gestiscano la transizione verso nuovi modi di usufruire, produrre e consumare energia con la collaborazione tra pubblico e privato.

Il Covid-19 come possibile “abilitatore”

A frenare l’innovazione nel settore Energy, soprattutto nei progetti legati ai big data, c’è anche il problema della privacy “di cui il GDPR è la pietra miliare, anche se c’è ancora parecchia diffidenza – spiega Sgambaro – il Covid potrebbe far evolvere la situazione. Nel pieno dell’emergenza sanitaria, infatti, ci si è resi conto di quanto il digitale può essere utile se non essenziale. Abbiamo visto cambiare atteggiamento sia cittadini che istituzioni, se il nuovo approccio persistesse potrebbe essere una buona spinta per la Digital Energy”.

Big data per stimolare comportamenti più consapevoli

Tra le mille diffidenze e le difficoltà nell’integrazione delle informazioni raccolte, i progetti di Digital Energy che sfruttano i big data sono quelli più avanti a livello di implementazione. Negli smart building, ad esempio, la parte di analytics permetterebbe secondo quanto descritto nel report, di ottenere una riduzione del 30% del consumo elettrico domestico. Oltre a dare la possibilità di regolare da remoto riscaldamento, ventilazione, illuminazione e condizionamento, i sensori smart raccolgono i dati e li trasmettono ad una centrale hub in cloud che, elaborandoli, consente ai residenti di monitorare i consumi e adottare comportamenti più consapevoli. L’incentivazione di abitudini sostenibili basata sui big data può avvenire anche attraverso piattaforme dati appositamente create con questo scopo che tramite app segnalano all’utente quante emissioni di CO2 ha evitato con un certo tipo di comportamento.

Sempre grazie a un intelligente utilizzo dei big data si può arrivare ad ottimizzare la previsione della produzione di energia da fonti rinnovabili che spesso danno un contributo incostante non permettendo al sistema di operare alla massima efficienza. Combinando uno storico di dati sulle diverse fonti con altre informazioni, ad esempio meteorologiche, si è in grado di prevedere l’andamento della produzione di energia rinnovabile e quindi di bilanciarla adeguatamente.

Blockchain per disintermediare il mercato dell’energia verde

La spinta innovatrice della blockchain nel settore della Digital Energy fa più fatica ad attecchire non solo per la diffidenza che molti ancora riservano a questa tecnologia e per la conseguente mancanza di investimenti. “La sua naturale applicazione è quella delle energy community che, ad oggi, sono ancora in fase di sperimentazione – spiega Sgambaro – siamo in attesa che l’Italia recepisca la normativa europea sulle energy community, cosa prevista nel prossimo anno. Potrebbe essere un punto di svolta. Dal 2021 in avanti potremmo vedere un cambio di passo nella diffusione di questa tecnologia nel mondo energy”. Quando ciò avverrà, si apriranno nuovi scenari che oggi suonano quasi utopistici e allo stesso tempo augurabili dato il risparmio energetico e le comodità che comporterebbero.

Tra gli esempi più immediati c’è quello del billing dell’energia: si potrebbero utilizzare degli smart contract per effettuare il pagamento e ottimizzare la fatturazione rendendola istantanea e automatizzata e garantendo all’utente la trasparenza sui consumi.

Nel segmento della smart mobility l’applicazione della blockchain può permettere il superamento della mancanza di interoperabilità tra reti di ricarica facendo sì che ogni veicolo elettrico possa ricaricarsi in tutte le colonnine esistenti grazie agli smart contract che diventano il protocollo di comunicazione standard tra gestori e utenti e anche tra gestori stessi. Questo aumenta la rete di colonnine disponibili che diventerebbe ancora più ampia dando la possibilità anche ai singoli – sempre grazie alla blockchain – di rendere disponibile la propria colonnina di ricarica elettrica in un sistema P2P, senza alcun intermediario.

Criptovalute e smart contract possono intanto diventare un importante strumento per incentivare la produzione di energia rinnovabile, per prima cosa iniziando a pagare in bitcoin l’energia pulita in modo che chi la produce benefici della massima trasparenza sul vantaggio economico percepito. Si può applicare inoltre la blockchain alla compravendita di certificati verdi legati alla produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Ad oggi c’è un ente centrale che la gestisce ma se ne potrebbe fare a meno e automatizzare il processo rendendolo istantaneo e trasparente. In un crescendo di complessità ma anche di benefici lato utente, si incontrano progetti con la blockchain applicata al settore Energia che prevedono la creazione di microgrid per scambi P2P abilitati da smart contract, ad esempio, come anche l’aggregazione di impianti o microgrid in virtual power plants. In italiano sono definite centrali elettriche virtuali, sono composte da unità di generazione, accumulo e consumo decentralizzate nella rete elettrica tra cui anche impianti a biogas, centrali eoliche, impianti fotovoltaici, impianti di cogenerazione o centrali idroelettriche. Questo aggregarsi in unità funzionali di dimensioni maggiori per i produttori di rinnovabili significa finalmente affermarsi nei mercati dell’energia non più solo in linea teorica.

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