Efficienza e riduzione dei costi, ma anche trasparenza e lotta alla corruzione: sono alcuni degli effetti positivi che può portare la trasformazione digitale della PA dove un’accelerazione della relazione con partner privati può aiutare a superare le difficoltà. Questi e altri temi sono stati al centro del convegno La trasformazione digitale del Paese. Come creare valore attraverso una nuova e fattiva partnership pubblico-privato, in occasione del Forum PA 2019, che ha visto un ricco dibattito con la partecipazione persone della PA e rappresentanti dei partner privati, da cui di seguito cercheremo di estrarre alcune linee fondamentali.
La PA può guidare l’innovazione?
Molti casi anche a livello internazionale concorrono a confutare il pregiudizio che sia soprattutto il privato a guidare l’innovazione, come sottolinea Luca Gastaldi, Direttore Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano in apertura del convegno, ricordando il ruolo centrale che può svolgere la PA per l’innovazione del Paese. “Può disporre di piattaforme fondamentali come l’ANPR e di un’enorme massa di dati e informazioni, detiene il contatto diretto con i cittadini, ha la possibilità, grazie alla sua massa critica e all’assenza di competizione, scatenare processi di switch-off per spegnere la componente analogica a favore di quella digitale, come è accaduto con la fatturazione elettronica”, spiega. Seguendo questo ragionamento, il punto non è tanto la potenzialità di innovazione della PA, ma come accelerarne l’azione. Quattro sono gli ingredienti proposti: il miglioramento della governance, le competenze, migliorare il procurement, la capacità di usare le risorse disponibili. La buona notizia è che sono disponibili da parte dell’EU, per l’attuazione dell’Agenda digitale, 11,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, la cattiva notizia è che ne è stata utilizzata solo una piccola parte, probabilmente per la mancanza di competenze finanziarie e di programmazione (figura 1).
Piano per lo sviluppo delle competenze digitali
Serve dunque un piano per lo sviluppo delle competenze, un piano al quale anche i privati possono concorrere.
La grande scommessa sono proprio le competenze per Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia, il cui impegno si gioca sia sulla creazione di competenze specialistiche, indispensabili per l’innovazione delle imprese e delle amministrazioni, sia fra i cittadini.:“40-45mila ragazzi vengono formati da Cisco in collaborazione con le scuole e trovano lavoro” dice, ma non basta: “Vanno alzate le competenze anche nella popolazione. Per questo Cisco sta definendo accordi anche con le amministrazioni locali per attività di formazione sul territorio”.
Indispensabile la formazione per aggiornare le persone della PA secondo Fabrizio Padua, Senior Regional Director South Emea di SAS che sostiene: “Serve un cambio di mentalità e puntare non tanto alla sicurezza non del posto di lavoro quanto delle competenze”.
Migliorare la governanace con una nuova partnership pubblico-privato
Aumentare il coordinamento nel governo della trasformazione digitale resistendo però alla tentazione di semplificare troppo la governance e garantendo una guida politica forte, monitorare in modo strutturato l’attuazione e favorire il coordinamento tra centro e territori, suggerisce ancora Gastaldi (figura 3).
È un fatto ormai noto che fioriscono esperienze innovative di eccellenza che spesso restano confinate a settori o aree territoriali specifiche.
Sebastiano Callari, Assessore alla funzione pubblica, semplificazione e sistemi informativi – Regione Friuli Venezia Giulia e coordinatore della Commissione Agenda digitale della Conferenza delle Regioni, indica la via seguita dalle Regioni che, a suo parere, hanno capito meglio del governo centrale il modo per evitare la frammentazione e hanno creato una commissione per trovare risposte comuni e condividere le esperienze.
Anche Barbara Poggiali, Managing Director – Divisione Cyber Security – Leonardo, pur ricordando esperienze avanzate di collaborazione con diverse amministrazioni nel campo della sicurezza, evidenzia che restano singole iniziative non legate fra loro per mancanza di sistematizzazione e suggerisce di introdurre il concetto di sicurezza nella supply chain, da applicare sia alla PA sia alle aziende private. In questo contesto gli attori privati offrono soluzioni che aiutano ad abilitare il coordinamento; la sicurezza rappresenta dunque un ambito importante dove sviluppare partnership pubblico-privato.
L’impiego di infrastrutture come il cloud nelle sue diverse accezioni è un passo in avanti per aumentare il coordinamento e facilitare l’interscambio. Ammodernare i data center, basati su tecnologie gestibili via software e aprire l’infrastruttura al multi cloud, è la premessa per fornire servizi indipendentemente da dove si trovano i dati, come suggerisce Raffaele Gigantino, Country Manager – VMware Italy.
Mentre Giorgio Migliarina, Vodafone Business Italy Director, ritiene che i privati possano fornire valore mettendo a disposizione le proprie infrastruttura e tool per creare qualcosa di nuovo.
Padua riconosce alla PA di aver fatto passi in avanti nel riconoscere la centralità del dato e sottolinea la disponibilità da parte della sua azienda di una piattaforma capace di gestire l’intera filiera del dato.
Migliorare il procurement pubblico. Verso una gara a “guida autonoma”?
Se è relativamente facile identificare cosa le aziende di tecnologia posso offrire per produrre valore è più complesso capire come farlo. “Il come è legato al tema del procurement – sostiene Migliarina – Gli attuali meccanismi vanno bene quando si sa esattamente cosa comprare, ma chi fa innovazione non sa molto bene quale sarà il risultato finale”. Il suggerimento è “raffinare” il modo in cui si definisce la partnership pubblico-privato in un framework formale, quale il procurement, per dare più flessibilità.
Un risultato che potrebbe andare incontro anche all’esigenza espressa da Massimo Moggi, Presidente e CEO – Westpole, che vede nella capacità di “promuovere esperienze di innovazione e ingaggiare e dare spazio ad aziende innovative”, uno strumento per accelerare l’innovazione della PA.
C’è anche chi ammette, come Santoni, il miglioramento velocità della pubblicazione delle gare Consip, anche se poi nota: “Non c’è sintonia fra la velocità della tecnologia e la volontà di innovare nella PA”. Cristiano Cannarsa, Amministratore Delegato – Consip, sostiene che la vera sfida non è tanto pubblicare più gare quanto aggiudicarle: “Nel 2018 sono stati aggiudicati 248 lotti a fronte di una media di 140 negli anni precedenti – precisa – Il problema è che spesso le PA non riescono a portare avanti i progetti usando questi contratti perché manca la capacità progettuale”. È il caso dei quattro lotti SPC cloud, particolarmente efficaci per realizzare partnership pubblico-privato: se le PA non riescono a fare progetti, neppure le aziende riescono, a loro volta, a stimolarle con proposte innovative.
Nonostante un contesto non sempre favorevole, Cannarsa ricorda che con “tenacia e caparbietà” sono state realizzare significative innovazioni come la dichiarazione dei redditi precompilata realizzata, in 9 mesi in Sogei, con la collaborazione di Consip e varie aziende, la fatturazione elettronica, la dogana digitale…
La lentezza di espletamento delle gare è anche la conseguenza della prevalenza del diritto amministrativo su quello tecnico. “In Europa la verifica tecnica precede quella economica e quella amministrativa”, spiega. In Italia l’ordine è inverso, con il risultato di effettuare l’analisi amministrativa anche su tutte le offerte, che finiscono per arrivare ultime. Uno sforzo inutile e l’apertura del contenzioso ancora prima di cominciare: “Sogno una gara digitale dove la commissione venga sostituita da un sistema basato su machine learning. Se è possibile per l’auto, perché non anche una gara senza conducente?”, conclude Cannarsa.
“Trasparenza, efficacia, economicità e lotta alla corruzione passano dalla digitalizzazione”, sottolinea da parte sua Angelo Buscema, Presidente – Corte dei Conti.